Sono complessivamente 254.614 le alunne e gli alunni delle scuole italiane di ogni ordine e grado con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), pari al 2,9% del totale della popolazione studentesca dell’anno scolastico 2016-2017. Il disturbo mediamente più diffuso è la dislessia (42,5% delle certificazioni), anche se più disturbi possono coesistere in una stessa persona. Seguono le certificazioni per la disortografia (20,8%), quelle per la discalculia (19,3%) e quelle per la disgrafia (17,4%). Dal 2010-2011 al 2016-2017 si osserva, infine, una notevole crescita delle certificazioni di DSA dovuta all’introduzione della legge 170 del 2010 grazie alla quale la scuola ha assunto un ruolo di maggiore responsabilità nei confronti delle alunne e degli alunni con questi disturbi, con più formazione per il corpo docente e una sempre maggiore individuazione dei casi sospetti. (Dati MIUR).
Alla luce di questi dati appare fondamentale conoscere a fondo tali disturbi in modo da favorire e incoraggiare il successo scolastico e formativo degli alunni. La scuola deve mirare quindi a raggiungere una didattica inclusiva, che non miri a differenziare ma ad accogliere. Con il termine inclusione si fa riferimento ad un processo attraverso il quale il sistema e il contesto si modificano in base alle esigenze, alle diversità, al tipo di relazione con cui entrano in contatto. È una modalità di relazione che denota un maggior tipo di apertura e di condivisione. È far sentire qualcuno davvero parte del contesto, vuol dire tenere in considerazione i bisogni dell’altro come se fossero i nostri.