Attualità

‘Quanto è lontano il vivere di certi preti dalla povertà e umiltà di Dio…’

GesuInsegnaNellaSinagoga

 

Dal Vangelo secondo Marco cap. 6, 1-6 a cura di don Gaetano Zaralli

 

Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono. Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: “Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?”. E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua”.  E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.

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Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga.

La gente che ascoltava notava una profonda differenza fra le dottrine di Gesù e quelle degli scribi. Gli scribi erano la voce della tradizione, Gesù era la voce di se stesso e si attribuiva il diritto tanto di approvare quella tradizione quanto di respingerla e correggerla. Di qui la meraviglia, il dubbio, il rifiuto… che verrà da parte dei suoi concittadini.

 

Non è costui il carpentiere…

La reazione di scandalo che gli abitanti di Nazaret provano nei confronti di Gesù esprime la falsa religiosità di chi si rifiuta di riconoscere l’intervento di Dio nella semplicità, nella quotidianità  e nella povertà. Per tutti costoro il divino risiede solo nella potenza, nei segni stravaganti, nel trionfo… Per cui il carpentiere non potrà mai rivestire il ruolo del potente, perché miseri sono i suoi natali; non potrà mai compiere opere straordinarie, perché al di là del suo mestiere, c’è solo il tran tran di un vivere modesto; perché chi è vissuto per trent’anni nel proprio villaggio, senza aver fatto mai rumore, non può all’improvviso essere capace di miracoli e di insegnamenti nuovi.

E’ inevitabile il giudizio negativo nei confronti dell’altro che dopo una misteriosa assenza, torna a casa propria, portando con sé una fortuna…

L’invidia è il primo sentimento che affiora  nel cuore di chi, radicato nelle abitudini e affogato nel pigro vivere, non ha fatto un solo passo per superare le posizioni di origine. E, se non basta l’invidia,  c’è anche la calunnia a gettare discredito sul fenomeno che si vuole ridimensionare. Purtroppo, nei casi più seri, oltre all’invidia che sfocia, senza pudore, nella maldicenza, c’è posto anche per la violenza e, a quel punto, tutti i motivi sono buoni per far fuori il profeta, debole nelle forze, povero nei mezzi.

 

E si scandalizzavano di lui…

E’ il colmo!… Dio scandalizza.

Non si fa fatica ad accettare un Dio grandioso, la cui onnipotenza fa paura e la cui grandezza umilia…  Lui ci spiazza, invece, e ci insospettisce col suo vestire i nostri panni quotidiani,  con l’esprimere la sua grandezza non con la potenza, ma con l’amore e la condivisione.

Vorrei tanto vivere in una Chiesa capace di scandalizzare ancora, e non  per via dei preti pedofili, ma per il rifiuto chiaro che esprime contro qualsiasi forma di potenza, di quella che si snocciola pericolosa nei giochi diplomatici; non per le debolezze che sono la veste comune di tutti i giorni, ma per il ridimensionamento effettivo del prestigio voluto e ottenuto attraverso le astuzie dei compromessi.

Dio scandalizza quando, per esprimere il suo amore, si mette all’ultimo posto in modo che nessuno si senta a disagio davanti a Lui. Questa è la lezione di Gesù a Nazaret.

Il disagio che la gente prova oggi ogni qualvolta tenta un approccio con gli uomini di chiesa, è la riprova di quanto sia lontano il vivere di noi preti dalla povertà e umiltà di Dio… a somiglianza della dittatura spirituale degli Scribi e dei Farisei di un tempo.

 

Don Gaetano Zaralli

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