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Il ‘Caso Cervia’ è finito sul Tg2. Sua moglie Marisa: ‘Venduto insieme alle armi’

Marisa Cervia

 

Marisa Gentile durante l'intervista al Tg2

Marisa Gentile durante l’intervista al Tg2

Di fronte alla reticenza che da sempre ha avvolto l’intera vicenda sta facendo persino scalpore che del ‘Caso Cervia’, a 25 anni dal rapimento dell’ex ufficiale di Marina, si sia interessato addirittura il Tg2, che nell’edizione serale di venerdì 8 gennaio ha mandato in onda un servizio di quasi 3 minuti, durante il quale sono stati ripercorsi i capisaldi di quanto avvenuto nell’ultimo quarto di secolo.

Davvero nulla di scontato in un mondo dell’informazione che negli anni, salvo delle preziose eccezioni, a partire da ‘Chi l’ha Visto?’, non ha mai strizzato l’occhio ad una famiglia che ha lottato con le unghie e con i denti pur di arrivare ad una verità che è ancora lontana.

Nel corso del servizio, con tanto di intervista a Marisa Gentile, la vedova di Davide, si è infatti ricordato come sul caso dell’allora 30enne rapito fuori dalla sua villetta di Colle dei Marmi, non sia ancora stata scongiurata la mannaia della prescrizione. La speranza di dare un’identità ed una trama a quello che qualche anno fa è stato finalmente etichettato come un rapimento da parte di ignoti, passa inevitabilmente per la decisione da parte della seconda sezione del Tribunale Civile di Roma di andare avanti nella causa intentata nel 2012 dalla famiglia di Cervia contro il Ministero della Difesa e della Giustizia, “per violazione” di quello che può definirsi “il diritto alla verità”.

Pesanti le accuse alle forze ministeriali, accusate di condotte negligenti, che avrebbero causato gravi lesioni al diritto alla verità, impedendo l’accertamento delle reali cause del rapimento dell’ex sottufficiale della Marina Italiana, che sparì nel nulla nel settembre del 1990, venduto, per molti, come “libretto di istruzioni” del sistema d’arma che sarebbe stato indirizzato in qualche Paese del Medioriente.

“Davide – ha ricordato sua moglie nel servizio del Tg2 – è stato venduto ad un paese straniero perché insieme alle armi elettroniche andava venduto anche chi sapeva farle funzionare, altrimenti sarebbe stato come avere una Ferrari in garage senza poterla guidare”.

Proprio la famiglia dell’ex ufficiale nativo di San Remo ha ricordato di aver rinunciato a qualsiasi richiesta di risarcimento danni, che si aggirava sui 5 milioni di euro, accontentandosi della simbolica cifra di 1 euro.

“Siamo stati oggetto di ogni tipo di intimidazione per non sapere la verità – ha dichiarato ancora Marisa, rammentando come “qualche anno fa è stata fatta saltare persino la finestra del cucinotto di casa nostra per indurci per l’ennesima volta al silenzio e solo per puro caso mia figlia non è rimasta coinvolta nell’esplosione”. 

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