POLITICA

Genzano – Cesaroni non nega l’ipotesi rimpasto di Giunta. Lommi furente: “la gente faticherà a capire”

agostino cesaroni

Sono strascichi che pesano, e vanno ben oltre i confini di Genzano, quelli scaturiti dal colpo di scena in seno agli equilibri del centrosinistra genzanese, ricompattatasi d’incanto dietro la bandiera dell’ormai prossimo segretario del Pd, Tonino D’Annibale. Non ce ne voglia il combattivo Luca Lommi, se ci avventuriamo in profezie, ma l’esito congressuale, dopo il clamoroso passo indietro di Agostino Cesaroni, appare quasi scontato. Polemiche e battute al vetriolo impazzano nell’enoteca comunale, dove si andrà al voto nel pomeriggio (i seggi chiuderanno alle 21), ma anche e soprattutto nella piazza e nei vicoli, dove la gente mugugna e non tutti hanno accolto benevolmente quanto accaduto nelle ultime ore.

Anni e mesi di polemiche spazzate via di fronte ad una voglia spasmodica di riunire il partito e riaprire le porte ai dissidenti. Dissidenti rappresentati dagli amministratori della Giunta Gabbarini e da gran parte dei consiglieri che sostengono la squadra di governo. Geniale l’operazione portata a termine da Gabbarini & co., che hanno sfoderato la carta capace di far saltare il banco. L’arrivo di D’Annibale e il carisma sfoderato dal due volte consigliere regionale ha senz’altro intimorito la cordata che faceva capo a Cesaroni, non più convinto di farcela con le sue sole gambe. Li è iniziata la trafila diplomatica, nel tentativo di ricucire uno strappo prima del voto; lì, in fretta e furia, si è allora giocata e vinta la partita, che ha segnato il trionfo, su tutti i fronti, dei (saranno ex) membri di Città Futura, Genzano Democratica e Per Gabbarini Sindaco, che rientreranno dalla porta principale senza dover nulla, se non le briciole, a tanti di coloro che sino all’altro ieri con difficoltà pronunciavano il loro nome. 

“Potevano rimettersi insieme comunque – ci dice un iscritto, che vuole restare anonimo, poco prima di salire le scale dell’enoteca -, ma potevano farlo dando la presidenza ad Agostino. Così facendo, invece, hanno preso tutto loro. Certo ora non sarà facile spiegare alle persone quanto accaduto e qualcuno dovrà essere bravo a trovare delle ragioni, perchè la gente è stufa dei giochini di potere…”. 

 

LUCA LOMMI

L’unico ‘competitor’ rimasto, dicevamo, è Luca Lommi, sceso in campo al posto di Cesaroni, a capo della lista ‘Democratici e di Sinistra’. Un Lommi che sembrerebbe poter contare ancora sui fedelissimi di vecchia data, tra cui Gianluca Ercolani, Emanuele Sabatini, Giordano Bianchi, Guido Ercolani e l’ex sindaco Enzo Ercolani. 

“Non voglio nemmeno sapere le ragioni che hanno spinto Agostino a sconfessare le posizioni prese e ad avvicinarsi a quelle di D’Annibale – ha dichiarato ieri sera, a caldo, il consigliere Lommi –. Mi auguro che questa decisone non sia il frutto di accordi trasversali alla trattative ufficiali, perché se così fosse sarebbe un’indecenza. Soprattutto dopo il ribaltone umiliante subito dallo stesso Cesaroni, a suo discapito, durante l’ultimo congresso”.

