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L’ARTEMISIO ANCORA IN FIAMME: QUELLE PAROLE INASCOLTATE…

L'intervento dei Canadair nella foto di Roberto Mangosi

 

L’intervento dei Canadair nella foto di Roberto Mangosi

di Daniel Lestini

Una tragedia di sconfinate proporzioni quella che a partire dall’imbrunire di ieri, mercoledì 18 luglio, ha colpito ettari ed ettari di bosco nel Monte Artemisio, il polmone verde di Velletri, Lariano e tutti gli altri paesi che pur se più lontani lo scorgono ogni giorno, quasi acquietati da quella bonaria presenza. Li avranno scorti in tanti quei bagliori, che hanno squarciato una notte di mezza estate proiettando migliaia di volti verso quel crinale, calamitati con sconcerto verso quelle fiamme, simili a colate di lava per chi ne scrutava le parabole da distanza di sicurezza.

C’è chi si interroga sugli esecutori di un tale sfregio, chi si domanda se vi siano dei mandanti ben precisi e ancora chi, profondamente addolorato, cerca di conoscere quale possa essere il movente. Per ora la prima disamina è piuttosto chiara e testimonia inequivocabilmente che quei 5-6 focolai accesisi poco dopo le 21.30 sono il frutto di una strategia ben precisa.

L’incendi in una foto tratta dal profilo di Barsi Sport Velletri

Dalle prime luci dell’alba di giovedì, ed ininterrottamente per tutto il giorno, due arei Canadair stanno cercando di sedare le fiamme prima che le ombre della notte rendano di nuovo vano ogni tentativo.  Sul posto i Vigili del Fuoco, la Forestale e la Protezione Civile, in una corsa contro il tempo nel tentativo di strappare anche solo una pianta dal destino barbaro che ha già interessato centinaia di arbusti.

Chi aveva preconizzato un evento di tale portata, paragonabile solo a quello del 2003, è Alessandro Nardini, coordinatore dell’Italia dei Valori di Lariano, nonché Comandante di Canadair, che già a metà maggio mise al corrente sugli enormi rischi che si sarebbero corsi con l’arrivo della bella stagione. “Il monte Artemisio – disse – con i suoi splendidi boschi è la risorsa di gran lunga più importante del nostro territorio e va gestita affinchè non sia un problema da tenere sotto controllo”. “In questi giorni – aveva dichiarato Nardini  – ho constatato con dispiacere che i nostri boschi continuano ad essere in uno stato di abbandono e incuria e non è stata fatta la pulizia del sottobosco necessaria affinchè non si inneschino incendi che possano poi propagarsi su vaste aree. Camminando sui sentieri naturali e artificiali non si può fare a meno di notare cataste di legna ammucchiate sui bordi, rami e alberi spezzati soprattutto dalle recenti nevicate che rendono particolarmente difficoltoso il cammino. Non è stata fatta alcun tipo di pulizia lungo le strade praticate per raggiungere il bosco, che hanno l’importante funzione di ‘linee tagliafuoco’”. “E’ di fondamentale importanza  da parte di tutti gli enti preposti alla cura del bosco che si attui un azione immediata per mettere riparo a questa situazione, affinchè si scongiuri un rischio incendi senza precedenti. Infatti mai come quest’anno il bosco è stato lasciato in un simile stato di abbandono: a ciò hanno sicuramente contribuito le straordinarie nevicate di questo inverno ma è dovere di chi di competenza di attuare una politica di prevenzione per evitare di far andare letteralmente in ‘fumo’ un patrimonio inestimabile”.

Tutto ciò, evidentemente, non è avvenuto o non è stato sufficiente. E’ stata tuttavia la mano dell’uomo a rendere possibile un tale scempio, i cui effetti, al momento, non sono ancora definibili. Proprio a Nardini abbiamo chiesto lumi sul lavoro che si sta portando avanti al momento

Alessandro Nardini in volo su un Canadair

“E da ieri sera che sono in costante contatto con i volontari e la sala operativa Canadair per cercare di dare il massimo supporto. La zona è molto impervia ma tecnicamente il fuoco al momento è in bonifica, ma i ragazzi trovano difficoltà ad intervenire sui focolai rimasti in quanto risulta davvero difficile arrivarci. Va poi considerato che i mezzi arei sono impegnati su decine di altri fuochi sparsi in tutta Italia e la speranza che ci resta è quella che non si alzi il vento, che in un contesto del genere sarebbe davvero pericoloso. C’è da augurarsi che durante la prossima notte non ci siano riprese dei  focolai, visto che la mancanza di linee tagliafuoco sul nostro monte non lascia presagire nulla di buono”.

In attesa di conoscere la verità su quanto accaduto in città la voce che sembra acquisire maggior credito, pur se tutta da confermare, porterebbe ad alcuni cacciatori di cinghiali, desiderosi di far scappare le proprie prede per ritrovarsele poi sotto tiro nelle zone risparmiate dalle fiamme. Il condizionale è quanto mai d’obbligo; quel che è certa è la presenza lancinante di quella ferita rosso fuoco che non smette più di sanguinare…

 

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