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Vinopedia – La ricerca, nel mondo del vino: più qualità, più valore nelle produzioni

CRA-MIPAAF Vinitaly

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CRA-MIPAAF Vinitalya cura di Fabio Ciarla 

Mai come nell’ultimo anno si è parlato, a tutti i livelli, di vino “naturale” tendendo così a confondere il rispetto per la natura con il ruolo, fondamentale, della scienza e della tecnologia. Il famoso “vino del contadino” rappresenta uno dei rischi maggiori per la salute se fatto senza basilari conoscenze scientifiche e tecniche, anche se magari acquisite con l’esperienza più che con lo studio.

Ecco quindi che una riflessione su dove sta andando la ricerca nel mondo del vino è importante e necessaria, come ha giustamente voluto fare il CRA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria) all’ultimo Vinitaly con la formula del talk-show negli spazi del Ministero dell’Agricoltura. Si è trattato quindi di un onore e un piacere per il sottoscritto essere invitato a partecipare, dando un’idea di quelli che sono gli aspetti comunicativi della ricerca, quali canali scegliere e come far circolare le informazioni.

L’unica certezza, in Italia, è la mancanza di fondi pubblici, come evidenziato dal direttore scientifico del CRA Stefano Bisoffi, che però ha anche aggiunto: “Stiamo sviluppando un buon rapporto con le imprese, si rendono conto infatti che in periodi di difficoltà la ricerca offre spunti di ampio respiro e lungo periodo. Abbiamo più collaborazioni del passato con i privati – ha concluso Bisoffi – anche perché la ricerca nel mondo del vino è sicuramente la specializzazione più avanzata nel comparto agroalimentare”.

Concetti chiave per le imprese vitivinicole, che spesso sono alla ricerca di strade utili alla crescita e di partner solidi, come può essere per tutta la nostra zona – Castelli Romani e non solo – il centro CRA di Velletri, che è esattamente una “Unità di ricerca per le produzioni enologiche dell’Italia Centrale”.

Di grande valore ultimamente gli studi sugli appassimenti, tra questi anche le prove con un vitigno del nord come il Nebbiolo, ma anche le indagini sul Cesanese e i vitigni autoctoni del Lazio, tutti presenti nella banca dati all’aria aperta che sono i vigneti di via della Cantina Sperimentale. Conclusa, purtroppo, l’esperienza universitaria in cui era protagonista l’Ateneo della Tuscia, il centro CRA di Velletri dovrebbe tornare ad essere fondamentale per tutti i produttori locali che volessero uscire dal guado di una realtà vinicola che non ci vede certo primeggiare.

La strada segnata a livello nazionale è chiara: meno quantità e più qualità, anche sugli aspetti salutistici. “La ricerca nel mondo del vino deve puntare ad aumentare la qualità percepita dei prodotti italiani – ha detto ancora Bisoffi al Vinitaly – aumentandone il valore commerciale che ci vede ancora molto indietro alla Francia, il nostro vero concorrente a livello globale. Gli studi sulla genomica e sulla genetica stanno dando ottimi risultati, confermando anche scientificamente le qualità salutistiche dei nostri prodotti. Mentre prima si potevano solo immaginare alcune connessioni, ora con il sequenziamento del DNA è possibile stabilire relazioni tra il vino e la salute. Il che fa bene anche all’immagine del vino stesso”.

Gli interventi degli altri ricercatori intervenuti al talk-show (da Asti, Conegliano Veneto, Arezzo e Bari) hanno evidenziato temi nella maggior parte dei casi riferibili alla sostenibilità e alla necessità di non agire in base alle emergenze, visti i tempi lunghi della ricerca in campo agroalimentare (e non solo). Un panel qualificato che ha fornito un quadro interessante della situazione e delle possibilità della ricerca nel vino, con la speranza che questi concetti arrivino all’attenzione di produttori on la voglia di crescere e di investire sul proprio futuro.

 

La bottiglia della settimana

Pignol 2001 IGT Venezia Giulia – Mastri Vinai Bressan (www.bressanwines.com)

Pignol IGT Venezia Giulia - Bressan Mastri VinaiSe non vi piacciono gli aromi speziati passate oltre, se non vi piacciono i vini e le persone fuori dagli schemi non vi fermate, perché come dice lui: “se vuoi insegnare qualcosa all’asino… perdi tempo e infastidisci la bestia”. Potrei presentare così Bressan Mastri Vinai, ovvero Fulvio Bressan e i suoi rossi longevi ma freschi, speziati al naso ed equilibrati in bocca. La frase tra virgolette faceva bella mostra di sé nel bancone del suo spazio nel padiglione ViViT (Vini Vignaioli Territorio) dell’ultimo Vinitaly. E l’assaggio ha confermato l’originalità in particolare dei rossi, con un qualcosa in più per il Pignol 2001. Si, non ho sbagliato a scrivere, parliamo di un vino di quasi 14 anni, dieci dei quali passati in botte. Vendemmia a mano a fine ottobre, e per arrivare così avanti in Friuli bisogna curare bene il vigneto, poi lunga macerazione e fermentazione. Il Pignolo è considerato il vitigno autoctono più prestigioso e raffinato, con citazioni che lo riguardano che arrivano fino al 1700. Passando all’esame del vino iniziamo da un colore rosso rubino carico che, come per il gusto ancora fresco e brillante, disorienta se si pensa ad un vino teoricamente così “vecchio”. A conquistare però ci pensa l’olfatto, con una speziatura che sale dal bicchiere in cerchi concentrici, affascinando subito al primo contatto, per poi stimolare subito il ritorno al bicchiere. I tannini in bocca sono più che presenti ma l’equilibrio, grazie all’alcolicità e alla morbidezza del vino, è mantenuto fino a dare anche in bocca un’idea di freschezza assolutamente piacevole. Il prezzo non è per tutti ma è pur vero che parliamo di circa 3500 bottiglie l’anno prodotte con una resa per ettaro di circa 40 quintali, viticoltura eroica in un certo senso.

Prezzo medio in enoteca*: 70 euro

* I prezzi sono puramente indicativi e possono variare anche in maniera considerevole.

 

Piccoli sorsi – Nozioni e termini tecnici dell’enomondo

Primari, secondari, terziari: gli aromi nel vino

L’argomento è vasto e non privo di conflittualità, già il termine aroma in alcuni casi è usato come sinonimo di profumo, in altri come qualcosa di diverso (soprattutto a livello scientifico. Rimaniamo tuttavia alla definizione principale e più comune di aromi primari, secondari e terziari nel vino. Nell’esame olfattivo si considerano aromi primari quelli direttamente riferibili all’uva stessa, che ne ricordano quindi il profumo per come si può esperire avendo a disposizione il grappolo in pianta. Gli aromi secondari sono invece quelli sprigionati in fase di fermentazione alcolica, dove a farla da padrone sono enzimi e lieviti. Per aromi terziari invece si intendono quelli derivanti dall’affinamento e maturazione del vino, dipendenti in larga parte dal recipiente (botte, cemento, vetro) dove viene messo a riposare.

 

Per l’invio di campionature in degustazione, gratuite e senza alcun vincolo né per la redazione né per l’azienda, scrivere a direttore@castellinotizie.it o a fabiociarla@gmail.com

 

In collaborazione con www.enoagricola.org 

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