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Spunti di psicologia – LE DEVASTANTI CONSEGUENZE PSICOLOGICHE DI UNO STUPRO

stupri

PER SAPERNE DI PIU’

Dott.ssa Rosj Guido

Studio: Albano Laziale, via Rossini, 14

Studio: Roma-Infernetto, via Umberto Giordano, 70

Tel. 340.9332030

 

a cura della 

dott.ssa Rosj Guido

Quale ferita profonda lascia un’aggressione in una donna? Quando la cronaca ci informa su un vissuto di violenza efferata, il dolore che si prova è enorme e la vicinanza emotiva alla vittima si veste di solidarietà e comprensione, di rabbia e voglia di giustizia. Lo stupro non è solo una violenza ma un ledere profondamente l’anima della persona che lo subisce i cui confini non esistono più perché distrutti da una ferocia che non ha senso e le cui cicatrici resteranno indelebili nella memoria della donna. Difficile immaginare quegli attimi la cui testimonianza può rappresentare solo in parte il dolore che la vittima ha provato. Il dolore di una donna la cui Anima è stata lesa, ferita, la cui intimità è stata violata lascia segni le cui conseguenze sono devastanti. Una grave e distruttiva invasione personale che rappresenta un vero e proprio trauma, una ferita, un danno, una lacerazione. Gli effetti devastanti di questa lacerazione non sono quantificabili, non risparmiano nessuno e spesso compromettono l’esistenza.

L’esperienza è talmente devastante da disorientare la vittima che è chiamata a cercare un nuovo equilibrio, il suo IO perde la capacità di adattarsi all’ambiente, la crisi rappresenta una rottura insopportabile emotivamente. Il quadro clinico che si viene a creare spesso si inserisce in un Disturbo Post Traumatico da Stress soprattutto quando la vittima è stata esposta ad una oggettiva ed estrema minaccia. Ciò che si scatena emotivamente si confonde con la realtà che si dipinge di sentimenti legati alla paura, all’impotenza, alla mancanza di fiducia nel prossimo, vissuti di angoscia, depressione, difficoltà a mantenere le relazioni interpersonali fino a esperire istinti suicidari. Emergono pensieri intrusivi che richiamano la violenza subita, paure e fobie legate al trauma. Non è raro che le vittime vivano un senso di colpa devastante che può determinare comportamenti autolesionistici come strategia compensatoria per colmare, soffocare le intense sensazioni di paura, smarrimento, dolore. La disperazione che invade il cuore della vittima è enorme e rappresenta quella parte del sé che è stata frantumata, che è morta.

La presa in carico di una persona con un vissuto emotivo così significativo è un lavoro terapeutico di grande complessità. Le fasi che prevedono l’elaborazione dello stesso sono molteplici e portano il soggetto a sperimentare parti di se diverse, crescenti sentimenti di ansia generalizzata ed espressa in forma libera, forti oscillazioni del tono dell’umore, disturbi del sonno (insonnia, incubi notturni), problemi sessuali, difficoltà a concentrarsi e a gestire adeguatamente il quotidiano. Non esiste un protocollo universale a livello clinico-terapeutico. L’intervento per la risoluzione di problematiche emotive così devastanti, è legato a diverse variabili. Incide infatti significativamente la storia personale e la vulnerabilità della vittima, la sua età e struttura psicologica; importantissimo il supporto familiare e sociale e l’adeguatezza dell’intervento e delle cure ricevute sin dal primo momento.

La terapia deve necessariamente essere personalizzata e compensare-arrestare qualunque peggioramento futuro, prevenire i disturbi psichici e psicosomatici, oltre che fisici, sia a breve, sia a lungo termine (Hampton, 1995; Hendriks-Matthews, 1993). Il fine ultime dell’intervento deve essere la risoluzione del trauma. Queste sono solo alcune riflessioni che ho elaborato in seguito ad uno degli ultimi eventi di cronaca che hanno colpito profondamente l’opinione pubblica negli ultimi giorni e che costringono tutti a riflettere sulle conseguenze di atti cosi violenti nonchè, ci si augura sull’attivazione di interventi preventivi a tutela della salute fisica e psicologica di chiunque.

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Spunti di psicologia con la dott.ssa Rosj Guido: ‘Da 15 anni svolgo la professione di psicoterapeuta’. Riceve ad Albano e a Roma

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