Dopo essere già stato esautorato del titolo di parroco, che nel gioco dei tasselli e delle regole ecclesiastiche ha perduto già da qualche anno, con una decisione a sorpresa, pur se apparsa non legata prettamente a ragioni anagrafiche. Per Don Gaetano, classe ’33, la possibilità, dal 2009, di poter continuare a far vita pastorale tra i propri parrocchiani, senza tuttavia avere la titolarità della parrocchia, che il Vescovo Vincenzo Apicella passò nelle mani di don Paolo Picca.
IL PRECEDENTE – Nel 2002, tuttavia, servì un’autentica sommossa popolare per salvare Don Gaetano, che era stato poc’anzi rimosso con l’accusa di aver creato ‘grave turbamento’ nella Chiesa. Fatale un’indagine della Congregazione per la Dottrina della Fede, che aveva esaminato una serie di scritti di Zaralli, attraverso la sua Comunità Dialogante, ritenendoli non conformi alle norme ecclesiastiche, per tutta una serie di ragioni legate all’aver toccato temi come i rapporti prematrimoniali, l’omessualità, la comunine ai divorziati, il celibato ecclesiastico e tanti altri argomenti solitamente invisi alla stragrande maggioranza dei suoi ‘colleghi’. Da lì il provvedimento di rimozione, firmato dall’allora vescovo Andrea Maria Erba.
LA SVOLTA – Che qualcosa negli ultimi giorni stesse maturando nell’aria lo si era capito anche dall’intervento che non più di tardi di dieci giorni fa Don Gaetano ha fatto sulle colonne del settimanale ‘il Cittadino’, dove da anni cura un’apprezzata rubrica. “Quello che mi si offre alla vista – ebbe a scrivere – è solo il capolavoro di una stupida decisione, che crudamente fa della parrocchia un’azienda entro cui dei preti si muovono spolverando altari, domenica dopo domenica in chiese diverse, a rotazione, perché i fedeli non abbiano la tentazione di affezionarsi ad alcuno di loro… in sincerità quale potrebbe essere il mio commento?
E ancora, se un parroco col solo pretesto di offrire ai fedeli un servizio domenicale standard, concede alle comunità una presenza “mordi e fuggi” di alcuni suoi collaboratori, senza che nessuno abbia la possibilità di misurarne la passione missionaria o l’indifferenza; il calore umano o la freddezza; la profonda umanità o la scarsa professionalità… cosa mi si consiglierebbe di dire? Forse mi si raccomanderebbe di tacere…Peccato, il consiglio è arrivato troppo tardi”.
“Quando in un piccolo specchio d’acqua dove ci si muove in libertà – si legge nella lettera di Don Gaetano -, nascono onde che snaturano l’abituale onesto agire, è bene PRENDERE IL LARGO… perché quelle onde, pregne di stupido potere, a lungo andare, potrebbero ledere la tua dignità”. Don Gaetano prende il largo…Non chiedetegli le motivazioni, perché non ha alcuna voglia di porsi in veste di vittima contro decisioni che sono piovute sul piccolo specchio d’acqua. La gestione della parrocchia di San Michele Arcangelo è mutata e il nuovo parroco, coadiuvato da un attento Consiglio Pastorale, ha deciso dove appendere un crocifisso…Ha eliminato un segno che da anni sulla porta della chiesa rendeva più facile il dialogo con i fedeli “lontani” e più chiaro il rapporto tra soldi e sacramenti…Ha trasferito i registri, vita segreta e storia di anime, in altra sede, più grande, unica, spersonalizzando e azzerando così ogni rapporto tra fedele e sacerdote… Il nuovo parroco, coadiuvato da ottimi collaboratori laici, impacchetta ora i battesimi ridistribuendoli poi nelle varie realtà parrocchiali, secondo un calendario che rispecchi i comodi dei sacerdoti di turno e non le esigenze dei fedeli…Don Gaetano prende il largo…tranquillo, anche se sofferente, perché la nuova gestione assicura al popolo di San Michele Arcangelo un altro sacerdote, forse più bravo, capace comunque di portare avanti un lavoro complesso, ma ricco di risorse umane. Don Gaetano prende il largo… e invita i suoi amici, a non disperare…
“Accendete i vostri telefonini e a scelta formate questi due numeri: 3393676930 (Il nuovo parroco), 3495390276 (Il Vescovo)- Vi risponderà una voce rassicurante… Dite che siete un popolo che ha bisogno di un sacerdote… e non sarete più orfani”. Chiedo scusa per la forma di questo messaggio – conclude don Gaetano nella lettera scritta e letta nella messa domenicale -. Non avevo voglia di farmi vedere piangere…Un saluto”.
LA REAZIONE DEI FEDELI – Dai fedeli è partita immediatamente una raccolta firme, preceduta da una lettera al parroco Don Roberto Mariani, e al Vescovo Vincenzo Apicella. “Vi lasciamo copia dello scritto di Don Gaetano col quale ha ritenuto di comunicare le motivazioni della sua decisione di lasciare, dopo 45 anni, la cura della parrocchia di San Michele Arcangelo. Le ha volute comunicare direttamente a noi popolo semplice, dopo che la gerarchia, da sempre sorda alle ripetute richieste di ascolto e fredda verso ogni tentativo di umano rapporto, ha chiuso ogni speranza di lasciare uno spazio di libertà dove poter continuare quanto di valido ai nostri occhi veniva svolto da Don Gaetano. Vi chiediamo, chi riempirà il vuoto, che ora sentiamo incolmabile di una guida sempre presente, sempre accogliente, di un pastore pronto a dialogare con tutti, soprattutto con i “lontani” che troppo spesso hanno trovato aridità e mille porte chiuse da parte di apparenti bravi sacerdoti, studiosi dei riti e di alte teologie, ma privi di ogni sensibilità verso coloro che si trovano in situazioni difficili?
Chi porterà avanti una Catechesi Familiare che da più di trent’anni avrebbe dovuto essere apprezzata come alternativa valida e imitabile, mentre ha avuto solo ipocriti lasciapassare nella speranza che il fenomeno non avesse adepti?
La parrocchia di San Michele Arcangelo conta circa mille anime eppure ogni anno, di media, ha visto frequentare centinaia di famiglie per l’iniziazione ai sacramenti, centinaia di ragazzi dai sedici anni in su desiderosi di ricevere la Cresima, oltre trenta coppie di fidanzati per la preparazione al Matrimonio e Battesimi mai al disotto dei cinquanta… Da oggi, purtroppo, molti di questo popolo senza pretese, si troveranno smarriti e avranno difficoltà a ricomporre in qualche modo un clima di famiglia attorno all’altare….Oggi lasciateci almeno la libertà di essere amareggiati, perplessi e sfiduciati a causa delle vostre scelte”.