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Scuola, la beffa del ‘Contributo Volontario’. E alla ‘De Santis’ di Genzano la Carta igienica si porta da casa

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contributodi Federica Tetti

Che la scuola italiana non stia certo attraversando un momento felicissimo è da tempo sotto gli occhi di tutti e questa prima parte di anno scolastico non è stata da meno, essendosi ripresentati svariati dei problemi ormai consolidati. Problemi che hanno generato ulteriori polemiche, tanto più sei i genitori, oltre a libri, quaderni e matite, debbono pensare pure a comprare la carta igienica.

“E’ quanto accade nell’istituto frequentato dai nostri figli – ha dichiarato al nostro giornale una rappresentanza di genitori dell’Istituto comprensivo ‘Francesco De Santis’ di Genzano –. Siamo noi genitori che sosteniamo la scuola pubblica con il nostro portafogli e temiamo una deriva privatistica del nostro sistema scolastico. Arrivati a questo punto tra poco chiederanno ai nostri figli di portare anche il banco e ci stiamo chiedendo se l’istruzione sia ancora un diritto gratuito e inalienabile”.

contributiVa detto con chiarezza che le risorse assegnate alle scuole  sono del tutto insufficienti per far fronte sia ai bisogni di funzionamento sia all’accrescimento dell’offerta formativa e per questo i vari istituti da tempo sono costretti a ricorrere ai contributi volontari dei genitori che, alla prova dei fatti seppur tanto volontari non sono, risultano ormai consuetudine diffusa e largamente accettata anche nelle scuole primarie.

Si è innescato un meccanismo che fa sembrare questa tassa volontaria simile alla retta che viene pagata alle scuole private – hanno commentato indignati i genitori di alcuni ragazzi –. Molte famiglie subiscono vere e proprie pressioni per questi contributi e spesso,  addirittura, la volontarietà del versamento non viene nemmeno segnalata. Questa contribuzione non è e non può essere obbligatoria, tanto più che abbiamo tutto il diritto di essere informati del modo in cui la scuola utilizza realmente i soldi”.

Il “contributo volontario” , che si aggira intorno ai 25 euro, dovrebbe comporsi di due voci: assicurazione integrativa alla polizza regionale e contributo per attività e progetti didattici presenti nel Piano dell’Offerta Formativa come ad esempio attività di tipo creativo-espressivo gestite da operatori esterni (comeeducazione musicale o teatrale, attività sportive, corsi di pittura, ecc.). “Quello dei progetti esterni è un’ altra vergogna inaccettabile – hanno dichiarato ancora alcune mamme in visita alla nostra redazione –.  Questi progetti vengono portati avanti in orario scolastico, e chi non paga ad esempio il progetto di educazione motoria guarda senza partecipare. Stiamo andando verso l’assurdo – hanno proseguito – l’educazione motoria prevista per legge e implicante un voto a fine anno sta diventando facoltativa. Noi vogliamo una scuola in movimento, piena di progetti ma gratuiti. È una questione di principio quella che stiamo portando avanti e la stiamo facendo pagare sulla pelle dei nostri figli”.

 

QUELLO CHE C’È DA SAPERE SUL CONTRIBUTO SCOLASTICO

Disciplinato dalla Legge Bersani (40 del 2007), il contributo scolastico volontario è un’erogazione liberale a favore degli istituti scolastici di ogni ordine e grado”  volta all’ampliamento e all’arricchimento dell’offerta scolastica ma anche al finanziamento dell’innovazione tecnologica e dell’edilizia scolastica.

Il comma 622 della legge 296/06 (Legge Finanziaria del 2007), dopo aver sancito l’obbligatorietà dell’istruzione per dieci anni ha confermato che “il regime di gratuità″ . Eventuali contributi per l’arricchimento dell’offerta culturale e formativa degli alunni possono dunque essere versati dalle famiglie solo ed esclusivamente su base volontaria“.

Tutti contributi volontari versati alle scuole durante l’arco dell’anno scolastico, possono, all’atto della dichiarazione dei redditi,  essere scaricati dalle tasse cioè detratti dalle persone fisiche nella misura del 19%. A condizione, però, che l’interessato conservi ricevuta del versamento ed indichi nella causale la seguente dicitura: “erogazione liberale per (almeno una delle seguenti motivazioni): innovazione tecnologica; ampliamento dell’offerta formativa; edilizia scolastica”.

 

Insomma il quadro che ne esce è abbastanza complesso e sconcertante. Un dato comunque è certo: “non è possibile dire che la scuola pubblica sia del tutto gratuita, in quanto è dimostrato che i genitori concorrono ampiamente alle spese. Vogliamo più trasparenza – grida questo piccolo gruppo di genitori  –  soprattutto perché si gioca con la pelle dei ragazzini e con i soldi delle famiglie”.

La stragrande maggioranza dei genitori paga, in silenzio, pur di evitare qualsiasi malinteso. Colpa della scuola che non informa o informa male? O colpa anche di famiglie che dovrebbero dimostrare maggiore “fame” di diritti?