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Velletri – Nel ricordo di Don Antonio la cronaca del viaggio a Como di 8 parrocchiani della Madonna del Rosario sulla tomba dell’amato parroco

don antonio

Da quando nel 2014 è venuto a mancare il suo ultimo parroco don Antonio Carughi la comunità ecclesiale della Madonna del Rosario, pur avvertendo il profondo vuoto dovuto alla scomparsa di chi con polso energico l’aveva guidata e modellata per tanto tempo, ha deciso di reagire ed ha intrapreso un faticoso cammino di crescita spirituale rendendosi protagonista della propria sopravvivenza come parrocchia. La partecipazione dei fedeli permette di scandire tale percorso con iniziative o tappe particolarmente significative, in grado di rafforzare la coesione all’ interno, salvaguardare l’ identità pastorale in attesa di un nuovo parroco ed al tempo stesso preservare l’eredità del compianto don Carughi, che si è prodigato con i residenti durante un arco temporale di ben trenta anni.

Finora dei nuovi progetti in cantiere quelli realizzati, che proseguono grazie all’ impegno e alla dedizione di chiunque intenda dare il suo contributo e la sua presenza, sono la prima domenica del mese dedicata all’accoglienza e la preghiera collettiva ogni settimana il mercoledì pomeriggio. Nonostante il caldo infernale, inoltre, si sta portando avanti l’allestimento di una biblioteca pubblica, che richiederà un lavoro enorme visto il numero dei volumi in dotazione, ma ripagherà gli sforzi divenendo culla di tante iniziative aggreganti. Recentissimo infine, perché conclusosi da pochi giorni, è il viaggio a Como per onorare la memoria di don Carughi, che originario di quei luoghi aveva scelto di tornare là per il suo ultimo riposo, per essere seppellito nella tomba di famiglia.

Non è stato facile aderire al progetto della gita e gli ostacoli non sono mancati, ma finalmente il 10 luglio siamo partiti: un manipolo di fedelissimi, solo otto persone- Silvio, Silvana, Fabiana, Nada, Romano, Giorgio, Sara e Roxana- che si sentivano particolarmente legate da una condivisione di intenti e che, anche a nome di tanti altri che non avevano potuto aggiungersi al gruppo, intendevano ringraziare don Antonio, portandogli personalmente un saluto e dedicandogli una preghiera.

Che dire di questo viaggio? Lo definiremmo perfetto, se avessimo potuto prescindere da quel velo impalpabile di malinconia e di rimpianto derivante dalle sue motivazioni, che ogni tanto riaffiorava e filtrava la nostra visione e percezione delle cose attorno. Se non perfetto, il viaggio è stato comunque estremamente godibile e sono risultate azzeccate da un punto di vista turistico la scelta della meta e delle date, viste le condizioni meteorologiche e il clima gradevole incontrati a nord invece della calura asfissiante che ci eravamo lasciati alle spalle, delle interessantissime visite culturali nel centro storico della città e naturalistiche nei parchi.

Mentre con l’andatura lenta del battello percorrevamo il lago, che sembrava enorme, era come se davanti ai nostri occhi si alternassero delle cartoline particolarmente suggestive. Como vista dal lago è davvero splendida, con le ville monumentali che si affacciano quasi a pelo dell’acqua con il loro attracco privato oppure emergono qua e là dal verde lussureggiante della collina; non è molto estesa e l’abbiamo percepita nella sua dimensione composita di terra-acqua-monti come città dello slow living, cioè di una vita più lenta è più a misura d’uomo, che ci restituiva sensazioni, sapori e un equilibrio interiore quasi dimenticati.

In conclusione: appena arrivati avevamo voluto iniziare il nostro giro turistico con la visita al Cimitero Maggiore di Como in via della Regina Teodolinda, dove la tomba di marmo scuro del nostro vecchio parroco guarda al di là del muro, verso la collina ammantata di verde che sovrasta la città. Ci siamo stretti tutti là davanti, piccolo gruppo di moderni ed irrequieti pellegrini, quasi a chiedere più o meno consciamente una ennesima benedizione dopo le tante da lui ricevute non soltanto per quei giorni di svago, ma soprattutto per le difficoltà che ci avrebbero atteso al ritorno. Perché non è facile continuare a sentirsi orfani e ad operare come parrocchia senza avere una guida stabile come una volta, a causa della generalizzata carenza delle vocazioni, perché non è facile impegnarsi per la coesione e la solidarietà sul piano spirituale e sociale vivendo in una zona rurale, dove le grandi distanze e la dispersione abitativa amplificano le difficoltà spicciole della vita quotidiana e dove la nostra piccola chiesa è divenuta l’avamposto di una terra di missione. Don Antonio Carughi conosce bene tutto questo dopo averlo patito sulla propria pelle e ci comprende ora senza più limiti sul piano umano, lui che dopo aver abbandonato la bellezza dei luoghi natii come abbiamo constatato, percorrendo le imperscrutabili vie della Provvidenza è giunto e si è fermato a Velletri, in questo nostro angolo di mondo, per farci soprattutto del bene impegnandosi con tutto se stesso.

Partendo da Como lo abbiamo salutato e gli abbiamo fatto un promessa: << Arrivederci don Antonio hai lasciato un segno incancellabile nella nostra mente e nel nostro cuore, perciò è sicuro: torneremo ancora a trovarti!”.

Silvana Sica

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