SALUTE

Osteopatia, Cranio Sacrale e Labirintite: ecco come intervenire

osteopatia

 

a cura dell’osteopata Alessio D’Andrea (393-6437232)

 

Osteopatia e Cranio Sacrale – Tecnica manuale dolce e non invasiva, nata dalle intuizioni dell’osteopata William Garner Sutherland, la disciplina Craniosacrale si è evoluta in un trattamento che riconosce le profonde capacità di autoguarigione del corpo.

Ancora studente alla facoltà di osteopatia, Sutherland scoprì che il cranio e tutto ciò che contiene è progettato per il movimento respiratorio. In cinquant’anni di ricerche Sutherland continuò ad approfondire l’esplorazione di quello che oggi è chiamato il Sistema Respiratorio Primario, arrivando a definire un sistema a molti livelli che respira autonomamente a partire da una potenza più profonda che agisce all’interno dei fluidi corporei. Sutherland chiamò “Respiro della Vita” questa forza che ci anima. Il ritmo vitale della respirazione polmonare diventò secondario rispetto alla Respirazione Primaria, un movimento involontario che anima tutte le cellule del nostro corpo, intese come un’unità di funzione.

Siamo costituiti al 70 % da liquidi, la nostra vita embrionale si forma nei fluidi e la nostra salute nasce dalla loro libera espressione. Se consideriamo i fluidi del corpo come un organismo unico possiamo comprendere l’idea che il nostro corpo dei fluidi (il sangue, la linfa, il liquido cefalorachidiano, la matrice fluida intra ed extra cellulare) sia attraversato da correnti e maree.

E’ così che la lesione, il disagio, la stessa malattia, si manifestano come una limitazione alla libera circolazione fluida e un’alterazione dei nostri ritmi innati.

Il Craniosacrale è una pratica di contatto profondo con il sistema della persona che ha il potenziale di facilitare la connessione con la saggezza guaritrice intrinseca del corpo. Questa disciplina opera allo scopo di preservare, consolidare e favorire lo stato di salute e benessere della persona, considerata nella sua globalità somatica: fisica, emozionale ed energetica. È un approccio olistico che promuove la salute, cooperando con le risorse presenti nel sistema dell’essere umano.

 

La labirintite

La labirintite è una infiammazione del labirinto, i canali circolari dell’orecchio medio, provocata da infezioni batteriche o virali. Si tratta di una malattia frequente nelle infezioni purulente dell’orecchio medio che si trasmette per via ematica. Le cause non sono sempre facilmente individuabili, poiché la labirintite può manifestarsi anche in seguito alla parotite, a un’infezione delle alte vie respiratorie o provocata da herpes (virus isolato nei casi di una patologia simile alla labirintite, la neurite vestibolare).  Come conseguenza dell’infiammazione, si può verificare l’erosione del canale semicircolare laterale, specie nella forma di otomastoidite cronica purulenta colesteatomatosa.

 

I sintomi della labirintite

I principali sintomi sono l’alterazione dell’equilibrio, causata dalla modifica della disposizione del liquido contenuto nei canali auricolari, che serve a far percepire dal cervello la posizione del corpo nello spazio. Inoltre si possono avere cali transitori o permanenti delle capacità uditive (ipoacusia percettiva di grado variabile) e la percezione di fischi e suoni (acufeni). Nel caso di labirintite purulenta si ha a una grave flogosi auricolare e si determina una lesione irreversibile dell’orecchio interno con sordità grave. La labirintite cronica presenta piccole crisi vertiginose subentranti, con ipoacusia (neurosensoriale) progressiva a iniziare dai toni alti. Le crisi di vertigine possono essere accompagnate anche da nausea e vomito.

 

La diagnosi

La diagnosi si effettua sui dati anamnestici (piccole crisi vertiginose, ipoacusia, acufeni) e obbiettivi (ipoacusia percettiva; piccoli segni di scompenso vestibolare). La compressione di aria nel condotto provoca una tipica crisi vertiginosa oggettiva e la comparsa di nistagmo oculare. Si può eseguire anche una risonanza magnetica o una TAC per valutare lo stato dell’orecchio interno, e un esame audiometrico per misurare la perdita di capacità uditiva e compararla con quella dell’altro orecchio.

La terapia

La terapia può essere farmacologica o chirurgica; la prima cerca di controllare  i sintomi attraverso diversi tipi di farmaci: anticolinergici per nausea e vomito, antistaminici, ma anche sostanze ipnotiche e ansiolitiche (benzodiazepine). Generalmente l’infezione si risolve in poche settimane, ma in alcuni casi può essere utile una terapia antibiotica mirata o antivirale (acyclovir).

