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Le puzze di Roncigliano e quei cassonetti che straripano indifferenziata lungo il Corso di Albano

incendio roncigliano

incendio discarica roncigliANO 2di Maria Lanciotti

Tutto accade e nulla accade alla discarica di Roncigliano nel comune di Albano Laziale, moderna corte dei miracoli chiusa nel vicolo cieco dell’illegalità impunita. Un gioco di prestigio ormai noto anche ai fanciulli, che nella distrazione generale continua a perpetuarsi, nonostante tutti i trucchi svelati, solo cambiando di volta in volta le carte in tavola.

L’immane rogo che nella notte del 30 giugno ha distrutto l’impianto di Trattamento Meccanico Biologico della Pontina Ambiente di Cerroni e avvelenato l’ambiente con una nube tossica che si è propagata a vastissimo raggio con ripercussioni d’incalcolabile portata, con cui dovranno fare i conti i nostri disgraziati eredi – degna conseguenza dei reiterati giochini della Regione e delle contenute denunce fuori tempo dell’Agenzia Regionale Protezione Ambientale del Lazio circa le violazioni riscontrate nell’Autorizzazione Integrata Ambientale del 2009 riguardante il VII invaso – a quanto pare non basta per dichiarare fuori uso il vetusto impianto mai stato a norma che ha mostrato tutta la sua pericolosità anche per l’assoluta inadeguatezza dell’impianto antincendio.

E così si è tornati in piazza. Giovedì 14 luglio in via Ardeatina presso Bar Montagnano e venerdì 15 luglio in Piazza Carducci ad Albano. Assemblea pubblica del Coordinamento No Inc per dire basta a questa storia che troppi danni ha prodotto e minaccia di continuare a produrre a persone e Ambiente che nessuno mai potrà risarcire, e per raccogliere firme da inoltrare alla Regione Lazio Dipartimento Territorio e al comune di Albano “per rendere chiara la loro volontà di contrastare ogni ipotesi diversa dalla chiusura definitiva della discarica”.

E così si è saputo tramite i diretti interessati ciò che non si voleva si sapesse. Di persone che dopo lo scoppio dell’incendio, alcune ricorse al Pronto Soccorso, hanno accusato bruciore alla gola e agli occhi e irritazione cutanea da diossina. Che l’acqua della piscina del ristorante Vecchio Montano a Cecchina era diventata nera. Che le puzze da frazione organica non stabilizzata stanno intossicando ogni cosa vivente.

E così si è saputo che, nonostante tutto, si pensa di riaprire la discarica. Nella stessa mattinata di venerdì 15 luglio alla domanda in tal senso di un membro No Inc, inequivocabile la risposta dell’ingegner Mauro Zagaroli, responsabile tecnico del Consorzio Laziale Rifiuti: “La discarica ritorna in funzione”.

La discarica di Roncigliano dall'alto

La discarica di Roncigliano dall’alto in uno scatto di diversi mesi fa sopra uno degli invasi

E intanto la raccolta differenziata porta a porta stenta a coprire il territorio castellano, ad Albano lungo il corso si pavoneggiano ancora cassonetti straripanti di monnezza indifferenziata, malgrado sia stato ampiamente dimostrato laddove praticato il PaP che la cittadinanza risponde alla grande. L’alternativa esiste, le possibilità ci sono tutte, ma l’ostracismo che piomba dall’alto sembra avere la meglio. L’incendio, nella sua estrema gravità, avvisa che qualunque cosa si manda in aria prima o poi ricade trasformato sulla testa di tutti, e con effetti drammaticamente evidenti “basta leggere gli avvisi funebri e le zone in cui avvengono i decessi”, anche se mancano riscontri e si continua a dire “non è successo niente”. “Quello che occorre e per cui si lavora ogni giorno è il controllo popolare”.

Tinteggia un quadro desolante l’ultimo intervento: “Cittadini che sono andati in ospedale, sindaci che sono accorsi in bicicletta, e tutto sembra finito lì. Nessun manifesto sull’accaduto, nessuna indicazione su come regolarsi. Il TGR che ripete di seguito notiziole frivole, ha parlato dell’incendio alla discarica il giorno dopo e poi non se n’è saputo più niente. La raccolta differenziata è condotta in maniera oscena, forse a Pavona partiranno a settembre. I cittadini dovrebbero risentirsi un po’ di più, ho visto aggirarsi e sparire un assessore responsabile dei rifiuti, il suo disinteressamento, forse non vogliono farci pensare, forse sanno qualcosa di più che noi non dobbiamo sapere. E così per tanti problemi che pare non li interessi. Ci accusano di allarmismo, ma terrorismo lo sta facendo chi non ci mette la faccia e non viene in piazza per un confronto”.

Questo, venerdì sera ad Abano. In una piazza spazzata dal vento di tramontana. E il giorno dopo, la sera di sabato 16 luglio, una densa nebbia biancastra puzzolente di plastica bruciata s’alzava dall’area della discarica sotto sequestro estendendosi in tutto il circondario, visibile a grandissima distanza. Ed è scattato l’allarme. Intervento dei vigili del fuoco, la nebbia cambia consistenza ed esalazioni, domenica mattina tutto sembra rientrare, le ammissioni della sera e della notte precedente vengono ritrattate e tutto torna nella folle normalità. I residenti, di cui nessuno si occupa e preoccupa, si chiedono intanto: “Per quanto tempo dovremo stare ancora all’erta”? E i Comitati cittadini continuano a dare l’anima per non lasciare campo libero alle più indegne manovre di chi sta al timone e tentare di salvare quel poco che ancora rimane di sano nel generale disfacimento.