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Quando si umilia il povero assimilandolo al delinquente: il caso di Acea e le ‘sevizie’ a vecchi e malati

distacchi

distacchidi Pier Luigi Starace

Leggo da tempo sulla stampa locale precise informazioni sull’esecuzione di punizioni in forza di regolamenti: che continuamente tecnici di ACEA entrano nelle case di famiglie che non possono pagare la belletta idrica, per bloccare l’accesso all’acqua a quel nucleo familiare- adulti, bambini anziani, non c’è problema. Leggo che, parallelamente, rappresentanti istituzionali comunali, tra cui molti sindaci dei Castelli, hanno fatto presente ad ACEA l’esistenza presso la medesima d’un fondo di solidarietà, ed anche ricco, di milioni di euro, funzionalmente concepito e destinato per pagare le bollette di chi non può. 

ACEA non si muove. Ho saputo anche che è stata fatta un’interpellanza parlamentare su questo scandalo, ma ACEA non ha battuto ciglio. Non ho letto, però, che ACEA sia stata punita in alcun modo, o che, almeno, rappresentanti di altre istituzioni dello stato siano entrate nei suoi locali per farle eseguire il proprio dovere, così come essa sta facendo contro chi non può pagare le bollette. 

Tornando al primo punto, l’esecuzione del regolamento di ACEA “pro domo sua” deve essere configurato, da parte di giuristi e magistrati, come la sottrazione violenta, ad individui e famiglie, abusando della forza dello stato, d’un elemento costitutivo del diritto alla vita, l’uso domestico dell’acqua.

Da un punto di vista della civiltà, tale sottrazione si configura in una forzata retrocessione del sanzionato ad un livello al limite, preistorico, quando il rifornimento idrico era un affare individuale, o, passando alla geografia, una deportazione forzata in zone in cui oggi c’è un’analoga situazione, come nell’Africa sahariana.

In due parole, la privazione forzata dell’acqua colpisce una persona e come uomo e come cittadino, calpestandone i rispettivi diritti.  

Molto spesso oggi viene levato il grido: ”La democrazia è in pericolo”. Ecco che proprio per questo è il caso di lanciarlo. E c’è uno spazio libero nel quale ognuno di noi potrà contribuire o alla salvezza della democrazia, con la solidarietà morale, politica e concreta verso gli sventurati “disidratati da ACEA”, o al suo  smantellamento, al grido di ”Se gli hanno tagliato l’acqua è un fatto suo, peggio per lui!”

E c’è un aggettivo “cristiano”. E’ difficile trovare un atto più anticristiano di trasformare, in forza d’un regolamento, la povertà in colpa, e di punirla. Di umiliare prima moralmente il povero assimilandolo al delinquente, e poi fisicamente, costringendolo a fatiche supplementari, che divengono sevizie in caso di vecchi e malati, per poter bere e lavarsi.

Le tanto invocate “radici cristiane” hanno un “test” , diciamo anche provvidenziale, per dichiarare se sono vive o morte.