POLITICA

Velletri – L’ultimatum di Casapound irrompe in vista del ballottaggio. I dilemmi di Righini e l’affievolirsi della connotazione civica della coalizione di Greci

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Da una parte c’è lui, Paolo Felci, che forte del brillante risultato elettorale del 10 giugno si trova in una posizione di relativa forza, certo di essersi già guadagnato il diritto di far parte del prossimo Consiglio comunale. Dall’altra parte coloro cui il “tesoretto” portato in dote dal leader di Casapound e dalle tre liste in suo sostegno fa particolarmente gola per compiere quell’ultimo passo verso la poltrona più ambita del Palazzo comunale. 

Giorni, mesi, anni di schermaglie, di accuse al vetriolo, di “o con noi o con loro” potrebbero però finire per essere spazzati via da accordi che non sono più così remoti.

PAOLO FELCI

Utile, in tal senso, le dichiarazioni diffuse proprio pochi minuti fa da Paolo Felci, ad 8 giorni dal voto: “In questo momento ci sono due candidati Sindaco” ha premesso proprio Felci, prendendola alla larga. “I nostri elettori – ha aggiunto – ci hanno votato per rappresentare la città. Dal momento che abbiamo ottenuto il 9.4%, non abbiamo avuto la possibilità di essere noi al ballottaggio. Le persone che ci hanno dato fiducia si aspettano che la nostra forza sia determinate per garantire il bene della nostra città. Per la ripartizione dei seggi si applica un metodo scientifico (D’Hondt), lo stesso che 5 anni fa non mi ha permesso di entrare in consiglio comunale per una manciata di voti. Oggi questa stessa legge in un apparentamento con una delle due coalizioni potrebbe permetterci di entrare in Comune in più rappresentanti, nel numero massimo di 3″.

Una lunga premessa, quella del leader del movimento tartarugato, che ha di fatto aperto la stura ad un possibile apparentamento.  “La verità – ha subito aggiunto Felci – è che entrambi gli schieramenti, uno per distanza ideologica e l’altro per paura di perdere i loro non vogliono accettare”. E qui si è svelato il primo nitido particolare, ormai nella bocca di tutti ormai da qualche giorno: la possibilità che coloro che tanto si sono “accapigliati” (metaforicamente parlando) possano sedere insieme nei banchi della maggioranza c’è, ed è concreta (almeno nelle speranze di chi potrà provare a tradurla in realtà).

Un apparentamento, quello tra la coalizione di Giorgio Greci e quella di Paolo Felci, darebbe nuova linfa a quella che era stata presentata a lungo come una vasta aggregazione civica ma che, nei fatti, si ritrova ad essere l’espressione della Lega e, soprattutto, di Fratelli d’Italia. E sta proprio in Fratelli d’Italia, e segnat

Giancarlo Righini, Paolo Felci e l’aula del Consiglio comunale veliterno

amente nel suo mentore, Giancarlo Righini, l’ostacolo ad un “matrimonio” che non è poi detto trovi il favore dell’elettorato, visto che sposterebbe ancora più sulle ali estreme una coalizione il cui baricentro è giù spostato piuttosto a destra. Una destra, peraltro, distante dai valori propugnati in questi anni dal movimento delle “tartarughe frecciate”, che si è speso in numerose iniziative sociali, prendendo le distanze da chi, a loro dire, non esprimeva al meglio i valori della destra sociale, alimentando, giorno dopo giorno, un sentimento di antipatia ed acredine reciproca.

Badate bene – si legge ancora in quanto comunicato da Paolo Felci – l’accordo permetterebbe ai nostri consiglieri di essere vigili all’interno del consiglio comunale ed avere dei posti in giunta…”. Quindi, in soldoni, un eventuale accordo formale e un eventuale vittoria della nuova coalizione venutasi a creare darebbe a Casapound anche una o più rappresentanze in Giunta (si parla anche di un possibile incarico di vicesindaco), una prospettiva che se per chi ha solo la vittoria in testa può apparire come un male necessario, si trasforma in un incubo per chi sogna l'”all-in”, ovvero la possibilità di vincere senza i voti di colui che in ogni modo si è provato a combattere. 

“Siamo certi – ha poi ribadito Felci – che molti hanno paura della nostra presenza, ma noi non cederemo, o sarà come da legge altrimenti non abbiamo nessuna intenzione di prenderci delle responsabilità. Sappiate che stiamo facendo tutto questo per garantire il massimo che corrisponde al grande risultato ottenuto, grazie ai consensi ricevuti e per questo non possiamo tradire i nostri elettori. La presenza dei nostri consiglieri è molto importante per il futuro di Velletri.
Gli accordi si debbono chiudere entro domani (domenica 17 giugno, ndr), le nostre richieste sono legittime e senza di queste non siamo disposti ad accettare. Questo – ha concluso Felci – è quanto dovevamo per correttezza a chi si chiede cosa faremo”.

La palla, prima di finire definitivamente sui piedi degli elettori, finirà ora dall’altra parte del campo, dove qualcuno sarà chiamato a fare una scelta finale: accettare le richieste di Paolo Felci, Casapound e le altre due liste a suo sostegno, apparentandosi con tutte e 3, ed aprendo di fatto le porte ad una possibile Giunta e ad una maggioranza che non sarà più tutta nelle mani di chi ha ideato l’intero progetto con livrea civica ma con propulsore “meloniano”, o, al contrario, tener fede al leit-motiv degli ultimi mesi quando speranzosi di altri numeri Greci e co. andavano ripetendo “o con noi subito o ognuno per se fino alla fine”, ritenendo il destino della vittoria scolpito nella pietra.

Non essere arrivati neppure al 30%, nonostante una campagna elettorale avviata oltre 2 anni prima, rendere doverose altre considerazioni, ed ulteriori dilemmi. Un grattacapo che sta togliendo il sonno a chi muove i fili della coalizione, e proprio Giancarlo Righini (e figure a lui vicinissime) si ritrova dinanzi ad una scelta non certo facile, tanto che in questi giorni si è rifugiato nel silenzio persino sui social, dove era stato molto attivo sino a poche ore dal voto del 10 giugno.  Un crocevia, quindi, per colui che proprio da Servadio venne sconfitto nel ballottaggio del 2008, tra abbassare la testa e accettare in coalizione colui che non gliele ha mai mandate a dire o provare a giocarsela da soli, col rischio di restare però con un pugno di mosche…

Scopriremo presto se il detto “Parigi val bene una Messa” possa essere presto traslato anche su scala veliterna. Dall’altra parte della barricata, intanto, si professa ottimismo ed Orlando Pocci e la sua coalizione, cui molti fanno l’occhiolino, osservano interessati, consapevoli dei 1400 voti di vantaggio del primo turno (si ripartirà comunque dallo 0 a 0) e dei favori di chi sembrerebbe più propenso a votare per lui che non per chi viene visto ogni giorno di più come l’espressione di un’aggregazione che dell’identità civica tanta sbandierata ha perso nel tempo gran parte dei suoi connotati…con buona pace di chi aveva sperato in ben altro epilogo!

Velletri – L’affondo di Paolo Felci: ‘Noi, contro i falsi e gli ipocriti! Noi, contro chi cura solo i suoi interessi! Noi, la vera politica dei fatti!’

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