Attualità

Il dramma del Lago di Albano: ‘evaporati’ 21 milioni di litri d’acqua

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Uno scenario apocalittico: quello del prosciugamento. Per il Lago d’Albano siamo ancora lontani, ma la tendenza è tutt’altro che rassicurante

 

di Federica Tetti *

 

Degrado, sporcizia, incuria e burocrazia sono, più di altre, le pecche del Lago di Albano. In un convegno che si è tenuto nei giorni scorsi presso la Foresteria del Coni è  stato ufficializzato l’intento  dell’amministrazione castellana di istituire un comitato tecnico per risolvere il gravissimo problema del calo esponenziale del livello dell’acqua. Che il Lago di Albano non versasse in buone condizioni di salute era risaputa da tempo, ma a confermarlo sono giunte  anche le rilevazioni di Legambiente che hanno fotografato una situazione poco rassicurante: la superficie lacustre ha raggiunto, in dieci anni, la soglia negativa di meno 4 metri rispetto al livello originario (con una scomparsa di oltre 21 milioni di litri di acqua), le sponde poco pulite, i prelievi illeciti, l’inquinamento delle acque, la moria degli animali, la presenza ancora di qualche scarico abusivo, le frane, la difficile accessibilità. 

Scopo primario del comitato sarà quello di progettare un piano di tutela e recupero del bacino lacustre e presentarlo al prossimo presidente della Regione. Il convegno ha riunito in un’unica tavola rotonda, gli amministratori locali con a capo il sindaco castellano Milvia Monachesi,  la Coldiretti, l’Autorità dei Bacini Regionali, Il Parco Regionale dei Castelli romani, l’università “La Sapienza”, l’ex assessore regionale Marco Mattei. Il depauperamento idrico è un problema di una tale gravità che necessiterebbe di finanziamenti particolarmente ingenti e di controlli più rigorosi sulle captazioni abusive (tra cui anche quelle della villa Pontificia), vista una delibera regionale del 2004, rimasta finora lettera morta, che ne imponeva la chiusura.

“Si stanno consumando risorse che i cicli stagionali non riescono a compensare – ha sottolineato Mattei, l’ex assessore regionale all’ambiente –. Il fabbisogno sempre maggiore di risorse idriche è dovuto all’antropizzazione che stanno subendo i nostri luoghi. L’aumento eccessivo degli abitanti, da una parte e dall’altra la riconversione del territorio da agricolo ad industriale, avvenuta senza che le aziende possedessero opportuni sistemi di riciclo e riuso dell’ acqua, ha condotto all’eccessivo sfruttamento della falda e quindi alla situazione attuale.  Per prelevare meno dalla falda, sarebbe indispensabile una maggiore captazione delle acque dal Simbrivio, l’unica fonte esterna su cui può contare il nostro territorio”.

Molti gli interventi succedutisi l’uno dopo l’altro. Quello che doveva essere un punto di partenza per dare vita a dei progetti concreti,  si è dimostrato principalmente un disquisire politico, che al di la delle tante parole non ha  decretato nulla in merito. Di certo anche le forze politiche che si vorranno vestirsi di ecologia dovranno dimostrare concretamente impegno e determinazione per essere credibili agli occhi dei cittadini.

Per il momento, anche il 2012 si chiuderà probabilmente con un “bilancio idrico” drammatico e con un lago assetato, ancora in attesa che qualcuno  lo salvi da un prosciugamento costante e inesorabile.

 * con la collaborazione di Antony Monteduro

 


                    
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