Cultura

Frascati – Donna Rachele…la moglie di Benito Mussolini. Semplicemente ‘mia nonna’

convegno rachele mussolini

 di Rita Gatta

Un cognome certamente molto vincolante dal punto di vista storico, soprattutto nella nostra Italia duramente provata da un Ventennio e da una guerra mondiale con strascichi fratricidi, che hanno visto la nostra Nazione teatro di drammi e morte. Una donna, una moglie, una madre, una nonna… soprattutto una nonna, quella presentata da Edda Negri Mussolini il 18 maggio a Frascati nella splendida Sala Vanvitelli della Villa Tuscolana, relatori Giampiero Fontana e Piet Jan Schutzmann. Ricordi e testimonianze: il rischio poteva essere quello di una presa di posizione da parte delle persone presenti, o dei relatori in un senso o nell’altro.

Invece l’autrice del bel libro “Donna Rachele, mia nonna”, scritto in collaborazione con la giornalista Emma Moriconi – Minerva Edizioni, ha coinvolto il pubblico presente puntando sul rapporto affettivo generazionale, sulla commozione di un rapporto familiare provato dalla perdita di una giovane madre, la sua, Anna Maria, e di una stretta convivenza con la nonna. Tale, Donna Rachele è stata percepita da tutti i presenti, protagonista apparentemente invisibile di un periodo storico difficile che l’ha provata come madre che ha visto morire i suoi figli; come moglie, superficialmente in disparte durante il potere del marito, ma in realtà molto vicina e incisiva, pur se non sempre ascoltata; come suocera di un uomo fatto giustiziare da suo marito che non poteva salvarlo e che ha reso orfani i suoi nipoti e vedova sua figlia, scatenando una lotta feroce tra consanguinei; come italiana che ha visto crollare sogni e speranze dei suoi connazionali; come vedova alla quale è stato consegnato il corpo dell’uomo padre dei suoi figli, in una valigia… Non si entra nella politica, non si entra nella polemica, nelle ritorsioni e nei distinguo. La Storia non si cambia, non può essere cambiata e i drammi di tutti gli Italiani non sono, né possono essere minimizzati, né cancellati. Il libro della Buni, così la chiamava sua nonna, è storia, è un percorso nel quotidiano, che va oltre le documentazioni ufficiali, quelle scritte nei libri, nei documenti. È una storia che entra nell’umano, che riscopre le persone, uomini e donne, senza cercare cambiamenti, soltanto conoscenza.

L’autrice percorre con la nonna il proprio passato, l’accompagna nei ricordi, nelle immagini di famiglia conservate, ne ascolta la voce e interiorizza emozioni, dolorose memorie, mentalità contadina mai piegata all’essere stata per un periodo la moglie di un uomo che per un Ventennio ha avuto in mano le sorti dell’Italia. Eppure una donna che sapeva tenergli testa, che mai si è lasciata mettere in disparte, che ha scelto un suo ruolo solo apparentemente marginale e che, rimasta vedova non ha mai chiesto nulla, confermando la sua forte, reale personalità. Scriveva, dice Edda, quando aveva bisogno di denaro per sopravvivere, facendo quello che chiedeva al marito quando ancora non era Benito Mussolini, il duce. L’autrice apre al quotidiano, fa entrare il lettore nella sua infanzia – giovane orfana cresciuta dal padre Giuseppe Negri e dalle nonne – testimone di una vita, quella della sua famiglia: una vita che è storia. Apre porte all’ intimità più profonda dei rapporti familiari senza nulla togliere su quel che è accaduto in Italia, non giustifica, non ritratta responsabilità; la storia resta e s’aggiunge a ciò che questo libro offre ai lettori: in esso l’autrice restituisce a sua nonna un importante, intenso ruolo affettivo, ponendola al di sopra di eventi scritti in forma ufficiale e confermando che nel quotidiano si snoda in parallelo la storia.

 

*foto R. Consiglio

Più informazioni