Accuse che Agostino Cesaroni ha respinto in mattinata durante una visita nella nostra redazione di vicolo Palmarini. “Sicuramente passerò per un traditore – ha esordito, con un sorriso che non ha nascosto le tensioni delle ultime ore -, ma le cose sono diverse da come sembrano. Avevo il sentore già da qualche tempo che il mio avversario politico sarebbe stato Tonino D’Annibale. Un politico del suo calibro, che ha alle spalle due legislature in consiglio regionale, non sceglie di metterci la faccia se non è sicuro dei numeri che ha in mano e da lì ho capito che sarei finito stritolato. La verità – ha aggiunto – è che nel momento in cui D’Annibale ha messo di fronte la parola unità, con lo scopo di ricompattare il partito e mettersi seduti intorno ad un tavolo non potevo più tirarmi indietro. La decisione presa, è chiaro, ha causato in me una profonda riflessione e anche un pò di sofferenza, ma quando ho capito che c’era in gioco l’unità del partito mi sono sentito in dovere di fare un passo indietro, perchè se non ci fossimo uniti prima chi avrebbe vinto questo congresso avrebbe comunque perso”.

 

AGOSTINO CESARONI

Presto accontentato chi si sarebbe aspettato una prova più muscolare da parte sua, per alzare la quantità della posta in gioco: “se avessi fatto io il segretario avrei comunque dovuto percorrere la strada stabilità da Tonino D’Annibale, perchè di fronte alla richiesta di un sindaco di rientrare nel Pd, partito che ha contribuito a fondare, con quale carte avrei potuto respingerla?”.

In poche ore spazzati via anni di attriti? “Col senno del poi – ammette Cesaroni – posso dire che fu un errore quello di respingere le primarie 3 anni fa: avremmo risparmiato molti scotti al partito e ne avremmo guadagnato in omogeneità. Mentre agendo così abbiamo fatto scuola in negativo, ed è proprio per non ripetere gli errori già fatti che abbiamo capito che non era più il caso che si rifiutasse il dialogo tra le diverse anime che formano il partito stesso”.

Riguardo la sua mancata elezione, durante lo scorso congresso nel 2011, Cesaroni sembra aver abbandonato ogni acredine a riguardo: “fa ormai parte del passato, tanto più che il regolamento prevedeva che qualora il candidato non avesse ottenuto la metà più uno dei consensi, il voto sarebbe passato in direttivo”. Alla domanda se potrebbe cambiare il volto della Giunta comunale, per effetto di questa scelta e dei risultati del congresso cittadino del Pd Cesaroni ha affermato: “lo vedremo  dopo il Congresso se ci sarà un rimescolamento all’interno della Giunta. Arrivati a questo punto i contenuti nell’Amministrazione vorremmo metterli anche noi, però prima dobbiamo ricostruire il Pd, mettere insieme tutto quello che di buono è stato costruito anche attraverso l’esperienza delle liste civiche e ricomporre la tanto agognata e sospirata unità”.

Un’unità in nome della quale ogni dissidio è stato spazzato via, in una pacificazione che, par di capire, si è limitata al momento più sulla voglia di ritornare insieme a prescindere che su una profonda discussione dei motivi che hanno portato agli attriti. “Per la discussione dei contenuti dai quali ripartire – ammette Cesaroni – ci sarà tempo e modo per parlarne appena terminata la fase congressuale, dalla quale usciremo con pari dignità e rappresentanza all’interno del consiglio direttivo”.

 

Virginio Melaranci, Bruno Romagnoli, Flavio Gabbarini, Tonino D’Annibale, Giorgio Ercolani e Maura Pisciarelli

Sarà dunque vittoria sicura per D’Annibale, dato che ormai in molti si sono riavvicinate alle sue istanze, tra cui Martina Ortolani, Alessandro Paglia, Giampiero Muscolo, Carlo Valle e Teresa Petrucci. Rimane il nodo del direttivo. Con il suo passo indietro, come confermato, Cesaroni è convinto di una dirigenza alla pari, adeguatamente rappresentata da tutte le anime del partito, ed affiancata da un documento politico che faccia da garanzia alla compattezza non ancora pienamente suggellata. Anche perché il gruppo facente capo a Luca Lommi sembra voler andare dritto per la propria strada, aprendo scenari in consiglio comunale impensabili nel momento in cui Città Futura, Genzano Democratica e tutta la maggioranza andrà a confluire in un Pd che di colpo potrebbe ridiventare troppo stretto per qualcuno.

Federica Tetti

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