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‘Chi ha due tuniche ne dia a chi ne ha una e chi ha da mangiare faccia altrettanto”

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Dal Vangelo secondo Luca cap. 3, 10-18 a cura di Don Gaetano Zaralli

Le folle interrogavano Giovanni: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: «Maestro, che dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi che dobbiamo fare?». Rispose: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile».

 

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Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?».

Sono passati duemila anni da allora e le folle ancora chiedono: “Che cosa dobbiamo fare?”. Lo chiedono ai potenti della terra e ai guru illuminati, ai preti che aspergono con acquasanta e agli stregoni che fabbricano intrugli, alla Madonna che devotamente appendono a capo del letto e al ferro di cavallo che con altrettanta devozione inchiodano sulla porta.

Le folle sono egoiste, senza la volontà di esserlo; sono soggette a forme di fanatismo, senza avere coscienza dell’inganno che stanno subendo. Quando si parla alle folle difficilmente si è sinceri, si preferisce piazzare prodotti di basso costo e alle parole si affida l’astuzia della propaganda … Per questo le folle sono banderuole, per questo delle folle non sempre ci si può fidare.

 

«Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».

Il “maestro” responsabile risveglia le coscienze e rischia la disapprovazione perché, quello che chiede costa sacrificio. Ma, se nel maestro si vede il buon esempio, il discorso si fa convincente, e le folle si disgregano nel dover scegliere, tra le parole e i comportamenti,  la coerenza.

 

«Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».

Il “maestro” coscienzioso, non farà sconti a chi deve rispettare i patti. Solo se si è giusti, si può pretendere giustizia, Se furbescamente si evadono le tasse, approfittando dei servizi gratuiti che uno stato offre, si è ladri. Così, se ai pubblicani che, riscuotendo le tasse, intascano balzelli non dovuti, non si dice che sono ladri, non si è nel giusto. Con il ventilabro bisognerà dare una pulita all’aia, separando il grano dalla pula. Non è una minaccia, né una condanna, ma solo l’invito a essere migliori.

 

«Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe».

Il “maestro” coraggioso condanna l’abuso di potere, di qualsiasi specie esso sia. Se il potere sono le armi non si maltratti chi è inerme; se il potere sono i soldi, non si ricatti chi non ha risorse; se il potere sono le preghiere, non si illuda chi vuole avere speranze. E che la prepotenza delle armi, lo sporco dei soldi, e la vacuità di certe preghiere non si rivestano di ipocrite buone intenzioni.

 

«Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che… vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

Il “maestro” onesto è anche umile e mai si sostituirà al vero Maestro. Giovanni battezzava con l’acqua del Giordano, Gesù  battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Oggi nell’umiltà dell’acqua che lava, appare il segno della Grazia che santifica e l’Amore che libera totalmente l’uomo dal suo male…

DON GAETANO ZARALLI

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