Attualità

Genzano – Scavi alla Villa Antonini: torna l’incubo di furti e saccheggi

VILLA ANTONINI VISTA DALL’ALTO

 

L’apertura del sito alla cittadinanza

di Federica Tetti

Le risorse pubbliche destinate alla riqualificazione del patrimonio artistico e culturale presente sul nostro territorio diminuiscono di anno in anno, lasciando così molti “tesori” ancora nascosti. Sepolta dell’incuria e dalla vegetazione è rimasta per molto tempo anche la villa degli Antonini, una delle residenze imperiali più importanti dei Castelli Romani, dove nacquero Antonino Pio e Commodo, situata tra il XVIII e XIX miglio della Via Appia antica nel territorio dell’antica Lanuvium (oggi lungo via del Lavoro a ridosso dell’area artigianale di Genzano), finché qualche anno fa non ha richiamato l’attenzione di un’università statale americana: la Montclair State University dello stato del New Jersey, i cui studenti dal 2010, eseguono  una serie di indagini e ricerche sistemiche del sito. Finita la quarta campagna di scavi, condotta sotto la direzione dei professori Timothy Renner e Deborah Chatr Aryamontri, anche quest’anno l’area è stata aperta al pubblico, per mostrare i nuovi esiti delle ricerche. Con l’arrivo dell’inverno, gli scavi però si fermeranno e sull’area calerà di nuovo il sipario finche non tornerà il campo scuola archeologico per continuare le ricerche nel luglio del 2014. Per il quarto anno consecutivo la Montclair State University con rammarico lascerà di nuovo questa area senza una recinzione adeguata.

Una delle fasi degli Scavi

“Nonostante siano stati stanziati dei soldi da parte della Regione, per finanziare la costruzione di una recinzione adeguata, il progetto è ancora fermo – ha dichiarato con rammarico Deborah Chatr Aryamontri, codirettrice dello scavo –. Le polemiche fanno solo male, il nostro intento non è quello di lamentarci dell’operato del Comune di Genzano, bensì vorremmo aprire una finestra sul mondo, per mantenere alta l’attenzione su questo sito e allo stesso tempo lanciare un grido di aiuto ai singoli cittadini che a vario titolo potrebbero aiutarci. Finora lo scavo è stato finanziato quasi interamente dagli studenti americani che pagano il campo scuola archeologico e dal supporto dei volontari italiani, ma siamo grati al Comune per averci fornito diverse attrezzature, come tavoli e sedie. Ci ha messo a disposizione i propri operai, ci ha coadiuvato nella logistica di cantiere, ha tagliato l’erba, ripulito dall’immondizia, provveduto all’allaccio dell’acqua con un nuovo tubo, dato che il precedente è stato ritrovato bruciato, fornito i bagni chimici e un gruppo elettrogeno per l’elettricità, rimasto quest’anno inutilizzato per la paura di possibili furti”.
La dottoressa Chatr Aryamontri non ha dimenticato di ringraziare e di apprezzare anche le singole azioni di cittadini e di piccole aziende locali, che sono state e sono fondamentali per il proseguo dei lavori. Come ad esempio Zega Legnami, che oltre a fornire materiali di lavoro e a conservarli nel proprio magazzino, dato che gli studenti non possono imbarcarsi con pale e picconi, ha messo a disposizione delle case di legno da giardino prefabbricate, oppure il signor Lino Nicoletti proprietario dell’azienda agricola “Quarto della Mandorla” che ha tagliato volontariamente l’erba, Antonio Orzelleca che ha fornito un piccolo rinfresco in occasione della visita pubblica annuale delle autorità cittadine, senza dimenticare l’architetto Fianco Riccardo che a titolo completamente gratuito ha lavorato al piano per la sicurezza di cantiere.

Il laboratorio archeologico

Anche associazioni, come la Diakronica Iaconauta, sono state fondamentali per interfacciare il sistema americano a quello italiano. Inoltre grazie al recente protocollo d’intesa tra Comune, Università americana e Soprintendenza, sono state poste le basi per indagini nei prossimi anni nel sito.

“Oltre ad avere un interesse specificatamente scientifico – ha proseguito la Deborah Chatr Aryamontri – il nostro intento sarebbe quello di elaborare un progetto di musealizzazione per inserire le rovine della Villa degli Antonini in un interessante percorso archeologico che leghi i vari territori dei Castelli e possa generare un indotto economico che dia lavoro alle persone del luogo. Ad oggi la mancanza di una recinzione adeguata ha esposto il sito a saccheggi, scorrerie e furti, come la sottrazione di due bolli laterizi rubati dalla pavimentazione. Fortunatamente erano stati repertati e documentati , ma l’inconveniente oltre a portare via materiale di studio prezioso, ci fa perdere tempo dietro le denunce. Ogni anno c’è qualcosa di inaspettato – ha concluso – per questo avremmo bisogno di un mecenate locale”.

