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Sport – Agli Europei di Dodgeball brilla la stella del veliterno Daniele Caprara

DANIELE CAPRARA IN AZIONE CON LA MAGLIA DELLA NAZIONALE AGLI EUROPEI

DANIELE CAPRARA IN AZIONE CON LA MAGLIA DELLA NAZIONALE AGLI EUROPEIL’Estate del Dodgeball veliterno ha il colore azzurro della nazionale italiana. Nei giorni 26-27-28 agosto si sono tenuti al CDFAS di Eaubonne presso Parigi i 7′ Campionati Europei di Dodgeball. All’evento hanno partecipato 14 nazioni per 3 categorie di gioco: maschile, femminile e misto. Le prime due giornate sono state dedicate alla fase a gironi. In ogni categoria le squadre erano divise in due gironi (Poule A, Poule B), per cui solo le prime 4 accedevano alle fasi finali, svoltesi domenica 28. L’Italia è riuscita a salire sul podio solamente con la squadra mista, arrivata seconda alle spalle dell’Inghilterra, dominatrice del torneo, 5° piazzamento invece per la squadra femminile e 8° per quella maschile. Grande è l’orgoglio per la città di Velletri, che ha potuto vantare nel team azzurro la presenza di un suo cittadino, Daniele Caprara, presidente e giocatore della Pegasus Galaxia-Dodgeball Velletri, che ha partecipato proprio nella categoria maschile.

Cosa puoi raccontarci di questa tua esperienza internazionale?

“La prima cosa che posso dire, per quanto risulti scontata, è che è stata un’esperienza bellissima. Sono tornato a casa con un bagaglio ricchissimo di esperienza personale e professionale. Ho conosciuto questo sport solo 3 anni fa, intuendo il suo potenziale mentre insegnavo ai bambini, e mai avrei pensato che sul mio cammino avrei trovato una maglia azzurra. Mi sembra strano siano passati già 3 mesi dalle convocazioni e siamo qui a parlare al passato di questi Europei. Sono stati mesi intensi caratterizzati da sacrifici, rinunce e trasferte a Firenze e Ravenna per raggiungere gli altri atleti agli allenamenti. Ho focalizzato le mie energie su questo obiettivo importante e non ho rimpianti, anzi sono molto soddisfatto. È stato un grande onore indossare la maglia della nazionale italiana. Io ho già alle spalle una carriera da agonista nello sport, anche se nelle arti marziali, e questo mi ha permesso di gestire con maturità le emozioni. Ma è sempre entusiasmante partecipare ad eventi di questo tipo, perché comunque è stata una prima esperienza internazionale in questo sport. Ero il più “anziano” per età nella squadra e quindi sono stato vicino ai ragazzi più giovani o che come me erano nuovi della nazionale, soprattutto nei momenti di delusione o di frustrazione. Imparare ad incassare una sconfitta è una lezione importante. Anche io però mi sono lasciato coinvolgere molto dalla loro grinta e dalla loro passione, da quell’esuberanza e da quella voglia di dare tutto senza risparmiarsi mai. Sicuramente uno dei momenti più belli è stato quello della cerimonia di apertura, con l’ingresso in campo di tutte le nazionali. Essere lì con la maglia dell’Italia, a cantare l’inno in prima persona, da giocatore e non da semplice spettatore, al fianco di persone provenienti da altri luoghi d’Europa, da città diverse, con costumi e storie diverse, eppure così vicini, tutti insieme accomunati da questo sport meraviglioso, mi ha trasmesso i brividi lungo la schiena. Toccante è stato anche il minuto di silenzio in memoria dei terremotati del centro Italia, che ha ricordato a tutti il grave lutto del nostro Paese e che a noi ha infuso una grande carica, la voglia di far bene e di dedicare i nostri sforzi e le nostre conquiste ai nostri connazionali.”

LA SQUADRA MISTA ITALIANA VICECAMPIONE AGLI EUROPEI DI DODGEBALL IN FRANCIAQuesta esperienza cosa ti ha lasciato dal punto di vista professionale?

