Attualità

IL VERBO DELLA DOMENICA – «Se uno vuol essere il primo, sia l`ultimo di tutti e il servo di tutti»

madre teresa di calcutta

DAL VANGELO SECONDO MARCO, CAP. 9, 30-37 a cura di DON GAETANO ZARALLI

 

Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell`uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà». Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.

Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?». Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l`ultimo di tutti e il servo di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:

«Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

 

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“…e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà.”.

Ancora una volta Gesù, istruendo i discepoli, parla della sua morte e della sua resurrezione. Ne sentiva l’urgenza: troppa confusione s’era creata attorno alla sua persona, troppa folla lo seguiva attratta più da interessi materiali e di parte che non dalla voglia di riscoprire un Dio che non benedice armi, né dichiara guerre sante… Per risorgere bisogna morire, e solo chi muore per una causa giusta canterà vittoria.

 

Essi però non comprendevano queste parole…avevano discusso tra loro chi fosse il più grande.

La gara di forza tra potenti; la ricerca  delle folle osannanti; il concertare nei palazzi delle diplomazie;  il pregare con gli altri per apparire migliori degli altri; l’invocare il dialogo e non rispettarne le regole; la vanità del sapere che confonde i ruoli, le cattedre e la povera gente…Questo l’aspetto umano di una Chiesa condotta da menti che  appaiono tarde ancora a capire le parole di Cristo. Qualcosa nel tempo cambierà mai?

 

L’esempio di Madre Teresa di Calcutta

…chiamò i Dodici e disse loro: “Se uno vuol essere il primo, sia l`ultimo di tutti e il servo di tutti…Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me…”.

La predica di Gesù questa volta è diretta ai Dodici. Il prete, che annuncia questo brano del vangelo dagli amboni, oggi dovrebbe fare autocritica e con onestà dovrebbe permettere ai fedeli di dire dai banchi ciò che pensano di lui. Il discorso dell’accoglienza è sempre di grande attualità nel nostro mondo, ma è anche la cosa più difficile da trovare nei nostri ambienti.

Perché avere paura di conoscere opinioni che altri cristiani esprimono in modo diverso rispetto ai nostri intendimenti? Perché far finta di essere sordi alle voci  di tanti che nel dialogo vorrebbero creare un confronto costruttivo? Perché nel confronto, se c’è, esplode la rabbia di chi non ha argomenti per convincere, e passa con disinvoltura al ricatto e alla condanna?  Perché, quando manca una risposta agli inviti del parroco, la colpa è sempre dei fedeli e mai di chi nell’offrire il pranzo  mette sulla tavola solo acqua da bere e nulla da masticare?

Essere “servi” nelle sacrestie è sempre più difficile per noi preti, forse perché i modi di servire non sono in sintonia con la realtà che ci circonda; forse perché del servo si ha solo il grembiulino; forse perché non si dice mai con sincerità: “Fratello, in che cosa posso esserti utile?”.