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Siccità, scenari drammatici per l’agricoltura laziale: ‘Ancora pochi giorni e se non pioverà sarà la fine…’

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“Ancora pochi giorni e, se non pioverà, migliaia di aziende agricole di tutta la regione perderanno i raccolti. Il sistema agricolo regionale rischia il tracollo”. David Granieri, presidente della Coldiretti del Lazio, si fa interprete dei timori degli imprenditori agricoli che avvertono ormai imminente il rischio di perdere i raccolti per la progressiva diminuzione delle risorse idriche e per effetto delle temperature di gran lunga superiori alle medie stagionali. “Nella nostra regione – aggiunge Aldo Mattia, direttore della Coldiretti del Lazio – l’emergenza si articola su più livelli, presentando criticità tra di loro diverse. Le falde risultano in costante abbassamento nell’agro romano e nel comprensorio dei Castelli. Nella Tuscia tra pochi giorni, se non piove, i nostri soci dovranno irrigare persino uliveti e vigneti per salvare piante e raccolti con aggravi di spesa sulla bolletta energetica che incideranno pesantemente sui costi di produzione e sui bilanci aziendali. A Latina, dove si concentra il grosso della produzione regionale di ortaggi, gli agricoltori sono disperati perché l’acqua per irrigare ormai manca del tutto, gli invasi sono a secco, le falde prosciugate e tra pochi giorni, se non addirittura ore, migliaia di aziende saranno costrette, nella più assoluta impotenza, a veder bruciati dalla siccità ettari di campagne coltivati ad angurie, carote, meloni, melanzane, pomodori senza poter fare alcun tentativo per salvare almeno in parte il reddito programmato e con la perdita degli investimenti sostenuti per le semine”. La siccità ha già causato danni ingenti, compromettendo la qualità dei prodotti raccolti. “Le conseguenze economiche saranno pesantissime anche per gli allevatori che hanno perso, o stanno perdendo, mais e foraggi seminati per mettere in deposito il fieno necessario ad alimentare il bestiame durante i mesi invernali. Saranno costretti a comprarlo sul mercato con spese aggiuntive che finiranno per erodere i già esigui margini di reddito degli allevatori laziali” conclude Granieri.