 

 

– APPENDICE

UN’AREA DALLE ENORMI POTENZIALITA’ 

 

Il Laboratorio archeologico

Anche quest’anno si e’ svolta la campagna di scavo archeologico, arrivata alla quarta edizione e condotta dalla Montclair State University nella cosiddetta Villa degli Antonini, situata nel comune di  Genzano di Roma, ma originariamente facente parte del territorio dell’antica Lanuvium.

La Montclair State University e’ un’ università statale americana, ed i co direttori della scavo genzanese sono gli archeologi Timothy Renner e Deborah Chatr Aryamontri. Lo scavo e’ stato dato in concessione dalla Soprintedenza per i beni archeologici del Lazio all’università americana dal 2010 ed è sostenuto economicamente dai contributi degli studenti d’oltreoceano, che in accordo con la Montclair svolgono un campo scuola archeologico a pagamento ed è supportato dall’esperienza e dalla manodopera di alcuni volontari italiani che vi partecipano con passione e dedizione. La Villa, la cui proprietà apparteneva fino agli anni 80 alla famiglia Caratti, che la adibì ad uliveto, si trova al XVIII miglio della Via Appia Antica, nell’ attuale Via del Lavoro, strada di accesso alla Zona Artigianale. Quest’area oggi è vincolata per 3.000 m.q. circa ed è proprietà del Comune di Genzano. Il nome “Villa degli Antonini” deriva dall’analisi delle fonti letterarie (Historia Augusta, Antonino Pio 1.8, Commodo 1.2) e dal rinvenimento nel 1701 di una serie di busti, in marmo lunense, in un punto non ben chiaro della villa, rappresentanti Antonino Pio e Faustina Maior, appartenenti alla dinastia imperiale degli Antonini, oggi esposti ai Musei Capitolini a Roma. Altri elementi importanti per l’attribuzione del nome sono: il luogo di nascita degli imperatori Antonino Pio e Commodo, entrambi nati a Lanuvio, ed i bolli laterizi rinvenuti finora, che confermano l’attribuzione del complesso residenziale all’eta’ Antonina.

 

Timothy Renner e Deborah Chatr Aryamontri al Convegno di fine scav

La Villa comprende alcune strutture, denominate anche col famoso termine “Ruderi o Rovine”, in laterizio, a forma di torri, che sono sempre rimaste visibili e pertinenti ad un complesso termale presente nella Villa. Il complesso termale è stato attestato e riconosciuto dopo il primo intervento a carattere propriamente scientifico eseguito nel 1989 dalle dott.sse Nicoletta Cassieri e Giuseppina Ghini della Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio (resti della Villa vennero descritti e parzialmente scavati a piu’ riprese, in maniera non sistematica tra il XVIII ed il XIX sec.). Nel 1996 a seguito di un intervento di ripulitura condotto dal Gruppo Archeologico Speculum Dianae e dall’ Archeoclub di Ariccia, emersero parzialmente strutture murarie curvilinee adiacenti al complesso termale.

La campagna di scavo del 2010 ha avviato nuove indagini archeologiche volte ad uno studio sistematico di ciò che rimane dell’ antico complesso. Durante tale campagna sono state approfondite le ricerche nell’ area delle strutture murarie curvilinee. Alcuni elementi costruttivi ed il tipo di  materiali rinvenuti sembrano avvalorare l’ipotesi del carattere idrico di questa struttura, forse da interpretarsi come fontana monumentale. Durante questa campagna di scavo inoltre sono state svolte indagini geofisiche che hanno evidenziato probabili strutture murarie con andamento planimetrico apparentemente indipendente dalla struttura curvilinea.

