Cultura

Velletri, un successo la prima edizione del Festival ‘2019 Il Metodo’

di Maria Lanciotti

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Meglio di così non poteva andare. Tirando le somme dell’intensissima tre giorni del Festival “2019 Il Metodo” imperniato su Innovazioni, Scienza e Arti, che si è svolto dal 10 al 12 gennaio alla Casa delle Culture e della Musica a Velletri, non resta che concludere che il risultato paga con beneficio di tutti, organizzatori e cittadinanza, e che tali iniziative trovano il loro senso proprio nell’aggregazione e nel comune intento di crescita e realizzazione umana e sociale.

Questo stesso spirito si coglie anche nelle parole dei curatori della manifestazione, Giorgio Zaccagnini Presidente della Commissione Cultura e Romina Trenta assessore con delega alla Cultura. “Il nostro progetto – illustra in breve il presidente Zaccagnini – ha vinto il bando regionale, abbiamo organizzato la prima edizione del festival, sono state coinvolte numerose personalità del territorio, Castelli Romani e Sud pontino, tra cui Gaetano Castelli scenografo e Laura Soucek ricercatrice veliterna. Anche il CREA (Enologia Velletri) è intervenuto, è stata prorogata la mostra del Maestro Gotti. Ottima la risposta delle scuole, dalle primarie alle superiori, con centinaia di studenti che hanno interagito con i laboratori esperienziali scientifici e didattici e altre forme partecipative. Come assessorato alla Cultura – conclude – siamo molto soddisfatti, sono state trattate tematiche che mancavano nel territorio veliterno, il festival avrà continuità annuale”. “Noi ce la mettiamo tutta” il sunto e la garanzia dell’assessore Romina Trenta, presente e attivissima nell’onorare il suo incarico.

Dall’atrio della Casa delle Culture e della Musica – invasa dai ragazzi in procinto di assistere nella mattinata di sabato 12 al convegno di “Droni e Ambiente”, relatrice Martina Tesei – si passa alla Sala degli Affreschi, ed è come svoltare l’angolo e incontrare l’unicorno. Sergio Gotti ti accoglie nella sua realtà leggendaria con la scioltezza solita, ma anche con il riguardo riservato agli ospiti non sempre preparati ad avventurarsi nei suoi itinerari immaginifici. “Caos e silenzio”, la mostra personale a cura di Silvia Sfrecola Romani, qui a Velletri in anteprima nazionale dallo scorso 16 dicembre, ti spalanca panorami impensabili, con l’effetto però déjà-vu, e tutto ritorna mentre tu parti per un viaggio di pochi metri quadri e spazialmente infinito, come l’universo in espansione che ribolle nel sangue dell’artista.

L’aviatore e l’albero le figure apparentemente antitetiche, il volo e le radici, la duplice tensione che apparenta ogni essere vivente, e forse anche non vivente, il conflitto che genera scompiglio e nuove composizioni.

Se è vero, com’è vero, che la finalità di ogni forma d’arte è quella di toccarti nel vivo e farti vibrare nel profondo, allora è fuor di dubbio che Sergio Gotti se la batta con l’arte pura, l’arte con sentimento, quella che come i terremoti squassa e rivitalizza chiunque vi si accosti. Una installazione che ha del prodigioso, per l’audacia della proposta ma anche, e forse soprattutto, per i materiali e la manualità con cui è realizzata. L’opera, che come “spunto accompagnatore verso altra dimensione” si rifà al Piccolo principe di Saint-Exupéry, una lettura sempre da ripassarsi per l’implicito riferimento alle invasioni distruttive a scopo di dominio incontrastato che da sempre caratterizzano la storia umana, può anche intendersi come una sfida a tutto campo alla ‘civiltà’ dei consumi e degli sprechi, con un recupero che incredibilmente si tramuta in bellezza tutta da esternare.

Ed è qui che l’arte di Gotti si fa preveggenza e denuncia, smitizzando e ridimensionando i falsi idoli che tendono a soffocare il libero spirito e le aspirazioni dell’individuo, per ammassarlo e meglio condurlo verso il recinto di una cecità mentale senza spiragli.

Le numerose citazioni incluse nell’installazione, guidano in qualche modo nel percorso costellato di volti – o maschere – rigidi nella loro fissità, verso uno spazio interiore, da riflettere e meditare, rappresentato da un maestoso ulivo pugliese, antico e paziente e sempre prodigo di nuovi cicli vitali. Ed ecco che l’albero riconduce al cartone e all’opera meritoria e straordinaria di Gotti, mago del riciclo intelligente e creativo. Instancabile, si dice pronto a “costruire una città ideale” come prossima opera. Aperto e disponibile per ogni possibile confronto, afferma: “La mia intenzione è quella di dialogare col visitatore, rompere quella distanza che c’è tra l’opera e il visitatore, per uno scambio emozionale che permetta di entrare nell’opera e viverla insieme. Questa installazione, e l’immenso successo che ha riportato, è stata per me una bellissima esperienza, un viaggio che non finisce qua, per un’opera in continua evoluzione che occupi sempre più spazio. Mantenendo al suo centro un’isola di salvezza e di speranza”.

Grazie Maestro.

Operativi nello stesso contesto anche i giovani Francesca Romana e Cristian, educatori ambientali che hanno curato durante lo svolgimento del Festival gli incontri con le scuole, parlando di carta, tecnologia e ambiente, anche mediante le attività dei loro laboratori.

L’installazione del Maestro Gotti sarà ospitata a marzo con altre opere al Castello baronale di Minturno, e poi a Cassino, il tutto comunque da definire.

Ci piace chiudere con il commento di una visitatrice: “Sarei stata una cretina a non venire, sorprendente!”

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