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Spunti di psicologia – I leoni da tastiera e quei loro sfoghi virtuali che li rendono schiavi della tecnologia e violentano chi li riceve

leone da tastiera

 

Dott.ssa Rosj Guido

Studio: Albano Laziale, via Rossini, 14

Studio: Roma-Infernetto, via Umberto Giordano, 70

Tel. 340.9332030

La differenza tra la tecnologia e la schiavitù è che gli schiavi sono pienamente consapevoli del fatto di non essere liberi.
(Nassim Nicholas Taleb)

La dott.ssa Rosj Guido

a cura della 

dott.ssa Rosj Guido

La schiavitù dei nostri tempi non è così consapevole ma agisce subdolamente invadendo completamente la vita di ciascuno. Basti pensare ai nostri bambini che sin dalle scuole elementari (se non prima) esprimono il loro bisogno di auto-definizione attraverso il possesso dello status symbol di turno, che puntualmente i genitori provvedono ad acquistare.

Ho visto bambini con in mano smartphone  costosissimi o I-Pad di ultima generazione. Difficile non individuare un continuum nel contesto familiare, uno stile educativo che trasmette l’importanza del “possedere” , dell’essere a tutti i costi rintracciabile, connessi con una realtà virtuale che toglie sempre più spazio alle relazioni vis-à-vis. Si passa da ricordi infantili nei quali il miglior passatempo era giocare all’aria aperta, ad un insopportabile mondo robotizzato, nel quale ha senso verificare i “mi piace” ricevuti nel condividere una foto che puntualmente non rappresenta il proprio volto al naturale, quanto piuttosto un artefatto ritratto filtrato più volte con le più moderne tecnologie del foto-ritocco. Paradossalmente tutto perde in spontaneità, un bacio, una cena, l’incontro con gli amici, una gara sportiva…la vacanza dei tuoi sogni! La spontaneità e il vivere il “qui e ora” lascia spazio al selfie migliore, o alla frase più toccante che viene pubblicata. Si mandano messaggi virtuali piuttosto che parlare con le persone, ci si aggira nella vita altrui senza chiedere permesso e si propone la propria vita agli altri senza il timore o il dubbio che, molto probabilmente, non interessi a nessuno.

Poi all’improvviso grazie a qualcuno o a qualcosa, la percezione di una realtà artefatta, si fa sempre più chiara! Si comprende che qualcosa non va, si comprende quanto questo sistema stia incancrenendo la nostra vita. Improvvisamente emerge la triste consapevolezza di essere vittime di una forma di dipendenza che si snocciola nelle modalità più strane e che non risparmia nessuno. Chi più chi meno, adulti e bambini, ci si trova coinvolti in un sistema che, per l’appunto, ci rende schiavi e che toglie spazio alle vere relazioni, al guardarsi negli occhi, al dosare anche i soli cinque minuti a disposizione per parlare con una persona, in un misto di “ti parlo, e leggo le ultime dei miei amici virtuali, perché bisogna essere pronti a rispondere adeguatamente e soprattutto, velocemente!”.

 Cambia il modo di fare esperienza, cambiano i valori, si arriva ad esprimere opinioni  con modalità che non ci appartengono. È questo il caso dei “Leoni da tastiera” ad esempio,  persone che spesso si presentano sotto mentite spoglie con Avatar che non danno alcuna indicazione su chi è la persona che scrive.

Questa apparente protezione mette queste persone nella possibilità di esprimere quello che credono e anche ciò di cui non sono realmente convinti, in modo spesso aggressivo ed arrogante attraverso espressioni  tranchant che spesso non danno spazio a repliche. Si configurano cosi parallelamente due soggetti: colui che  si scaglia con veemenza e “coraggio epico” sulla vittima di turno che, poverina, ha l’unico grande problema di aver espresso un parere o una considerazione su un qualsiasi tipo di argomento. D’altro canto la capacità di tali soggetti, assolutamente auto referenziati ed in grado di portare avanti polemiche sterili, non è altro che quello di scaricare sull’utente medio, il contenitore di frustrazione che gli si accumula dentro.

Una frustrazione talmente profonda da non trovare altro sfogo se non quello virtuale, in modo completamente anonimo per la maggior parte delle volte, e senza tener conto assolutamente del vissuto di chi subisce tale violenza. Perché proprio di violenza si parla, una forma di maltrattamento che spesso porta al ritiro. 

Perché è più facile sfogarsi nascondendosi dietro ad uno schermo piuttosto che dire le cose in faccia alla gente e anche quando chi scrive non è coperto da anonimato, tende come un vero e proprio leone, a divorare la preda di turno, contestando quanto non condivide con modalità spesso assolutamente non condivisibili, perché cariche di aggressività, odio, cattiveria soprattutto arrivando a non criticare il pensiero espresso ma la persona che lo esprime nella sua intimità e profondità.

C’è gente che dimostra di aver pericolosamente scambiato la liberta di accesso alla rete con una liberta di offesa e di vigliaccheria. Questo il risultato dell’avanzare della tecnologia? Perdere di vista valori, rapporti umani, rispetto per le opinioni altrui, capacità di confronto?! Si rinforza il disvalore, l’arroganza, la furbizia.

In un contesto cosi strutturato i pericoli dell’emulazione sono imprevedibili creando un clima di competizione distruttiva che non tiene assolutamente conto della risonanza emotiva che si scatena. Si pensi al cyber bullismo che invade prepotentemente la rete e rispetto al quale l’opinione pubblica è stata attenzionata.

PER SAPERNE DI PIU’

Dott.ssa Rosj Guido

Studio: Albano Laziale, via Rossini, 14

Studio: Roma-Infernetto, via Umberto Giordano, 70

Tel. 340.9332030

 

“La sola persona che non può essere aiutata è la persona che getta la colpa sugli altri” (C. Rogers)