Nel 2011 si è svolta la seconda campagna di scavo, in continuazione delle indagini archeologiche avviate nel 2010. Si è continuato a concentrarsi sulla struttura curvilinea, conservata a livello di fondazione e consistente in tre anelli concentrici intervallati da muri radiali. Le esplorazioni hanno interessato diversi settori di scavo. Uno di questi e’ stato aperto ex novo allo scopo di verificare i risultati delle indagini geofisiche condotte nel 2010, che evidenziano la presenza di strutture murarie. In altri due settori si è cercato di capire se le strutture murarie fino ad allora messe in luce proseguissero. Le prospezioni geofisiche del 2011, condotte con un nuovo elettromagnetometro, si sono incentrate nell’area già indagata nel 2010 e lungo una nuova fascia settentrionale. Queste indagini hanno rilevato nell’area circostante la struttura curvilinea una zona che farebbe ipotizzare la continuazione delle murature a formare un’ellisse o un quasi cerchio, forse da interpretarsi come struttura anfiteatrale. Durante la terza stagione di scavo nel 2012, sono proseguite le indagini della struttura curvilinea ad ovest del complesso termale. Lo scavo nel nuovo settore, volto a verificare i risultati delle indagini geofisiche del 2011, ha portato alla luce nuovi segmenti di pareti ricurve di tipo identico quelle già scoperte. Le strutture murarie di entrambe le aree possono quindi essere attribuiti a un singolo edificio di forma ellittica, dando così più peso l’ipotesi di avere a che fare con l’anfiteatro di Lanuvio dove, secondo le fonti antiche, Commodo uccideva le belve. I reperti rinvenuti durante questa campagna sono principalmente frammenti di marmo bianco e colorato, numerose tessere policrome in pasta di vetro, una serie di bolli laterizi, soprattutto anepigrafi, e frammenti ceramici. Per quanto riguarda la campagna di scavo 2013 svolta quest’anno, bisogna attendere, come sempre avviene, le prossime pubblicazioni prima di poter scrivere eventuali articoli su giornali, riviste e siti.

Finita la quarta campagna di scavi, anche quest’anno l’area è stata aperta al pubblico, per mostrare i nuovi esiti delle ricerche, all’interno della giornata di studi dello scorso 24 luglio, denominata “I PROGETTI DI RICERCA della c.d. VILLA DEGLI ANTONINI e del SANTUARIO di JUNO SOSPITA. La giornata ha visto coinvolti i due comuni castellani di Genzano e di Lanuvio e partendo dalla Sala delle armi di Palazzo Sforza Cesarini, ci si e’ trasferiti prima a visitare il sito Genzanese poi ci si e’ spostati a Lanuvio, dove e’ stato inaugurato il restauro del portico (già restaurato nell’ottocento) del tempio di Giunone Sospita.

Il coinvolgimento di due progetti di ricerca diversi, presenti in due comuni diversi, testimonia la sinergia nuova che si sta creando tra questi due comuni castellani nei confronti della cultura e del patrimonio. Una ricerca, uno studio ed una storia che fortunatamente, (seppur con lunghe pause), continuano ad andare avanti partendo dal 1989, anno del primo scavo scientifico del sito, con la speranza che si continui a lavorare ed a ricercare le tracce che il nostro passato ci ha lasciato.

Vale la pena sottolineare l’enorme potenzialità che un sito come quello della c.d. Villa degli Antonini possiede. Potrebbe essere la sede, oltre che ti uno splendido parco archeologico, anche di varie attività culturali, didattiche e ludiche, coinvolgendo anche le  realtà associative presenti sul territorio, in termini di visite guidate, organizzazioni di corsi specifici (per esempio sugli orti biologici, data la disponibilità di aree verdi) eventi legati alle tradizioni popolari e all’enogastronomia e, con attenzione particolare, sede di laboratori didattici per le scuole elementari, come si sono già svolti nella felice esperienza svoltasi nel giugno del 2012 con la Dott.ssa Consuelo Cecchini e alcuni studenti volontari, con delle scuole elementari di Genzano e di Lanuvio.

Utilizzando in modo intelligente ed istruttivo l’archeologia, i resti e la storia che la villa ci offre i bambini  si sono esercitati nel setacciamento della terra, la pulizia con brevi spiegazioni al seguito della ceramica (dove i ragazzi, cosa fondamentale, possono toccare con mano e vedere dal vivo i materiali) dei marmi, delle tessere di mosaico e degli intonaci affrescati. Inoltre si sono svolte spiegazioni ai ragazzi sulla storia della Villa e quindi di conseguenza sulla storia del territorio. Così facendo i ragazzi ed i bambini potranno acquisire ed imparare molte nozioni, soprattutto storico-artistiche ed archeologiche, giocando e divertendosi, canale ottimale per la trasmissione della conoscenza e della cultura.

Sperando che si cominci a posizionare le basi di questo percorso, che oggi può risultare utopistico, vale la pena ricordare cosa scriveva riguardo a Schliemann (colui che  scoprì la città di Troia con Omero alla mano) Ranuccio Bianchi Bandinelli nella sua Introduzione all’archeologia “Innegabilmente lo Schliemann, con la sua irrazionale fede in Omero mostrò una volta di più che soltanto le utopie fanno progredire il mondo”. Non ci resta che sperare che questa utopia si concretizzi e faccia aumentare la sensibilità nei confronti della cultura e della tutela dei beni culturali nell’area dei Castelli Romani.

Antony Monteduro

 

 

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