“Ho avuto modo di vedere questo gioco e confrontarmi sul campo con un livello altissimo. Tutti i paesi anglosassoni (Inghilterra, Galles, Scozia, Irlanda del Nord) e ora anche l’Austria, sono navigati in questo sport. Le semifinali e le finali sono state giocate alla meglio di 7 game, perciò su partite così lunghe, l’esperienza è un fattore decisivo e la superiorità di questi atleti è emersa proprio sul campo. Sicuramente c’era un altissimo potenziale di capacità personali rispetto ai fondamentali del gioco: agilità nelle schivate, sicurezza nei blocchi, potenza e precisione nei tiri. Non che non ci fosse un grande potenziale nel team italiano, ma c’è anche un habitus mentale dietro certe prestazioni di altri, che riguardano soprattutto la fiducia nell’esperienza e nell’unità del gruppo, la certezza di compensare gli errori con la tenuta di squadra. Ho sicuramente avuto modo di imparare nuove tecniche e nuovi schemi di gioco da trasmettere ai miei ragazzi qui a casa”.

Cosa pensi del risultato che vi ha visti piazzati all’8° posto nel maschile?

“La nazionale di quest’anno, soprattutto a livello maschile, è stata ampiamente rimaneggiata e la ristrutturazione ha determinato l’ingresso di molti esordienti, tra cui me, e una parte di veterani che avevano già partecipato ad altri Europei. Ogni giocatore è stato scelto per un insieme di caratteristiche e potenzialità che tuttavia erano da mettere a frutto in un gruppo e in un contesto nuovo, ben diverso dai campionati nazionali. Il nostro punto di forza è stato certamente il gruppo, abbiamo legato tra noi, stretto rapporti di fiducia e amicizia, ma abbiamo avuto modo di fare solo 4 allenamenti tutti insieme, quindi non c’è stato il tempo di creare quel tipo di intesa anche in campo. Le partite sono state lunghe e alcune tiratissime. Quando si va sotto pressione e si perde la concentrazione, si innescano nei giocatori degli automatismi che riguardano il loro modo di giocare nei rispettivi club proprio perché non c’è stato modo di crearne di nuovi nella nuova squadra nazionale. Per fare un esempio, diverse eliminazioni sono state dovute al pestaggio delle righe del campo e questo perché abbiamo giocato in campi più piccoli di quelli italiani a cui eravamo abituati (8×16 m piuttosto che 9×18 m). Quando ci si sente attaccati con due o tre palloni, il nostro cervello ci dice che abbiamo ancora spazio per arretrare, è automatico, invece non era così. L’8° posto ci sta stretto perché spesso abbiamo perso più per errori nostri che non per bravura degli altri, nonostante il nostro potenziale, e questo lascia un po’ d’amarezza, un rimpianto dal quale possiamo comunque imparare.”

LA NAZIONALE ITALIANA DI DODGEBALL AGLI EUROPEI- FOTO DI GRUPPOPerché i ragazzi dovrebbero provare questo sport e magari intraprendere questo cammino agonistico?

“Ognuno trova nello sport motivazioni proprie. Posso dire quello che a me piace vedere e vivere attraverso questo sport, ed è l’ambiente del dodgeball. Anche lì, nel contesto di una manifestazione internazionale e importante come gli Europei, dove i giocatori presenti sono tutti professionisti ad alti livelli, non si respira quell’ostilità, quella competizione morbosa, quel dover fare risultato a tutti i costi, che a volte si ritrova in sport maggiori, guastati forse da un eccessiva attenzione per il denaro, la visibilità dello sponsor e le politiche economiche che vi soggiacciono. Ogni volta che ho viaggiato per giocare a dodgeball ho trovato atmosfere gioiose, amichevoli e conviviali, un clima di festa e condivisione che abbatte ostacoli linguistici, geografici e mentali. Ho conosciuto nuove persone, ho scambiato foto, contatti e tante risate. Ormai ci si scambia anche il tifo, che non è assolutamente mancato in quelle giornate sia al palazzetto che in patria. In campo c’è sempre massimo fair play e rispetto per l’avversario, perché anche lui come noi avrà investito sudore e lacrime per essere lì a prendersi a pallonate con te”.

Alessandro De Angelis

 

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