CRONACA

Dopo aver picchiato e violentato le sue vittime lo stupratore di Velletri potrebbe veder ridotta la sua pena

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 stupratreA due anni dalla sua cattura e ad un anno dalla sua condanna, emessa dalla sezione Penale del Tribunale di Velletri, per Maher Djebali, il tunisino che per due mesi mise a soqquadro Velletri e i Castelli, stuprando due donne e tentando altre violenze, si aprono clamorosi spiragli per veder ridotta la sua pena. L’uomo venne riconosciuto colpevole di violenza sessuale, sequestro di persona, rapina e percosse e per questo la sentenza di 1° grado gli aveva inflitto una condanna di 15 anni, a fronte dei 13 e mezzo richiesti dal Pubblico Ministero. 

Stando alle indiscrezioni che trapelano in queste ore la Corte di Cassazione avrebbe accolto il ricorso dell’ormai 28enne tunisino, annullando l’ordinanza con la quale nello scorso autunno la Corte d’Appello avrebbe negato all’imputato il giudizio di secondo grado per, sembrerebbe, aver depositato il ricorso fuori tempo. L’uomo, ristretto nel Carcere di Velletri prima di essere trasferito nella Casa circondariale di Viterbo, tenne sotto scacco l’intero territorio, mettendo a segno violenze che, come emesso dagli atti processuali, furono di una ferocia inaudita. Oggi la speranza dell’uomo, sposato con una veliterna che ha nel frattemppo chiesto il divorzio, è quella di veder ulteriormente ridotta la sua pena.

L’uomo, catturato nel marzo del 2013, è ritenuto l’autore della violenza ai danni di una 42enne incontrata il 2 febbraio nei pressi del parcheggio di piazza Donatori del Sangue, nonchè, pochi giorni dopo, della giovane larianese picchiata e violentata nella notte tra sabato 9 e domenica 10 febbraio, dopo essere appena entrata a bordo della propria autovettura, parcheggiata nella centrale piazza Garibaldi. La giovane si accingeva a fare rientro a casa dopo una serata trascorsa con le amiche, quando è stata aggredita sotto minacccia di un coltello. L’uomo s’impossessò del volante, colpendola violentemente con un pugno al volto e costringendola a rannicchiarsi sul pianale lato passeggero.

largo blasiL’allora 26enne guidò per un breve tratto, raggiungendo un parcheggio ubicato su via dei Volsci, dove portò a compimento la violenza. Al termine del rapporto sessuale, l’aggressore si rimise rimesso alla guida e dopo aver fatto un largo giro, allo scopo di confondere la vittima, scese dal veicolo per fuggire a piedi.

La violenza presentò analogie con un altro episodio avvenuto qualche giorno prima, il 2 febbraio, ad una donna aggredita, di pomeriggio, sempre all’interno di un parcheggio, ancora da un cittadino straniero. L’individuo, dopo essere salito a bordo della vettura, minacciò la 42enne con un coltello, la costrinse a guidare per chilometri, fino ad un luogo in aperta campagna dove portò a compimento la violenza, rapinandola della fede nuziale e di alcune decine di euro. Concluso l’odioso atto di violenza, l’individuo si fece ricondurre in auto a Velletri, facendosi lasciare dalla vittima in una via poco distante dal cimitero comunale.

L’indagine condotta dagli investigatori della Squadra Mobile, coordinata dalla Procura di Velletri, ha interessato entrambe le brutali aggressioni facendo emergere i vari punti di contatto. Importante il lavoro investigativo svolto utilizzando le tecniche più avanzate per poter rintracciare il cellulare rapinato alla seconda vittima. L’apparecchio è stato rintracciato e trovato in possesso di un cittadino marocchino di 35 anni, anch’egli da tempo abitante ai Castelli romani e amico del violentatore.

polizia cimiteroGli accertamenti effettuati dal Servizio della Polizia Scientifica sui campioni biologici prelevati sugli indumenti delle due donne, evidenziarono l’unicità e la corrispondenza del profilo genetico con quello dell’aggressore.

Il risultato delle analisi scientifiche, unito agli elementi raccolti nel corso dell’indagine, hanno quindi consentito agli uomini della Squadra Mobile di Roma di porre fine a quello che era diventato l’incubo dei Castelli romani. Ad incastrare l’uomo è stato l’utilizzo del telefonino che lui stesso ha rubato alla giovane di Lariano nel giorno della violenza. Un telefonino al quale è stata cambiata la scheda Sim prima di farlo tornare in funzione, credendo che un cambio di scheda sarebbero stato sufficiente per non lasciare tracce di se.  Da lì è partita l’indagine che è continuata fino a che il quadro non si fosse ben delineato. Nel marzo dello scorso anno la prima sentenza, che potrà però cambiare ancora con l’appello. E l’uomo spera in una sostanziosa riduzione della pena, che aumenterebbe l’indignazione della popolazione, ancora choccata per quanto avvenuto.

 

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