Attualità

Genzano – Presentati i risultati della nona campagna di scavi alla Villa degli Antonini

import 2018
di Cristina Puppis
Volge al termine la nona campagna di scavo nel sito di Villa degli Antonini. Ieri i professori Deborah Chatr Aryamontri e Timothy Renner del Center for Heritage and Archaeological Studies (CHAS) dell’università americana Montclair State University (New Jersey) hanno presentato i risultati di questo lavoro condotto in collaborazione con il team di ricerca composto dagli archeologi italiani Carlo Albo, Alessandro Blanco e Carla Mattei sotto forma di cantiere scuola con gli studenti universitari americani e canadesi iscritti a corsi di laurea e post-laurea in discipline umanistiche-archeologiche.
Lavoro che ha visto impegnata la squadra per circa sei settimane e che ha permesso di progredire nell’analisi e comprensione del sito archeologico della “Villa degli Antonini”. In particolare quest’anno i lavori oltre che nella zona dell’anfiteatro si sono estesi e concentrati più a nord analizzando una zona che con alte probabilità si ritiene essere stata la villa residenziale imperiale.
“ Ringrazio gli archeologi della Montclair State University e la Soprintendenza che ci supporta – ha così aperto l’incontro il sindaco Daniele Lorenzon – perché il loro contributo ci consente di arricchire il nostro patrimonio e ci permette di proseguire questo progetto che ci accompagna dal 2010, progetto che non può e non deve fermarsi qui. Questo sito potrebbe essere un polo artistico, storico e culturale di prim’ordine, un importante valore aggiunto per il nostro territorio”.
Gli interventi della dott.ssa Giuseppina Ghini, già funzionario della Sopraintendenza per il territorio e del funzionario e archeologo della Sopraintendenza Simona Carosi hanno ribadito e sottolineato come la zona dei Castelli Romani, in particolare la zona di Genzano e Nemi sia ricca di presenze archeologiche, scelte fin dall’antichità come luogo di residenza. La Villa dell’imperatore Caligola, che si affacciava sulle sponde del lago di Nemi e a pochi km di distanza la villa degli Antonini per l’appunto vanno ad inserirsi in una rete di aree residenziali che nel tempo si è sviluppata in tempi più recenti con edifici come palazzo Sforza Cesarini, palazzo Chigi ad Ariccia, la villa di Domiziano diventata poi villa pontificia a Castelgandolfo. Un filo che collega l’antichità all’epoca moderna.

A riprova che il territorio di Nemi e Genzano sia archeologicamente e storicamente di

VILLA ANTONINI VISTA DALL’ALTO

estremo interesse Giuseppina Ghini ha voluto ricordare che nell’area ci sono appunto attualmente tre scavi importanti: presso il Tempio di Diana è in corso una campagna d’indagini condotta in collaborazione con l’Università di Perugia, sempre sulle rive del lago in collaborazione con più università europee si studia e indaga sulla Villa di Caligola e dal 2010 come noto la Montclair State University lavora per portare alla luce la Villa degli Antonini.

Il professor Timothy Renner ha condotto la platea in un viaggio nella storia antica, ed in particolare nel periodo che va dal 96 al 180 d.C. periodo dei così detti Imperatori adottivi, perchè la successione al trono era stabilita, per mezzo dell’adozione, da parte dell’imperatore in carica che sceglieva il suo successore. Ritenuta una delle età più floride e pacifiche della storia romana,l’età degli imperatori adottivi vede succedersi Nerva, Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio e infine Commodo figlio di Marco Aurelio, con il quale si reitroduce il principio dinastico.
“Credo molto nella valorizzazione del nostro patrimonio storico-archeologico e ambientale per il recupero e il rilancio della vocazione turistica di Genzano – ha aggiunto l’assessore allo Sviluppo locale, al Turismo e alla Cultura, Francesca Saitta –. Questa amministrazione prevede il rafforzamento del rapporto con l’Università di Montclair e con la Soprintendenza archeologica proprio per avviare nuove acquisizioni e gettare le basi per la realizzazione del parco archeologico di Genzano. Lo scorso anno abbiamo inaugurato una rivisitazione della mostra Symposium con l’esposizione dei beni del nostro territorio; ci farebbe piacere inserire anche i reperti di Villa degli Antonini per arricchire la mostra”.
La professoressa Deborah Chatr Aryamontri ha descritto con dovizia, entusiasmo e solarità il lavoro condotto con gli studenti e tutta l’equipe. La IX campagna di scavi ha posto attenzione non solo all’infiteatro, ma in particolar modo ha voluto indagare e “scavare” proprio nella zona ritenuta la zona residenziale della villa imperiale. Proprio in questa nuova area sono stati portati alla luce nuovi piani pavimentali ed un mosaico. A confermare e a corroborare la tesi che il sito sia proprio la residenza imperiale della dinastia antonina anche il ritrovamento di innumerevoli frammenti seppur piccoli di marmi pregiati bianchi e colorati e d’intonaci che fanno presumere il lusso della villa.
Nuove strutture murarie vanno a confermare sempre di più la presenza di un ambiente circolare con nicchie, che era stato in parte già individuato negli anni precedenti.
Gli scavi sono proseguiti anche nell’anfiteatro, che pur risultando essere tra i più piccoli del mondo romano, presenta delle complessità strutturali degli ambienti sotteranei da far presumere venissero utilizzati meccanismi complessi per gli effetti scenici per gli spettacoli dei gladiatori. Accanto all’anfiteatro, si ergevano le terme, di cui ancora sono apprezzabili gli imponenti ruderi, che comprendevano anche una piscina riscaldata.
Come ha raccontato la professoressa Deborah Chatr Aryamontri il campo estivo ha rappresentato un lavoro non solo di studio archeologico. Parallelamente infatti la dott.ssa Sophie Hudzik ha condotto un’indagine antropologica, intervistando gente locale per capire quale sia stato l’impatto sul territorio l’aver portato alla luce un così importante sito archeologico.
La professoressa Deborah Chatr Aryamontri ha voluto anche ricordare la realizzazione della recinzione per circoscrivere l’area, messa in atto lo scorso anno dall’amministrazione comunale, che ha permesso di mettere in sicurezza l’intero sito archeologico.
Il lavoro del team di ricerca non si risolve e conclude con il campo estivo; è un lavoro che comprende scavo, restauro, mappatura dello stato di conservazione dei ruderi, rilevazione del sito in 3D. Tutti i dati raccolti andranno a confluire nel database digitale su base GIS che il team di ricerca ha incominciato ad elaborare dallo scorso anno. Dati che saranno poi nel corso di tutto l’anno studiati, analizzati e interpretati e condivisi a distanza dal team americano e italiano. Nel frattempo la Montclair State University lavora anche alla realizzazione di un percorso digitale che sarà disponibile sul sito internet istituzionale dell’università.
L’obiettivo principe è che questo lavoro di ricerca in un futuro non troppo lontano possa divenire un progetto fruibile dal pubblico e possa divenire una zona archeologica museale visitabile.
Più informazioni