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ESCLUSIVA – Roncigliano sta lì, come un cadavere da rianimare. Ma intanto c’è chi muore davvero: le testimonianze di chi ha partecipato all’Assemblea pubblica

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a cura di Maria Lanciotti

Roncigliano, nel comune di Albano Laziale. La guerra che non passa alla storia. Che non fa la conta delle vittime e dei danni. Che non contempla risarcimenti e onorificenze. Che affossa fatti e persone e copre e spiana tutto sotto i propri cingoli. La storia miserrima di squallidi interessi e infimi giochi di potere da seppellire insieme ai misfatti che continuamente la producono, come cellule mutanti in folle moltiplicazione.

Sabato 26 maggio in mattinata, ancora un raduno alla discarica di Roncigliano, di fronte alla collina che appare abbandonata, con i canneti che hanno scalzato gli oleandri rinsecchiti e custodisce la buca del settimo invaso che sta lì come un cadavere in giacenza e si vorrebbe rianimare e rimettere in funzione con una impresa alla Frankenstein. Divisi solo dalla strada, l’orrendo sito e le abitazioni con i terreni coltivati a vigneti e uliveti si fronteggiano spiandosi a vicenda, in una convivenza forzata e distruttiva che dura ormai da quarant’anni e non sembra possa mai terminare.

C’è qualcosa di commovente, di straziante, in questo ritrovarsi degli abitanti ogni volta come sopravvissuti che non cercano impossibili vie di fuga ma curano e proteggono il loro spazio, per quanto compromesso e sempre a rischio, tutto quello che hanno e per cui hanno lottato e lottano. Perché non abbandonano tutto e se vanno altrove, a ricominciare a vivere da qualche altra parte? Semplice, ce lo spiega uno dei residenti: “Qui ci stanno le case e i poderi che ci hanno lasciato i nostri padri, e ci stanno le case costruite negli anni ‘70/’80, quando si vendevano i terreni e tante famiglie s’insediarono qui, investendo tutto quello che avevano per una situazione abitativa da passare ai figli, allettati da tante promesse mai mantenute, tra cui la rete idrica e fognaria. Adesso qui è tutto deprezzato, ma anche fosse, dove andare? Come ti giri e ti volti è tutto un monnezzaro, e poi qui ci stanno tutti i nostri sudori”.

Ma con quale spirito ci si ritrova oggi al solito punto, sempre a ricominciare da capo un discorso logoro e mai superato?

Daniele, 31 anni: “Siamo qui per cambiare un po’ la cultura sulla gestione dei rifiuti. Non ci troviamo più negli anni Sessanta che finiva tutto nelle buche, crediamo nelle nuove tecnologie che permettono di salvaguardare l’ambiente e creare profitto anche dal punto di vista lavorativo”.

Nadia, 57 anni: “Diciamo no alla riapertura del VII invaso. Noi ci proviamo a impedirla. Si dovrebbe essere in tanti, e non solo gli abitanti del comprensorio, e far sentire la propria voce. Tutti siamo sotto attacco”.

Luciano, 72 anni: “Dieci giorni fa mia moglie è morta di tumore ai polmoni. A Trigoria, al Campus. Se n’è andata in tre mesi. Ho tanta rabbia. Non ho nessuna fiducia in queste istituzioni, chi sia sia, che ci prendono in giro da quarant’anni. Solo disperazione. Qui, in via Roncigliano, a fianco del settimo invaso, hanno smontato un altro tendone. Un altro vigneto che non c’è più. Il dubbio è che ci faranno ancora una serie di invasi. Pure per l’inceneritore non è detta l’ultima parola. I pezzi sono sempre ammucchiati qui”.

Sergio, 75 anni: “Un incubo senza fine. All’epoca sono scappato da Roma per trovare aria pulita e ho portato qui anche i miei figli. Dalla padella alla brace”.

Andrea, 46 anni: “Mi sento una persona presa in giro. Le istituzioni vengono e vanno e non risolvono il problema. Stiamo ripetendo la vecchia storia. I servizi, quelli promessi e necessari, quelli no, ma per altre cose la Regione si riattiva. Nulla da aggiungere”.

Elvira, 63 anni: “Sono incazzatissima. Pensavamo che la discarica sarebbe stata tombata dopo l’incendio e ci troviamo invece a sostenere le lotte che credevamo concluse. C’è anche la grossa preoccupazione per la nuova discarica a Colli del Sole ad Aprilia, c’è bisogno di più sostegno, di una partecipazione più sentita da parte di tutti”.

Presenti all’assemblea cittadini di Aprilia, Ardea centro, Albano, Velletri, ma nemmeno l’ombra di un qualsiasi rappresentante delle istituzioni né del Comune di Albano Laziale né del Comune di Ardea, che pure sanno e sapevano di questo nuovo spauracchio pendente sulle teste della cittadinanza e almeno un saltino lo potevano fare se non altro per sparare la solita melina.

L’assemblea si è svolta sotto il primo caldo sole di una stagione perniciosa e imprevedibile, attenzione massima da parte di tutti i partecipanti, certamente qualche scoramento ma anche una combattività da veterani che non lascia presagire l’abbandono di campo da parte di nessuno e costi quel che costi.

Gravissima la situazione sotto ogni angolazione, perversi gli effetti di quarant’anni di discarica con gli effetti devastanti risaputi, con la serie di inadempienze mai risolte né prima né dopo l’incendio, alle stelle le puzze e i veleni dell’ultimo invaso, comportamenti “non corretti” e irresponsabili dei vari “responsabili”, i Comuni interessati sempre assenti anzi scocciati, emissari di Cerroni sempre all’opera, la Regione Lazio insondabile, la ASL che “non sa”. E poi la Rida Ambiente e Pontina Ambiente, e poi AMA Spa e Roma Capitale, e poi Altissimi e la Tosini, e l’AIA, e Zingaretti e il commissariamento dietro l’angolo, e poi e poi… violazioni a gogò. Gravissima la situazione dell’acqua, con l’ordinanza di chiusura del pozzo e senza condutture, inaccettabile la situazione sotto l’aspetto sanitario: “Qui non passa una settimana che non ci sia un lutto su cui piangere”.

Dopo due ore di esposizione dettagliata e a tutti fruibile, pure ai ragazzini presenti all’assemblea, dopo un ripasso senza buchi e nodi di una vicenda aggrovigliata che di più non si può, si giunge unanimi alla sola conclusione possibile:

“Questa discarica è illegale. Non si può consentire anche per un solo giorno che questa discarica venga riaperta”. Punto e basta.

Appuntamento per domani, martedì 29 maggio, alla Regione Lazio, alle stanze dei bottoni, per la Conferenza dei servizi sul progetto della maxi discarica a Casalazzara presso Campoleone, presentato da Ecosicura Srl. E nessuno che si agiti in alcun modo e in alcun luogo di quelli preposti alla tutela del territorio e della salute pubblica, per la spaventosa ipotesi di questa nuova iattura. Possibile mai che da queste parti si debba morire sempre di cancro e raramente di vecchiaia? 

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locandina ass. Roncigliano 2018
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