- Clara Camerino – Psicologa e psicoterapeuta
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LA CURA OGGI – di Clara Camerino
Le origini per cui nel linguaggio comune si è sedimentata l’idea per cui la malattia, che sia mentale o corporea, sarebbe un’alterazione di quell’ordine determinato che chiamiamo “salute” risalgono all’esigenza sempre viva di spiegazioni certe laddove la paura fa da padrona. La certezza del resto è sempre stata associata ai concetti di dimostrabilità e causalità che rimandano a loro volta al tema della prevedibilità e del controllo, strategie caratteristiche di gestione dell’ansia e della paura. Cosi come avvertendo i sintomi di un’influenza incipiente ci esprimiamo con “qualcosa non va”, il riferimento è all’incepparsi nello scorrimento “normale” degli ingranaggi del nostro corpo. Alla base vi è una visione di senso comune conforme ai canoni della medicina occidentale che, sulla base di una precisa sintomatologia, identifica il tipo di malattia o disturbo che ci affligge. La medicina ha pertanto a che fare con il corpo fisico che è scrutabile e misurabile, lasciando fuori qualsiasi traccia della soggettività che abita il corpo. Forse solo nella sua modalità “preventiva” il medico lavora sull’uomo entrando la sfera della soggettività e da indicazioni che concernono la vita dell’individuo come fare più sport o intraprendere una dieta più “salutare” . Tale approccio conoscitivo ha reso ardua l’impresa del riconoscimento della malattia mentale come tale: il malato mentale non presenta difatti sintomi riducibili ad uno squilibrio organico.
Prima di poter diventare “pazza”, la persona con un disturbo psichico ha dovuto attendere il XVII secolo perchè fino a quel momento era considerata indemoniata. Con il positivismo ottocentesco, con le nuove ricerche mediche sul cervello e con la tendenza riduzionista che animava tale movimento, la malattia mentale diviene una malattia del cervello e tecniche come l’elettro-shock lo strumento privilegiato di cura. La mancanza di un substrato scientifico ha fatto si che le discipline interessate al mentale diventassero il bersaglio di numerose critiche e di scetticismo da parte dei sostenitori del metodo scientifico mettendo coloro che studiavano la mente nella posizione di continuare a lottare per acquistare maggiore credibilità. Oggi si parla di approccio multidiciplinare del sistema di cura all’interno del quale ruotano diverse professionalità e competenze al fine di restituire dignità alla persona che porta il sintomo e dove la malattia sia fisica che mentale viene intesa come una reale e diversa modalità di essere al mondo e pertanto neppure definibile come “malattia” . Ogni professionista, pur muovendosi nel suo ambito di conoscenza, ha il compito di mettersi in ascolto, libero da qualsiasi schema teorico, al fine di rendere comprensibile, senza interpretarli o tanto meno analizzarli, i vissuti del malato e del suo progetto di vita.
Galimberti, fenomenologo contemporaneo, nel suo libro Il Corpo spiega che il concetto di malattia è diventato oggetto specifico di quel saper medico che conferisce al corpo del malato il ruolo di supporto di quella nuova realtà che il sapere medico ha prodotto: la malattia. Pertanto “….lo sguardo medico non incontrerà il malato ma la sua malattia e nel suo corpo non legge una biografia ma una patologia…..” (Galimberti, 2003). Che cosa accade invece nel momento in cui il professionista e il paziente incontrandosi, parlano? Esistono degli strumenti di validazione per ciò che asseriscono? Una cosa è certa: l’orizzonte di conoscenza aperto all’incontro tra due uomini eccede l’ambito clinico investendo sfere di natura antropologica, sociale e politica Il terreno su cui si muovono un medico o uno psicologo è quello dell’esperienza degli altri uomini dove nessun strumento risulta più delicato e sensibile del proprio vissuto. Esso apre un campo di possibilità applicative infinite ovvero quello delle risonanze emozionali altrimenti destinate ad essere categorizzate come sintomi e sindromi. In quest’ottica, la cura, spiega Bruno Callieri, è più un cammino nell’ombra che un’esposizione alla luce violenta
Dott.ssa Clara Camerino – Psicologa e Psicoterapeuta
cel.3389467155 – email: cl.camerino@gmail.com
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