Un capovolgimento morale che mette la coscienza sotto i piedi ed al suo posto eleva il profitto

cal

IL PENSIERO

di Pier Luigi Starace 

calPiù o meno un quinquennio fa, mentre infuriava, col Kayman in testa ed in ”trenino” dietro di lui i suoi sedicenti nemici, l’orgia privatizzatrice, fino al “trasformiamo la Croce Rossa in spa”,  scrivevo che l’unica istituzione non ancora  privatizzata restava la magistratura. Bastava che un privato o una cordata di essi finanziasse dei tribunali o corti di “giustizia” , in cui i magistrati fossero tutti ascritti al loro libro-paga con la qualifica  di lavoratori dipendenti. Ebbene, quella che m’era uscita come una battutaccia, amara e quasi velenosa, insomma esagerata per eccesso polemico, sta divenendo realtà. 

La Monsanto, multinazionale del comparto agroalimentare, capofila d’un cartello d’altre “sorelle”, si è infilata nel TPP , acronimo inglese di “Accordo Transpacifico di Cooperazione economica”, a guida USA,   cui aderirebbero dodici paesi, tra i quali Cile, Australia e Nuova Zelanda, che sembrano ancora indecisi a farlo. Perché in questo Accordo sta scritto, tra altro del medesimo tenore, che, se un governo degli stati firmatari osasse, dopo tale sottoscrizione, opporsi a delle clausole di esso, verrebbe trascinato in giudizio davanti a dei tribunali internazionali finanziati da Monsanto e compari. I “crimini” degni di tale minaccia, la cui sanzione evidentemente sarebbero multe micidiali per le casse dello stato del governo “criminale”,  sono di questo tipo: far conoscere ai cittadini gli effetti possibili delle sementi geneticamente modificate vendute dalla Monsanto; non vietare la vendita di farmaci generici meno cari di quelli col marchio delle ditte “protette” dall’Accordo; permettere campagne antifumo che danneggino l’industria del tabacco. 

In soldoni, perché il freddo  linguaggio giornalistico potrebbe non veicolare bene il contenuto: tu ti becchi queste sementi a occhi chiusi, così ne compri di più; tu che non hai i soldi per pagare i nostri farmaci è meglio che schiatti, perché non sei ”interessante” per noi;  è meglio che tu crepi di cancro ai polmoni facendoci guadagnare qualcosa di più, piuttosto che lo eviti facendoci guadagnare qualcosa di meno. Non occorre essere dei geni per ricostruire il mostruoso incastro di capovolgimenti soggiacente a questa “innovazione”. Un capovolgimento morale che mette  la coscienza sotto i piedi ed al suo posto il profitto, su cui s’inserisce uno religioso, o meglio antireligioso, annientante il valore della vita umana,  sul quale svetta il più concretamente  minaccioso:  quello giuridico: la funzione giudiziaria, nel suo asservimento  all’interesse privato, strappata alla propria natura originaria di  libera ed indipendente tutela dell’interesse generale.

Siamo già un passo – e che passo! – oltre l’odioso sogno kaymanico dell’asservimento della pubblica accusa al potere esecutivo, oltre la già intollerabile pretesa del corruttore di giudici  all’impunità pronta, cieca ed assoluta: siamo al dovere di tutelare il crimine contro l’umanità, al diritto di punire chi a questo crimine si oppone, non fosse per altro che per onorare un mandato elettorale. Siamo davvero, dopo che si è  sconciamente usata per mesi a sproposito questa drammatica espressione a proposito della condanna del  maxi evasore fiscale, all’annientamento della democrazia e dello stato di diritto. Solo il rifiuto di questi tre paesi potrebbero far fallire questo crimine eversivo della base del diritto. Non resta che sperare che non solo i tre stati suddetti, ma altri, facciano fallire questo mostruoso piano. Il primo nome che mi viene da citare ora, per risalire alle radici di ciò, è quello del prof. Jaroslav Novak.

Questo intellettuale USA con pruriti teologici,  uno dei più ascoltati “cattivi maestri” dell’ideologia neocapitalistica, aveva teorizzato la naturalità e la liceità dell’arricchimento illimitato d’un singolo, ignorandone protervamente  le conseguenze socio-economiche.Per concludere nel segno della speranza, un episodio, che non c’entra niente con quanto sopra, se non come contrapposizione positiva. Giorni or sono un marocchino si era recato ad un commissariato di polizia con dei documenti che dovevano regolarizzare la sua posizione. Pensava che la  cosa fosse finita con quell’atto. Invece vennero fuori degli altri adempimenti, per i quali c’era da pagare. Lui non lo sapeva e non aveva i soldi. Ebbene, il poliziotto di servizio mise di tasca propria il necessario: anche se equivalente a quasi tutta la sua “giornata”.