Le terapie chirurgiche hanno lo scopo di rimediare ai danni permanenti alla struttura dell’orecchio interno, con paracentesi timpanica o timpanoplastica (nei casi di otite purulenta acuta) e interventi di mastoidectomia (mastoidite acuta).

 

Precauzioni durante gli attacchi di vertigini

Durante gli attacchi di vertigini, occorre evitare i movimenti bruschi restando il più possibile immobili. Quando cessano, occorre riprendere gradualmente l’attività, possibilmente in un ambiente con bassa luminosità. Risulta utile evitare per qualche ora la lettura. Naturalmente occorre evitare di guidare o fare lavori manuali in cui si richiede particolare attenzione.

 

Cure alternative e alimentazione

 Le motivazioni alla base dei suggerimenti delle varie discipline della medicina alternativa e di molte indicazioni generiche di dieta associano gli organi di equilibrio (come l’orecchio) alla funzionalità renale e al microcircolo. Per questo motivo la fitoterapia suggerisce di utilizzare il Gingko biloba per sue capacità di migliorare la circolazione dei capillari, e l’agopuntura cinese prevede interventi per migliorare la circolazione e la funzionalità dei reni. Anche le indicazioni alimentari insistono sul privilegiare alimenti ricchi di antiossidanti in grado di migliorare il microcircolo (frutta e verdura). Tuttavia questa spiegazione ha ben poco a vedere con la natura infiammatoria della malattia, quindi le soluzioni proposte sono molto opinabili. Nelle diete consigliate per la labirintite si suggerisce inoltre di evitare alcol e sostanze eccitanti come caffé o contenenti caffeina.

 

Ruolo biomeccanico dei fulcri C5-C4, D4 e dei muscoli nucali nelle sindromi vertiginose acute e loro inquadramento osteopatico

I movimenti del collo (tranne l’estensione che arriva fino a C5-C6) implicano una mobilizzazione vertebrale fino a D4. Ciò significa che le forze antigravitarie che permettono l’orizzontalità dello sguardo e l’equilibrio della testa sul collo non scendono al di sotto di D4.

E’ quindi importante, nel corso di un trattamento osteopatico, ripristinare una corretta mobilità che arrivi fino a questa zona.

Da qui l’importanza biomeccanica che riveste il corretto equilibrio di D4 senza considerare le altre caratteristiche importanti di tale vertebra:

  • Fulcro di recupero dell’equilibrio sul piano orizzontale e frontale analogamente a D12 (scoliosi).
  • Coordinazione dei movimenti diaframmatici, indispensabili per l’interscambio fluidico tra le due cavità addominale e toracica (ematosi).
  • Centro della vasomotrìcità (ruolo nelle emicranie).
  • Punto di raccordo tra funzionalità cardiaca (plesso cardiaco), respiratoria (nervo frenico)e viscerale (vago).
  • Chiave di volta del grande arco posteriore che va da C6 a D9 (punto di tensione che reagisce alle forze gravitazionarie anteriori).

Per quanto concerne i muscoli nucali esiste una simmetria fra loro e i muscoli oculomotori.

La loro disposizione anatomica è la stessa.

Tra questi due gruppi muscolari esiste altresì una interrelazione funzionale.

Ogni stimolo visivo che sollecita la nostra attenzione indirizza il nostro sguardo per il tramite di due azioni muscolari:

  • L’azione della muscolatura estrinseca dell’occhio (muscolo retto superiore, inferiore, mediale e laterale e muscolo obliquo superiore ed inferiore) che dirige l’occhio.
  • L’azione dei muscoli nucali (muscolo grande retto posteriore, piccolo retto posteriore, grande obliquo e piccolo obliquo) che dirige la testa.

E’ evidente che i movimenti della testa e degli occhi devono essere coordinati da una azione armonica.
Un’ipermobilità del rachide cervicale superiore, che dirige il movimento della testa in modo troppo rapido ed ampio, spezza questa relazione armonica creando turbe interferenziali nel meccanismo di adattamento posturale e facilitando l’insorgenza di sindromi vertiginose acute.
Esiste una comunicazione anatomica attraverso la dura madre tra il sistema labirintico, il condotto uditivo esterno ed il sistema meningeo intra-cranico.

L’adattamento dei muscoli posturali fa seguito alla compensazione esistente tra il sistema oculomotore e il labirinto dominante (occhio più alto) costituenti il sistema di riferimento della postura.

Il coordinamento dell’insieme posturale è controllato dalla sostanza reticolare e dal cervelletto.
Esiste altresì una comunicazione diretta tra muscoli nucali e sistema meningeo intracranico: c’è un punto di tessuto connettivo che collega la dura, il rivestimento membranoso del cervelletto, cervello e midollo spinale al piccolo muscolo retto posteriore del cranio, situato alla base della nuca, tra l’arco posteriore dell’atlante e la linea nucale inferiore dell’occipite.
Un ponte simile sussiste tra la prima e la seconda cervicale (grande retto posteriore situato tra l’apofisi spinosa di C2 e la linea nucale inferiore dell’occipite e il grande obliquo tra l’apofisi spinosa di C2 e il tubercolo della traversa di C1).

