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Regione Lazio, emergenza rifiuti: assolti Cerroni e i suoi torna lo spauracchio discariche e inceneritori. I ‘No-Inc’ ancora in campo

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di Maria Lanciotti

Regione Lazio, emergenza rifiuti. Assolti Manlio Cerroni e tutti i suoi uomini. Si ripresenta lo spauracchio di discariche e inceneritori, riscende in campo il Coordinamento No Inc.

E siamo da capo a dodici. Una mescolata, una sfregata ai dadi e tutto si rilancia su un tappeto variopinto alzando la posta. E Manlio Cerroni e i suoi uomini – sette in totale, senza rifare l’elenco – condannati nel 2014 per reati importanti legati alla monnezza e tutti assolti il 5 novembre scorso, tornano a piè libero e con tante belle idee e progetti per la testa, maturati nel corso di un processo che in oltre 4 anni ha registrato una ottantina di udienze.

Onde per cui si riallaccia la cintura e ci si prepara al nuovo assalto.

L’assemblea pubblica di mercoledì 28 novembre ad Albano

Mercoledì 28 novembre 2018, assemblea pubblica in Sala Giunta del Comune di Albano Laziale organizzata dal Coordinamento No Inc, per rifarsi insieme due conti. In sintesi. Dopo una tale conclusione a sorpresa – prescrizione per alcuni capi d’imputazione e assoluzione per tutti gli imputati, accusati con responsabilità diverse ma tutti nell’ambito del delinquere nel traffico dei rifiuti e pure in frode processuale – la domanda è sempre la stessa: chi e che cosa si decide sul destino dei rifiuti?

Perché qui si riparla di inceneritori, un’idea mai abbandonata dal buon Cerroni e tutta la sua corte, suffragata per giunta dall’avvento del Salvini proiettato all’indietro e trascinante oratore di dura lega. Un’idea decrepita e balorda presentata “come il meglio che si possa fare”, ovvero si ricomincia tutto daccapo.

Perché tutto quello di comprovata nocività che sembra fermo, potrebbe rimettersi in moto vanificando anni e anni di battaglie vinte e perdute in una guerra di logoramento il cui esito fra alti e bassi è ancora tutto da vedersi, almeno finché ci sarà un pugno di gente a opporsi fattivamente all’aggressione criminale di ambiente e salute in territori già altamente compromessi.

Lo stato attuale delle cose presenta il grosso pericolo che tutto si potrebbe riaprire, pure i cancelli della Pontina Ambiente. Tutto dipenderà dall’interdittiva antimafia – di cui, si badi bene, Manlio Cerroni tramite i suoi fidati legali ha presentato richiesta di revoca e pure in tempi stretti –, il provvedimento amministrativo che la Prefettura di Roma adottò subito dopo l’avvio del procedimento penale, poi revocata dal Tar e poi ripristinata dal Consiglio di Stato, che incise comunque nell’andamento di diverse aziende del Gruppo Cerroni, iniziando dalla Società E. Giovi S.r.l. che gestisce i due impianti di Trattamento Meccanico Biologico della discarica di Malagrotta, in cui l’AMA scarica quotidianamente montagne di indifferenziata.

Nota a margine, fra tutti gli imputati solo per Piero Giove il pm Galanti si era espresso per l’assoluzione nella requisitoria del marzo scorso. I giochi si sono riaperti anche per le discariche, la società Ecosicura S.r.l. – e qui rispunta la famiglia Fiorillo, padre e figlio, molto vicina e cara al Cerroni – si è rifatta avanti con il suo progetto, già presentato alla Regione lo scorso dicembre, per una discarica a Colli del Sole ad Aprilia, un mega impianto dichiarato innocuo come da brevetto D.R.in. (Deposito Residui innocui) per una “economia circolare”. Che si concluderebbe con la bonifica ineccepibile del sito su cui poi sorgerebbe un bosco. Sarebbe bello, ma forse si è ormai troppo smaliziati per credere nelle favole.

Così come il tanto decantato inceneritore di Brescia – super alimentato con i contributi pubblici – presenta le sue falle, giacché quando tutto va bene il rendimento energetico prodotto non paga il dispendio di energia per il funzionamento dell’impianto, mentre si sprecano le emissioni nocive e langue la differenziata.

Tornando in zona, ci sarebbe pure un privato interessato a un’ex cava a Pian dell’Olmo nei pressi di Riano, su cui pendono vincoli idrogeologici, e pare che la Regione ci stia pensando, e forse attivando per la procedura della Valutazione di Impatto Ambientale, ma “solo per prassi”. Si vedrà.

