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Due soci del CAI di Frascati salgono fino a 5137 metri, sulle orme di Noè

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Nell’immagine i nostri due tuscolani al ritorno al secondo campo con la vetta sullo sfondo

Il giovane Edoardo Cerro e l’Accompagnatore di Alpinismo Giovanile Massimo Cipolloni, della Sezione di Frascati del Club Alpino Italiano, hanno raggiunto la vetta della montagna a quota 5137 metri dove Noè approdò dopo il diluvio universale. Il 2013 ricorre il 150° anno dalla fondazione del Club Alpino Italiano (CAI), prima associazione nazionale fondata nel neonato Regno d’Italia nel lontano 1863. In questa occasione il CAI ha organizzato, insieme a numerose attività in Italia, una spedizione internazionale al Monte Ararat (5137 m), la montagna più alta della Turchia.

Tra i 25 partecipanti alla spedizione, costituiti per metà da ragazzi e ragazze tra i 15 ed i 17 anni che provengono dall’intero territorio nazionale, ci sono due rappresentanti della Sezione di Frascati del CAI: il giovane Edoardo Cerro e l’Accompagnatore di Alpinismo Giovanile Massimo Cipolloni. La meta scelta, il monte Ararat, è fortemente simbolica: l’Ararat è infatti identificato come il luogo dove approdò dopo il diluvio l’arca di Noè e dove quindi l’umanità ebbe una seconda genesi. E’ un monte sacro per gli armeni: in lingua armena Ararat significa “luogo creato da Dio”; esso ricorda però anche una delle più grandi e dimenticate tragedie del XX secolo, ovvero il genocidio subito dagli stessi armeni. Attualmente l’area intorno a questo monte è popolata principalmente da curdi.

In linea con la storia del Club Alpino Italiano, la spedizione non è stata finalizzata unicamente a salire la montagna, ma anche a mettere le basi per ricerche scientifiche (soprattutto sui ghiacciai) che verranno svolte nel 2014 a cura del Comitato Scientifico del CAI. Essa è stata inoltre improntata a criteri di sostenibilità ambientale: ai giovani alpinisti ed ai loro accompagnatori si sono affiancati infatti due rappresentanti della Commissione Tutela Ambiente Montano che hanno supportato i ragazzi nella conoscenza del territorio attraversato e nel garantire che la spedizione non lasci su tale territorio tracce del proprio passaggio.

La spedizione ha raggiunto la propria meta il 23 luglio, alle ore 6,45, al primo tentativo.
Edoardo Cerro e Massimo Cipolloni sono stati tra i 25 alpinisti che hanno potuto calcare la vetta, a quota 5137 m.

La salita dal secondo campo, a quota 4200 metri, fino alla cima, è iniziata alle 1,30 di notte, alla luce delle pile frontali, non potendosi approfittare della luce della luna piena a causa della densa copertura nuvolosa. Un lungo e ripido percorso su detriti di origine vulcanica ha portato fino alla base del ghiacciaio, a poco meno di 5000 metri di quota. Da qui, calzati i ramponi, si sono affrontati i pendii terminali nella tormenta, con temperature oltre 15 gradi sotto zero, fino ad arrivare in vetta alle 6,45 dove è stata sventolata la bandiera dell’Alpinismo Giovanile e del CAI e dopo le foto di rito (poche in realtà per la difficoltà di togliere i guanti nel gelido vento) i partecipanti si sono affrettati a discendere ed hanno raggiunto nella stessa giornata il campo base posto a quota 3350 m.

Lungo il percorso di salita il gruppo del CAI ha incontrato alpinisti di varie nazionalità: iraniani, russi, svedesi, turchi, olandesi, francesi, americani ed è stato supportato dalla guida curda Burhan, che ha consentito di conoscere usi e costumi dei pastori che vivono alle pendici della grande montagna.

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