Questa connessione evidenzia l’interrelazione anatomica esistente tra i muscoli nucali e i sistemi di riferimento (sistema labirintico e sistema oculomotore) e coordinamento della postura (sostanza reticolare e cervelletto).

Possiamo comprendere ora il perché in patologia alcune sindromi vertiginose acute siano legate ad un disturbo del sistema muscolare posturale con punto di partenza a livello dei muscoli della nuca soprattutto quando questi ultimi si trovano ad adattarsi ad una situazione esasperata di stress; situazione frequente negli individui che presentano un collo proiettato in avanti con il seguente schema adattativo: inversione cervicale bassa (ipomobilità), iperlordosi compensatoria tra occipite C1-C2 (ipermobilità).

La testa si trova in appoggio instabile sui condili (fulcro di leva), le forze gravitarie di compressione hanno il loro punto di applicazione a livello della sella turcica (centro gravitario della testa) e trascinano la testa in avanti.

Le forze antigravitarie (di trazione) sono rappresentate dai muscoli nucali che devono controbilanciare il peso del capo.

I muscoli nucali, estensori, saranno quindi in tono permanente per opporsi alla caduta in avanti della testa e andranno spesso soggetti a situazioni posturali di affaticamento e stress.

Da C1 in giù il peso del corpo viene ripartito su tre colonne: una colonna statica a livello dei corpi vertebrali e due dinamiche corrispondenti alle apofisi articolari. Il peso della testa grava solo sulle colonne dinamiche rappresentate dai condili.

La mancanza della colonna anteriore viene supportata dalla articolazione atlo-odontoidea. La zona sotto-occipitale rappresenta quindi il punto più mobile e meccanicamente più sollecitato del rachide cervicale.

In caso di verticalizzazione o inversione di curva il ruolo dei muscoli nucali sarà doppiamente compensatorio.

Tali muscoli saranno in restrizione permanente per compensare l’eccessivo appiombo della testa (compenso statico) e saranno in condizione di ipermobilità per compensare l’ipomobilità dei fulcri del rachide cervicale inferiore determinata dall’inversione di curva (compenso dinamico). È evidente come in una simile tipologia biomeccanica, i muscoli nucali in restrizione permanente, si trovino in condizione di stress continuativo.

È vero che tale stress è il prezzo inevitabile per consentire il mantenimento dell’equilibrio della testa e l’orizzontalità dello sguardo, ma è altrettanto vero che in una situazione simile basta un minimo squilibrio aggiuntivo per precipitare nell’attacco acuto vertiginoso.

In sostanza la postura si organizza con l’interrelazione armonica anatomica e funzionale di tre sistemi: il sistema di coordinamento (sostanza reticolare e cervelletto), sistema di riferimento e dell’equilibrio (sistema vestibolare ed oculomotore) e il sistema esecutore (la catena muscolare posturale con punto di partenza dai muscoli nucali).

 È evidente quindi, come un disturbo della funzione del sistema muscolare posturale nucale (ipermobilità adattativa e compensatoria) comporti una disarmonia funzionale dell’insieme generando turbe posturali e dell’equilibrio (vertigini).

Ritengo personalmente che in casi di questo genere sia opportuno limitare il trattamento osteopatico allo sblocco dei fulcri cervicali inferiori C5-C6 fino a D4 senza assolutamente manipolare la zona in restrizione occipite C1-C2 in quanto adattativa e compensatoria (iper) all’inversione sottostante (ipo), limitando semmai l’azione sui muscoli nucali ad un lavoro di inibizione dolce tessutale .

Il recupero della zona cervicale inferiore sarà quindi condizione necessaria e sufficiente per consentire un adattamento fisiologico più conveniente della zona sovrastante.

Ricordiamo che nel cranio giocano un ruolo importante due sistemi di equilibrio uno situato anteriormente e uno posteriormente.

Relativamente alla parte posteriore è il tono dei muscoli nucali che compensa ed equilibra il peso della testa e la cui azione si prolunga lungo la scatola cranica per mezzo del movimento della falce del cervello, del cervelletto e del tentorio del cervelletto.

La parte anteriore del cranio è condizionata dalla relazione armonica esistente tra mandibola sospesa al temporale (ATM) colonna cervicale, osso ioide, e sistema muscolare connesso. Il punto di raccordo di questi due equilibri è il temporale che condiziona ed armonizza le varie componenti attraverso relazioni articolari miofasciali e neurologiche fondamentali.

 

Alessio D’Andrea

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