La discarica di Roncigliano dall’alto, in una foto del 2015

Roncigliano nel Comune di Albano Laziale. Tutto silente, forse anche perché negli ultimi tempi l’attenzione è venuta meno. Ammesso pure che la discarica non si riattivi resta il fatto che lì è rimasto tutto da bonificare – 7 invasi e un ottavo già bello ricolmo – con rilascio di idrocarburi e quant’altro a volontà.

“Siamo all’anno zero. Niente è stato chiarito, mai nessuna risposta sulla presenza di metalli pesanti, gli invasi non sono stati messi in sicurezza. Tutto rimasto in sospeso. Perché quel TMB andò a fuoco in quelle circostanze, si è mai capito? Tutto sotto silenzio. E tutto ciò non induce a stare tranquilli e a pensare che finisca così”.

Anche perché la dice lunga la terrificante mappa dei disastri da nord a sud dell’Italia, che dimostra quanto ancora si punti sugli inceneritori per lo smaltimento dei rifiuti. Ignorando e comunque ostacolando pesantemente le altre possibili soluzioni. E come mai? Semplice, gli inceneritori godono ancora degli incentivi. Si pagano ancora i Cip6/1992 sulla bolletta della corrente elettrica, contributi destinati alla produzione di energia da fonti rinnovabili e che magheggiando magheggiando vanno invece a “premiare” i costruttori di impianti mortiferi. Ancora oggi, con tutto il risaputo.

Uno scandalo vergognoso che continua alla luce del sole nell’acquiescenza di un sistema asservito o reso impotente dalle “ragioni” dei cosiddetti poteri forti. Che si basano in realtà sulla “debolezza” di un’insufficiente o mancata reazione alle loro malefatte. I Cip6 elargiti a costruttori di morte e devastazione stanno a dichiarare che il cittadino italiano si deve pure pagare la fossa prima di rotolarci dentro. Perché qui, senza andare lontano, basti osservare la situazione della Capitale, si muore di monnezza e non si arriva a fare la raccolta differenziata.

E continuano a svilupparsi incendi, centinaia di casi negli ultimi anni, appiccati da chi e per chi? Una perenne emergenza in attesa che la macchina cerroniana si rimetta in moto con i suoi sistemi vecchi inutili e dannosi, ma fantasticamente produttivi in termini di soldi=potere=immunità=impunità.

Regione Provincia Asl, Amministrazioni locali, cittadinanza: dove siete? Tutto questo marasma richiederebbe una risposta robusta, perché tanto silenzio-assenso? Soprattutto in questa fase del processo, che riapre la possibilità per mister Cerroni di fare buche e dare fuoco, com’è nella sua vocazione che tanti proseliti si è tirata dietro, con le buone o con le cattive, brillando di luce propria nel panorama nazionale e internazionale per la genialità incontestabile nel suo campo d’elezione.

Qualcosa sembra si stia muovendo, dopo tanto lavoro di corretta informazione sembra si stia sviluppando una certa sensibilità, un certo ‘livello di civiltà’. Una lotta con il tempo e gli accadimenti, ma si deve faticare e proseguire con forza, anche con le azioni legali, sempre a totale carico, fidando nell’equità della Magistratura.

Stessa cosa vale per i progetti di edificazione al Divino Amore – e casi similari – un mina vagante che attende solo l’urto giusto per scoppiare. Nella Sala Giunta nel comune di Albano, senza neppure l’ombra di un rappresentante istituzionale a fare numero, i presenti, in gran parte gente appena tornata dal lavoro, mostrano una calma che fa impressione, rispetto a quello che si va tirando fuori di vergognoso e illecito sulla realtà dei fatti, riassumibile in quel lapidario “tutti assolti” che però non trancia l’azione propositiva.

Si avanzano proposte di iniziative tutte da valutare e mettere eventualmente a punto, si fa appello alle forze in campo per una mobilitazione che risollevi le sorti di una partita impari. Si va avanti. Perché – si alza una voce tra il pubblico – “qui non c’è famiglia che non abbia un lutto. Tutti morti per la stessa causa, ma non viene certificato”.

Intanto si promuove una raccolta schede, in forma anonima, per tutti i casi di decesso – o di malattia in corso o superata – per tumore in una certa area, perché vengano certificati, con il rischio sempre di una prescrizione che mandi tutto a monte. Una iniziativa tanto dolorosa quanto necessaria che rende ancor più l’idea di quanto siano divoratori e ingordi certi mostruosi meccanismi.

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