POLITICA

Castel Gandolfo – Dopo la spaccatura la maggioranza perde i numeri in Consiglio. E il bilancio slitta ancora

castel gandolfo

di Michela Emili

Se è positivo il fatto che ora si giochi a carte scoperte, come affermato dal sindaco di Castel Gandolfo Milvia Monachesi, dopo l’uscita dalla maggioranza dei dissidenti Giacomo Moianetti e Maurizio Colacchi, confluiti nel gruppo “Democratici per Castello”, di certo non si può dire che la manovra sia indolore. Anzi, la spaccatura profonda in seno alla maggioranza gandolfina ieri ha avuto i suoi primi, preoccupanti, risvolti.

Durante il Consiglio comunale, infatti, i componenti del nuovo gruppo, insieme a Paolo Gasperini del Movimento Aurora, quel Gasperini che di recente non ha disdegnato di affiancare i due in più di qualche diatriba contro la Giunta Monachesi, hanno abbandonato l’aula facendo mancare il numero legale.  L’assise dunque si è sciolta mentre si apprestava ad approvare il Piano triennale delle opere pubbliche, documento propedeutico all’approvazione del bilancio di previsione.

Proprio in relazione all’approvazione del bilancio, atto importantissimo per l’Ente – in assenza del quale si spalancano le porte del commissariamento -, i rapporti tra le due fazioni si erano infiammate, generando poi la spaccatura finale. Al centro della diatriba la convocazione del Consiglio comunale del 30 luglio, che in assenza del presidente del Consiglio Colacchi, ha trovato il rifiuto del consigliere più anziano per voti Moianetti e di quello più anziano per età Gasperini. All’epoca fu il consigliere De Angelis a venire in soccorso della maggioranza, firmando lui stesso la convocazione dell’adunanza. Il Pd locale ha addirittura diramato mediante manifesti tanto di ringraziamenti al consigliere di minoranza, lodando il suo atto di responsabilità nei confronti della comunità di Castel Gandolfo, insieme a Marta Toti. Ma i due stavolta hanno mancato l’appuntamento, generando il caos.

Con l’assenza di De Angelis e Toti in Consiglio – diventati ora l’ago di una precaria bilancia -, infatti, e con l’uscita dall’aula di Moianetti e Colacchi, la maggioranza è rimasta in sei, quando per la validità della sedute occorrono sette presenze. E allora, via, tutti a casa con un, preoccupantissimo, nulla di fatto.