Attualità

Velletri in festa con la Madonna della Carità. Oggi la Processione

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UNA FESTA CHE SA DI FAMIGLIA

…E PROFUMO DI PANE FRESCO

di Luca Leoni

Stasera, sabato 31 agosto, tornerà a snodarsi per le vie cittadine di Velletri la piccola processione della Madonna della Carità, unica ad avere una tappa nel piazzale dell’Ospedale Civile. No, non ci sarà la folla osannante e trepidante di quella della Madonna delle Grazie. Non ci saranno quasi tutti, gli oltre cinquantamila velletrani, ad affollarsi con discrezione e compostezza in via Luigi Novelli, nella chiesa di Sant’Apollonia: ce ne saranno un duecento, contando tutti, dai nonni ai nipotini. 
Un edificio santo, la chiesa di Sant’Apollonia, anche se piccolo e quasi angusto, benedetto da una santità che viene dal popolo: una comunità che da secoli condivide certi valori e continua a credere alla risurrezione della carne. Un piccolo esercito di simili che va al camposanto almeno una volta al mese e non si ricorda dei trapassati soltanto il 1 o il 2 novembre, quando ‘pare brutto’ non andarci. 
Quella chiesa emana un profumo d’incenso tutto particolare e inconfondibile, fatto di respiri, sospiri, preghiere sussurrate e palpiti che sanno di secoli: li percepisci già in strada, prima di varcare la soglia dell’edificio seicentesco e rettangolare, di un barocco francescano essenziale e funzionale. Un comune sentimento di fede nell’Aldilà che avvolge come un impalpabile velo di seta i candelabri scintillanti, le fiammelle tremolanti delle candele, gli stucchi e si libra verso l’alto, oltre il soffitto dipinto che è una finestra sul Paradiso e che lì intende guidare ciascuno di noi, affidandoci a uno di quegli oltre trenta angeli lassù, dalle ali possenti e lunghissime e sempre intente al volo. Tra nubi così dense e verosimili da costituire un città divina fatta di cielo e zucchero filato. Una città dominata da una tavola quattrocentesca dai colori squillanti, coperta con pudicizia da una pettina d’argento, dalla quale una Donna ci mostra, con lo sguardo, il suo unico Figlio ancora fanciullo.
La festa della Madonna della Carità ha un alcune righe informative sulla celebre enciclopedia internet “Wikipedia”: pochi elementi, ma esaustivi, leggibili in tutto il mondo. Un plauso a chi se n’è interessato. Ecco il testo: il 10 maggio 1491 venne commissionata ad Antoniazzo Romano una bella immagine con la Madonna con il Bambino da porre nella chiesa di S. Martino. Il 25 febbraio 1569 con la nascita della Confraternita della Carità, il popolo veliterno prese ad appellare quella Madonna come Madonna della Carità. La festa si celebrava la Domenica in Albis, solo nel 1838 grazie al Cardinale Bartolomeo Pacca è stata riformata e portata alla prima domenica di settembre con la processione alla vigilia. Dal 1816 con il trasferimento della Confraternita la Madonna si venera a Sant’Apollonia.
Ogni anno, la festa della Madonna della Carità ritorna più forte ed intensa dell’anno precedente. Ogni anno, la prima domenica di settembre, il portone d’ingresso torna a spalancarsi sin dalla mattina presto addobbato a festa, con la porticina laterale che diviene un gioioso e giocoso andirivieni di ragazzi e fanciulli, tutti intenti a dare il loro personale contributo all’evento. 
Fuori, in strada, Fratelloni e affini distribuiscono immagini sacre della Celeste Signora ai munifici contribuenti, sempre generosi e puntuali. E’ una festa vera, voluta e sostenuta ogni anno da un pugno di silenziosi valorosi che tengono accesa una fiaccola di fratellanza che risale al 1569. 
Padri di famiglia, mogli, figli, cugini, parenti, amici come tanti sottraggono senza fiatare tempo e sostanze alla vita quotidiana: è la linfa vitale di una ricorrenza devozionale basata sulla preghiera. Un inno fattivo alla Carità intessuto di pauperismo francescano, semplicità altruistica e disponibilità esemplare. 
Una festa, questa della Madonna della Carità, che sa di famiglia e profumo di pane fresco. Più di tutte le altre.

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