Cultura

Ciampino – ‘Giù, lì. O giù di lì’. Francesco Di Domenico e la poesia come terapia dell’anima

Francesco Di Domenico

di Luca Rossetti

Francesco Di Domenico
Francesco di Domenico

Nato a Roma, nel quartiere di Montespaccato, il 25 marzo 1990, ma residente da sette anni a Ciampino, il poeta e scrittore Francesco Di Domenico ha pubblicato lo scorso novembre la raccolta di poesie, edita da Albatros, “Giù, lì. O giù di lì”, acquistabile presso qualsiasi libreria e bookshop online e il cui ricavato sarà in parte destinato alla realizzazione e al sostegno dei laboratori solidali di scrittura LetterariaMente. È proprio l’autore a svelarci alcuni segreti dell’opera e a fornirci qualche spunto di riflessione legato, più in generale, al modo in cui può, o forse dovrebbe, essere vissuto l’amore per la scrittura.

Giù, lì. O giù di lì


Francesco, innanzitutto com’è nata la tua passione per la scrittura e per la poesia?

La mia è una passione che è nata quando ero bambino. Ho sempre amato leggere testi sia in poesia che in prosa, ma soprattutto mi è sempre piaciuto molto scrivere, in particolare appuntarmi delle frasi che potessero servirmi da spunto, quasi sempre per parlare d’amore”.

Si dice che in fondo, oltre ai grandi passati alla storia, chiunque sia “filosofo”. Secondo te, allo stesso modo, chiunque è “poeta”?

No, non chiunque. Ma solo chi cerca di veicolare la propria interiorità e riesce a farlo attraverso un linguaggio accurato e ricercato”.

In questo senso i social network, di cui oggi quasi nessuno sembra poter fare a meno, possono essere visti come “nemici” della poesia e della scrittura in generale?

In un certo senso sì, perché, dal momento che attraverso i social network tutti possono affermare se stessi ed esporre il proprio pensiero, molti, piuttosto che scrivere libri o raccolte di poesie, preferiscono limitarsi a postare qualche riga su Facebook, a ‘twittare’ o a registrare dei video più o meno lunghi su YouTube”.

Veniamo alla tua opera, allora. Giù, lì. O giù di lì: cosa significa questo titolo?

La ‘o’ al centro del titolo, che richiama il numero zero, fa un po’ da anello di congiunzione tra la parte ‘pesante’, il ‘giù, lì’, legata alla sofferenza e al voler andare dentro le cose, appunto giù, e la parte ‘leggera’, il ‘giù di lì’, inteso nel senso avverbiale dell’‘intorno’, il guardare quindi intorno a me ripartendo da zero. Cerco dunque di esprimere tutto me stesso, dalla sofferenza alla voglia di rinascere”.

Sofferenza e voglia di rinascere sono legate alla musa ispiratrice del tuo libro, che ha per nome Giulia. Chi è?

È una ragazza con cui ho avuto una relazione importante, iniziata nel 2010 e finita due anni fa, ed è, nel bene e nel male, il tema principale dell’opera: le poesie che ne fanno parte sono state scritte quasi tutte dopo la chiusura della nostra storia, poche sono quelle antecedenti”.

Càpita spesso che l’autore di un testo letterario o di una canzone, a distanza di anni, si dichiari orgoglioso di una sua creazione e molto meno fiero di un’altra. Qual è, in Giù lì. O giù di lì, la poesia che senti più “tua” e quella di cui un giorno, invece, potresti pensare “Tornassi indietro non la scriverei”?

‘Camaleonte’ mi rappresenta sicuramente di più, soprattutto nella parte iniziale (‘Nella sabbia c’è rabbia e cado a picco In questa gabbia’, ndr). L’ho scritta in un momento in cui ero particolarmente confuso e isolato al punto da ‘assorbire’ la personalità di chi mi stava intorno perché la mia era smarrita, un po’ come la ‘retta via’ di Dante. Amo invece molto meno ‘Io non so l’arte, tu non sei descrivibile’: ho voluto comunque includerla nella mia raccolta, ma rileggendola non mi soddisfa, perché non riesce ad esprimere quel senso di elevatezza e di un linguaggio ricercato che per me è alla base della poesia”.

Giù, lì. O giù di lì è stato pubblicato lo scorso novembre. Quando lo hai presentato ufficialmente e quali sono i prossimi eventi in programma per promuoverlo?

La prima occasione è stata il 17 novembre al ‘Cine Detour’, nel rione Monti. A dicembre ci sono state due date: il 7 alla biblioteca comunale ‘Peppino Impastato’ di Ladispoli e il 14 alla fumetteria ‘Galactus’ di Ciampino. In questo mese di gennaio, dopo averlo presentato alla Sala ‘Ruspoli’ di Cerveteri il giorno 8, sarò impegnato il 13 alla Galleria d’Arte ‘Medina’, nei dintorni di via Merulana, in occasione dell’evento ‘La solidarietà femminile esiste tra esperienze e contaminazioni’, e il 20 all’hotel ‘Rome Cavalieri – A Waldorf Astoria’, a pochi passi dai Musei Vaticani”.

Per concludere: quale consiglio daresti a chi vuole avvicinarsi al mondo della poesia, sperando magari di farne una professione?

Certamente farne una professione non è facile, sia per quanto dicevo in precedenza a proposito dei social network, sia perché al giorno d’oggi è comunque molto difficile vivere di poesia, così come di arte in genere. Il consiglio che mi sento di dare è quello di viverla veramente come una passione, ma soprattutto come ricerca di se stessi e come terapia dell’anima”.


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