Cultura

Velletri – ‘De profundis’ in via San Crispino: il Teatro di Terra è morto, lunga vita al teatro!

teatro di terra

 

di Maria Lanciotti

Pomeriggio inoltrato di prima estate in via San Crispino a Velletri, aria di funerale nei pressi del Teatro di Terra. Tutti avvisati: lunedì 3 luglio conferenza stampa e raduno per l’ultimo addio a una delle realtà più vive e stabili di un territorio traballante. Fra i convenuti anche numerosi esponenti dell’amministrazione comunale, portatori di solidarietà e di ricette salvavita a morte avvenuta. Fra i primi a giungere sul luogo della commemorazione il consigliere Stefano Pennacchi e Daniele Ognibene, presidente del Consiglio comunale e già assessore alla Cultura, che gentilmente ci hanno rilasciato – ancora prima di entrare nello spazio scenico – una loro partecipata dichiarazione. 

Pennacchi: “Ci troviamo di fronte a una perdita non solo culturale. Le istituzioni di Velletri, dopo diversi appelli da parte del Teatro di Terra, non sono state capaci di ricevere tale istanza, o almeno solo in parte. Abbiamo perso un’occasione. Oggi l’obiettivo è mantenere unita l’attività teatrale e trovare casa a questa comunità”.

Ognibene: “Io credo che dovremo fare qualcosa. Non solo l’Amministrazione ma la cittadinanza tutta. Da oggi in poi dobbiamo capire con Onorato come continuare con la sua idea che non è solo una questione di spazio. Concretamente sarò in prima fila perché questo avvenga, certo non con la mia sola volontà. Se siamo qui è evidente che vogliamo trovare una soluzione. Dobbiamo guardare a quello che vogliamo fare domani. Mi sento corresponsabile, bisogna mettere attenzione e cioè economia”.

Accomodarsi, inizia il convivio. Teatro strapieno e silenzio palpabile. Al tavolo della resa dei conti Luigi Onorato, Carla Petrella, Lorenzo Canarutto e più tardi arriva anche Sabina Barzilai. La parola a Onorato, mente cuore e grandi braccia al servizio dell’arte teatrale nel suo complesso, dalla recitazione alla regia al tecnico e uomo di fatica. Il quale cerca spunti per il futuro indagando passato e presente. Un’argomentazione esaustiva di cui coglieremo passaggi essenziali: “Noi siamo P.S. un’Associazione di promozione sociale. – O.Na.P.S. Associazione senza fini di lucro, ndr, – che mira al lavoro dei professionisti del settore e si regge al 50% sul volontariato. Questo comporta continuità. Abbiamo aperto le porte a tutti, a disposizione di tutti. La città lo merita. Noi stavamo in giro – Genzano, Marino – dal 1994. Velletri gode di un certo rispetto, il sangue non è acqua. Noi siamo molto grati alla città di Velletri che ci ha permesso di svolgere questo lavoro, poi tutto torna specialmente in questo campo. Vorremmo che tutto questo continuasse a prescindere dal Teatro di Terra, noi non siamo più in grado di reggere l’affitto. Abbiamo scritto lettere all’allora assessore Usai, al Sindaco Servadio chiedendo un aiuto per andare avanti. Mai avuto risposte. Noi siamo disposti a collaborare con tutti, non abbiamo problemi di concorrenza. La caratteristica di questo teatro potrebbe far sopravvivere tante realtà”. E cita a chiusura le parole di sant’Agostino al funerale della madre, che non vorrebbe arrivare a dover pronunciare: ‘Signore, non ti chiedo perché me l’hai tolta, ma ti ringrazio perché me l’hai data’.

Il giovane Lorenzo Canarutto, sceneggiatore drammaturgo e regista di eccelsa qualità: “Facevo teatro per strada e ricevo l’invito di Luigi ad avere un tetto. E si arriva a ragionare insieme sulle prospettive di ‘cosa campare’ in questa vasca di squali veramente stretta. Ho avuto buone occasioni ma ho scelto di rimanere qui, e lavorare anche gratuitamente finché abbiamo potuto. Qui è cambiata l’identità del mio laboratorio. Ognuno che l’ha frequentato ha avuto il modo di esprimersi. Io voglio i fatti a questo punto. Luigi mi ha anche offerto di prendere in gestione il Teatro di Terra. Ho fatto marketing: imprenditorialmente c’è stata domanda ma non ci sono state risposte. Vado in Thailandia per trovare l’interesse a tornare. Abbandono il percorso amministrativo, che distrae, per un percorso artistico”.

