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‘Il Verbo della Domenica’ – Ci sono momenti per l’uomo difficili da superare, ma guai arrendersi…

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imagesIL VERBO DELLA DOMENICA, a cura di Don Gaetano Zaralli

Dal Vangelo secondo Matteo (cap.24, 37-44 ) (I Domenica Tempo d’Avvento – anno A)

 

TESTO

37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo.40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.

42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

 

COMMENTO

“…mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, … e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti,…”

Questa volta partiamo da lontano, da Noè, dalla cui storia più che l’arca enorme, capace di contenere ogni sorta di animali, ripesco nella memoria la scena dell’ubriacatura raccontatami da mio nonno, che, attento osservatore dei comportamenti umani qual era, non mancò di calcare la mano sugli effetti disastrosi dell’alcool.

Le ubriacature sono sempre pericolose, perché, oltre a sciupare l’immagine di sé, aprono sbocchi impensabili alla fantasia che corre a briglie sciolte. Le ubriacature dei singoli addormentano le coscienze e fanno perdere la percezione chiara della realtà. Le ubriacature dei popoli inibiscono le volontà e il diluvio trascina tutti nel baratro della schiavitù.

“Mangiavano, bevevano e prendevano moglie e marito…”. Quel che appare normale nelle abitudini degli uomini, diventa comportamento pericoloso, se i meccanismi naturali  che portano alla conservazione della specie, non si arricchiscono di valori morali che per la specie umana sono essenziali.

 

“…così sarà anche la venuta del Figlio dell`uomo.”

Con Gesù arriva il momento delle scelte responsabili e, se al suo passaggio si è distratti o avvinazzati, si brucia stupidamente un’occasione preziosa. Non ci si meravigli allora se nella storia comune di ogni giorno alcuni di noi appaiono più liberi interiormente di altri e altri ancora più coscienti e responsabili rispetto alla massa. 

L’essere cristiani, come l’essere cultori e seguaci di un qualsiasi ideale, comporta necessariamente l’uscita dalle nebulose informi, che facilitano intrallazzi e prepotenze, per seguire la strada scomoda della coerenza fattiva.    

 

“Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.”

Gli esperti chiamano il contenuto di questo brano “discorso escatologico”, tenendo in mente più la fine del mondo che non il fine dell’essere nella storia. 

Al Signore che verrà, suppongo, interessi maggiormente raccogliere i frutti dalla pianta che ha curato smuovendone attorno la terra e concimandola a dovere, che non tagliarla perché sterile.

Ci possono essere stagioni come l’inverno che toglie alla pianta le foglie, lasciando, però, che sotto la corteccia fluisca ancora l’umido della linfa. Ci sono momenti per l’uomo difficili da superare, ma guai arrendersi… Arriverà la stagione buona e la vita, che sembrava spegnersi al freddo, esploderà di nuovo nel tepore della primavera.  

 don Gaetano Zaralli

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