CRONACA

Velletri – Omicidio Pennacchi, sentenza choc in Appello. Solo 16 anni e 8 mesi per chi ha ammazzato barbaramente Francesco

francesco pennacchi funerali

Una sentenza choc. ‘Benvenuti in Italia’ verrebbe da dire a commento della clamorosa sentenza che ha quasi dimezzato in Appello la pena inflitta a Lorenc Prifti, il fornaio albanese di 45 anni, che nel novembre del 2015 uccise con una coltellata Francesco Maria Penancchi, prima di fuggire nella notte veliterna, cercando di disfarsi dell’arma di un delitto che in primo grado, stante il rito abbreviato, portò alla condanna a 30 anni, con l’accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi.

Non siamo soliti accompagnare la cronaca coi nostri giudizi, tanto più osiamo sostituirci alla giustizia, ma quello andato in scena oggi nella Capitale appare a tutti gli effetti un colpo di scena. Indigna, e farà discutere, e non potrebbe essere altrimenti, la riduzione della pena a 16 anni e 8 mesi di reclusione, che ha letteralmente sconvolto parenti ed amici di Francesco, che sin dal giorno dell’assassinio vanno chiedendo una pena esemplare per chi ha spento, per sempre, il sorriso del giovane commercialista veliterno. 

La sentenza è stata emessa dalla prima Corte d’assise d’appello di Roma, i cui giudici, presieduti da Andrea Calabria con Giancarlo De Cataldo, hanno pressochè dimezzato la condanna a 30 anni pronunciata nel novembre 2016 dal Gup di Velletri a conclusione del processo col rito abbreviato. La riduzione è stata motivata con la concessione delle attenuanti generiche equivalenti all’aggravante dei futili motivi contestata dagli avvocati della difesa. Secondo l’accusa, Prifti, rientrando nella sua casa a tarda sera, sentì che nel vicino studio professionale il commercialista Francesco Maria Pennacchi stava parlando con due amici. Infastidito da quei rumori che non gli consentivano di riposare, il fornaio prese un coltello, lo nascose nei pantaloni e attese che il professionista uscisse dallo studio. Fu a quel punto che Prifti si scagliò contro Pennacchi, colpendolo con un coltello. Il commercialista morì poco dopo, dissanguato, mentre il fornaio, fu arrestato e confessò il delitto, per essere poi recluso nel Carcere di Velletri.  

“Oggi ha perso l’Intero Stato. Ha perso Ognuno Di Noi. Solo 16 anni e 8 mesi all’ albanese che ti ha tolto la Vita. E l ha tolta a tutti quelli che ti vogliono bene”: questo il commento scorato, a caldo, di Simone Carabella, che da mesi lotta al fianco della famiglia per chiedere una condanna esemplare a chi ha ammazzato Francesco, ponendo fine, al contempo, alla vita di una intera famiglia, dilaniata dal dolore di ritrovarsi a piangerlo dinanzi ad un loculo. Interdetti i legali della famiglia di Pennacchi, a partire dall’avvocato Giulia Bongiorno, che nei giorni scorsi (LEGGI QUIdichiarò quanto segue: “L’imputato del processo di cui è vittima il povero Francesco – ha ricordato la Bongiorno -, che è stato trafitto dal petto alle spalle, ha già avuto una pena di 30 anni che potrebbe essere ridotta. Dobbiamo essere garantisti con tutti fino a che non si stabilisce chi è responsabile – ha aggiunto con fermezza Giulia Bongiorno – ma una volta stabilita la responsabilità del reato basta con i riti abbreviati, con le generiche, con le riduzioni di pena”. 

“Le sentenze non si commentano, si rispettano”, si è soliti nel nostro Paese, ma la nostra testata (e chi ci legge lo sa) che non è solita commentare mai certe notizie, oggi, come quasi 2 anni fa, si stringe al fianco del dolore di chi ha amato Francesco Maria Pennacchi, esprimendo il proprio cordoglio per un epilogo (in attesa della Cassazione) che lascia l’amaro in bocca e porta a pensare che Francesco sia stato ammazzato due volte, allora ed oggi…!

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