Carla Petrella, una vita dedicata al teatro come attrice, regista, curatrice di laboratori per persone di tutte le età e condizioni. Intervento breve e bruciante, spezzato dalla commozione: “Di questo teatro si è detto di tutto: fatiscente, umido, sedili scomodi, ci fa freddo. Io adoro questo posto per una serie di motivi: qui si respira. Sono felice e grata a Luigi e Sabina che mi hanno accolto. La vita continua, non cambio mestiere, mi farò un teatrino a casa ma qui, che forse diventerà un garage, un’officina, non ci passerò più davanti”.

Sabina Barzilai, attrice scrittrice e organizzatrice, di una vitalità impressionante: “Siamo qui dal 1995, un manipolo di eroici e furiosi. Poi ci siamo autoselezionati prediligendo lavori sul territorio anche di Roma. Qui abbiamo fatto bellissime cose, un sacco di gente è venuta qui, il teatro un veicolo di conoscenza. Questa non è una sconfitta nostra, semmai della città di Velletri. La parentesi al teatro Artemisio (con la Compagnia Artemista della Barzilai, ndr) che poteva offrire prospettive poi s’è chiusa. Difficile trovare un teatro dove si lavora, si costruisce. Questa esperienza a Velletri trova altri sbocchi, negli ultimi anni abbiamo cominciato a guardarci intorno. Al Comune di Marino si sta aprendo qualcosa d’interessante. La nostra esperienza continuerà. I veri sconfitti non siamo noi ma la città che non ha più questa linfa vitale. Lo spazio è una collaborazione che deve dare l’Amministrazione perché l’attività vada avanti. E comunque ora abbiamo una casa dove portare tutta questa roba, che non è poco”.

Chiamata a intervenire Maria Caterina Duranti, attrice radicata sul territorio, che ricorda quando nel 1994 Veltroni s’impegnò per la ristrutturazione dei teatri – e fu la spinta per aprire il Teatro di Terra – e poi furono discorsi dimenticati: “Questo teatro è la terra su cui poggiano i nostri piedi, ma penso che tutto ha un tempo. È stato un trampolino di lancio ma ci sarà una rinascita perché s’è trovato il fondo. Qui è nato qualcosa di virtuoso, non di virtuale”. Forte la presenza di Gisella Caravà, notissima pittrice veliterna che ha la sua bottega a fianco al Teatro di Terra e ne fa parte integrante in quella via san Crispino che conserva intatta un’epoca trascorsa. Poche parole e tanto sconforto e rabbia per l’ennesima offesa alla città, privata di un bene comune ma – come dicono i politici esternando la loro scala/scaletta dei valori – immateriale: “Ma quando si sveglia sto Comune? Il Corso è tutto chiuso, ci mettessero tutte botteghe”.

Seguono alcune domande – prevedibili pertinenti – da parte dei rappresentanti della stampa, avanzamento d’ipotesi di soluzione. Risposte concise e consone, precisazione di Onorato: “Noi non chiediamo nulla. Chi vivrà vedrà. Non è una conferenza rivendicativa”.

Poi sul palco sfilano i politici – e sono tanti, evitiamo di fare nomi per non rischiare di dimenticarne qualcuno, tutti molto colpiti e dispiaciuti, e nostalgici di quell’età in cui da allievi hanno calcato il pavimento di terra – e dicono la loro, e fanno proposte interessanti, soluzioni lampo che sfrigolano all’improvviso, e forse ci credono pure, ma la gente, specialmente i giovani, prende a uscire e il teatro comincia a svuotarsi. Fra le proposte avanzate forse Villa Bernabei a titolo provvisorio, ma ha un vincolo, forse alla chiesa vicino alla ‘Casermaccia’ ma forse non è adatta, oppure se il Comune pagasse l’affitto, oppure se acquistasse il locale, oppure pensare un altro spazio similare… Onorati: “Se ne può discutere. Noi a settembre dobbiamo ricominciare”. E in altro momento aggiunge: “Il mondo cambia. Ci sarà un locale per tutte le Associazioni gestito da professionisti. Saranno costretti, perché avranno i giovani come Lorenzo Canarutto che spingeranno”.

È arrivata la pizza: il Teatro di Terra è morto, lunga vita al teatro!

Velletri – Dopo 22 anni cala (definitivamente) il sipario sul ‘Teatro di Terra’

Più informazioni