Attualità

ALBANO, SULLA DISCARICA ATTO DI FORZA DELLA REGIONE

800px-Aterro_Sanitario

Il Comune di Albano ha chiesto la sospensione del collaudo del secondo sub-lotto del VII invaso della discarica di Roncigliano previsto per questa mattina. Troppe le domande a cui la Regione Lazio, responsabile del piano ed ente autorizzativo, non ha ancora dato risposta.

Un “no” messo a verbale da parte dell’Amministrazione guidata dal Sindaco Nicola Marini, che si è andato a scontrare con l’autorizzazione a procedere, invece, da parte della Regione Lazio che si è presa la responsabilità di proseguire con il collaudo e la messa in esercizio del sub-lotto nonostante le problematiche sollevate da Comune, Provincia, Asl Rm H e Arpa Lazio.

“Sono almeno 6 – fanno sapere dal Palazzo comunale albanense –  i documenti a cui la Regione non ha dato risposta, tra cui la lettera con cui l’Amministrazione ha chiesto di dare delucidazioni sulle richieste relative al VII invaso. Il Comune, da parte sua, oltre a mettere a verbale la richiesta di sospensione farà seguire anche la convocazione di una conferenza di servizi con tutti gli enti interessati, per chiarire le problematiche sollevate e le rispettive responsabilità”.

Per chi non conoscesse appieno la storia di Roncigliano, prendiamo a prestito alcune informazioni aggiuntive dal sito di Wipedia: “Roncigliano è una località del comune di Albano nella Circoscrizione II Cecchina. La località è famigerata per la presenza di una discarica complementare a quella di Malagrotta. La discarica di Roncigliano è stata aperta illegalmente agli inizi degli anni ’80, in una zona all’epoca interessata da colture viti-vinicole. Fu in seguito autorizzata e concepita come impianto da un massimo di sei invasi, ma nel dicembre 2007 è stata diffusa la notizia della costruzione del settimo invaso.

Ne novembre 2007 hanno iniziato a rincorrersi notizie, via via sempre più insistenti e accreditate, che a Roncigliano sarebbe stato realizzato un inceneritore per smaltire i rifiuti, in vista dell’imminente chiusura della discarica stessa, ormai giunta a saturazione, e di quella di Malagrotta a Roma. Si è costituito immediatamente un Comitato “No Inceneritore” dal nome (Coordinamento contro l’ inceneritore di Albano), che ha preso decisamente in mano le proteste dei residenti nella zona. La Regione ha in seguito precisato che potrebbe essere realizzata nel sito una centrale elettrica della potenza di 40 mwe alimentata da gassificatore di gas di scarico proveniente dal combustibile derivato dai rifiuti: il WWF  ha subito presentato i propri dubbi, ottenendo una prima Valutazione di Impatto Ambientale negativa per l’impianto, valutazione poi scavalcata da una seconda VIA voluta dall’allora governatore  Marrazzo e dall’assessore Di Carlo.

Il 29 dicembre 2008 la CoEMa, la ditta che gestisce la discarica ha delimitato il perimetro con una recinzione. L’amministrazione comunale di Albano tuttavia ha commissionato uno studio sull’area all’Istituto Superiore di Sanità nel tentativo di bloccarne la costruzione. Ed i comitati sono ricorsi al TAR contro la procedura autorizzativa dell’impianto. Il progetto è stato bloccato ad Ottobre 2010, a seguito della vittoria al TAR del Coordinamento Contro l’Inceneritore. Per questo motivo l’avvocato Manlio Cerroni (Proprietario della discarica) ha fatto ricorso al Consiglio di Stato contro la regione Lazio ritenendola responsabile della sconfitta…”.

La desolante storia, purtroppo, non è ancora finita, così come su muro di gomma si sono infrante le proteste, reiterate, di chi urla il proprio sdegno contro l’ennesima ferita che si vuole infliggere all’ambiente.


Più informazioni