TEMPO LIBERO

L’ASSURDA CARNEFICINA…VENATORIA, AVIARIA E UMANA!

CACCIA

I NOSTRI AMICI A 4 ZAMPE  

 

di Gianni Sidoti

Torno alla mia rubrica levando il mio irrefrenabile grido di protesta contro la caccia, proprio in un momento critico che rattrista il nostro vivere per i luttuosi episodi che si susseguono ad opera della criminalità d’ogni genere; organizzata od occasionale, il giudizio non cambia. Morti ammazzati sull’asfalto ad opera di criminali abituali  o improvvisati, abbandonati sull’asfalto senza soccorso, quando non delitti premeditati o preterintenzionali, spesso per motivi futili, dove sembra che la vita dell’uomo sia messa in gioco ad ogni piè sospinto. In una rapida, seppur pletorica analisi, se ne evince che ciò sia l’effetto del naufragio dei valori fondamentali del vivere, nel trionfo della rozzezza figlia di una cultura pagana e individualista, non escluso il prezzo da pagare al dio progresso  che avanza  e che spesso ci fa rimpiangere il romantico calesse. Ed in questo clima di massima tensione, grava sui nostri pensieri anche la sciagura dei morti ammazzati dal passatempo venatorio, dalla “licenza di uccidere” in piena legittimità. Niente da obiettare, sia chiaro, per chi pratica la caccia nel rispetto della legalità, ma esprimo il mio sdegno verso la legge stessa che la consente.

Ecco direttore, credo di dover registrare in piena libertà d’opinione – anche se la realtà mediatica e associazionistica locale sembra vittima di un pavido silenzio nel contesto venatorio castellano – quel che emerge dalla statistica dell’”Associazione Vittime della caccia” lasciandoci sgomenti, pur se ormai adusi alla triste realtà: in 35/36 giorni effettivi di pratica venatoria, 14 morti (dico quattordici), tra cui un bambino, hanno funestato la nostra società, una carneficina dovuta sempre e solo all’incompetenza ed all’irresponsabilità di chi imbraccia un’arma con una leggerezza ludica, facendone una ricreazione “sportiva” a prezzo della vita di specie indifese e talora dell’uomo. Per non dire – come l’Associazione medesima ricorda – degli innumerevoli fatti che hanno avuto una sorte migliore, vicende viepiù riprovevoli di minacce, di arroganze e spari che hanno fallito il bersaglio, quando non intimidazioni, cui la stampa nazionale non dà il dovuto risalto, o ignora del tutto. Una sorta di congiura del silenzio su una sconfitta della legalità e della vita stessa.

Nel lungo elenco di queste disgraziate vicende, che certamente non rendono onore ai fucilieri della domenica, si legge di bambini, adolescenti, persino parenti caduti sotto il fuoco partito per sbaglio da una doppietta di qualche “compagno d’armi” per un’aberrante disattenzione. Questi sono fatti non opinioni, ben noti soprattutto ai congiunti dei caduti per la stupidità dell’uomo. Giunga a costoro tutta la mia partecipazione nel dolore di una così indefinibile perdita che grida giustizia, più che vendetta. Dunque, in questo sconvolgente panorama dell’assurdo, bisogna chiedersi se ancora valga la pena di porre il problema su “caccia si/caccia no”, mentre quello vibrante nella pubblica opinione, quella pacifica e non pacifista, è di fermare un strage tollerata dalle Istituzioni senza che una voce del Palazzo in qualche modo si levi ad imporre un giro di vite a questa realtà divenuta un’ignobile carneficina nel silenzio delle Istituzioni, dove, purtroppo, il voto – questa merce di scambio che condiziona la vita del Paese – dètta le regole del cosiddetto “bene comune”.  

Parole grosse, si dirà, ma ho letto lo sfogo angosciato dello zio del bambino ucciso per sbaglio in quel di Catanzaro da un fuciliere operante a breve distanza da un casale, rimanendone sconvolto. “Le opinioni contano poco di fronte a questi fatti”– precisa Daniela Casprini presidente dell’Associazione – e c’è da aggiungere ben poco, se la morte di persone innocenti e di bambini sacrificati alla caccia….passano nell’indifferenza! Cos’hanno da dire le associazioni venatorie, che sono falsi questi dati? Non è forse un fenomeno allarmante questa escalation di vittime?”.

Domante agghiaccianti, e al tempo stesso un monito, forse inascoltato da chi è legato, in qualsiasi modo e per interessi personali, alla cultura dell’ancestrale e retrograda attività per la sopravvivenza dell’uomo ai primordi della sua storia, mentre 14 famiglie piangono il loro caro, alle quali se ne aggiungeranno altre se non si porrà fine alla mattanza impunita. E se gli eventi luttuosi restano involontarie disgrazie, non è da meno che sia biasimevole uccidere animali per passatempo ludico: sensibilità a parte, s’intende, ma questa al giorno d’oggi, è solo una patetica virtù. Condivido appieno il grido di protesta del Presidente dell’Associazione, secondo cui “…il Governo deve fare qualcosa, poiché un normale cittadino che svolge le proprie attività in campagna, rischia di essere massacrato…. La caccia in Italia deve essere bandita….” Ecco, sarebbe ora di occuparsene, allegri politici di ogni colore, magari trascurando per un attimo gli inciuci, le conventicole preelettorali mirati alla conquista  delle agognate e aurifere poltrone.

 

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