Cultura

‘Riflessioni semiserie di un padre ritroso’ al Teatro civico di Rocca di Papa

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 Non era facile intrattenere per più di un’ora e mezza i presenti: il palcoscenico giocoso, lo sfondo nero, tanti peluche e giocattoli colorati sparpagliati in giro e una radio che trasmette la canzone di Gianni Morandi “ Lo prendi papà?” Inizia così lo spettacolo scritto e interpretato da Patrizio De Paolis, nel Teatro Civico di Rocca di Papa lo scorso fine settimana.

Ispirato al libro Riflessioni semiserie di un padre ritroso di Danilo Catalani, in questo monologo l’attore si lascia andare a una serie di ragionamenti e considerazioni sulla paternità, analizzata dal punto di vista del genitore, uomo che solitamente sembra apparire svantaggiato rispetto al suo alter ego femminile. Infatti alla donna attribuisce la procreazione vissuta con leggerezza e disinvoltura, soprattutto con consapevole competenza al punto di fronteggiare, a volte, anche il bambino ch’è nel suo partner, inizialmente sprovveduto nel suo ruolo di padre. Dalle riflessioni emerge una storia che va a ritroso e che vede l’uomo, dapprima bambino, ragazzo, adolescente, adulto, marito, poi padre attraversare un lungo il processo di maturazione. Questa crescita pare a volte non avvenire (almeno dal punto di vista della donna); ed è nella gestione di un ménage quotidiano, soprattutto quando il frutto del ludico impegno procreativo si concretizza nella nascita di un pargolo, che il disorientamento nell’affrontarne la gestione pare farsi ancora più evidente. E’che la riflessione dal cervello al cuore poi prende altre vie, scherza il simpatico attore, ma poi spinge a riflettere sulla vera comunicazione che può esserci in una coppia, dialogo che a volte si lascia decantare tra sottintesi e un eccessivo o scarso uso di vocaboli, a seconda dei punti di vista… e i pensieri prendono forma, ma non arrivano all’altro: anche questo sarà un lungo processo di crescita e rodaggio.

E’ con la nascita di un figlio che tutto cambia, anche se apparentemente sembra non sia così: matura l’uomo passato indenne attraverso la gravidanza della moglie, superando ostacoli come quelli di un ginecologo che puntigliosamente viene consultato per ogni piccolo problema e si sa, ogni incertezza ne tira un’altra come le ciliegie. Un pargolo tra le braccia pone interrogativi di gestione per i quali non esistono istruzioni per l’uso e naturalmente è la donna che prende in mano la situazione, conclude il povero marito disorientato tra pappe e pannolini. Ma…basta un sorriso, uno sguardo che s’incrocia improvviso e… Non si sa se lui sarà per sempre tuo ma una cosa è certa: da quel momento tu sarai per sempre suo. E lui sarà tutto. Da zero a tutto in un sorriso. Un sorriso più devastante di un colpo di fulmine. Un sorriso e sei per sempre perdutamente innamorato di quell’affarino. Che ora è diventato tuo figlio. E tu sei diventato papà… Ed ecco che emergono affinità e confronti, la vita scorre in una simbiosi che sarà per sempre forte legame tra padre e figlio… e lo sarà per sempre, in un epilogo che lascia noi spettatori in preda un’emozione ricca di ricordi e sentimenti ripescati chissà come direttamente dalla nostra infanzia.

Rita Gatta

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