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Il mistero di Davide Cervia, le ultimissime dal Processo. La moglie: ‘Finalmente un Giudice sta ad ascoltarci’

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Marisa Gentile, moglie di Davide Cervia (sullo sfondo)

Marisa Gentile, moglie di Davide Cervia (sullo sfondo)

Dopo aver preannunciato quella che doveva essere l’ultima udienza del processo civile a carico dei Ministeri di Giustizia e Difesa, legato alla scomparsa, nel settembre del 1990, dell’ex sottufficiale della Marina Italiana, il veliterno d’adozione, Davide Cervia, lasciamo direttamente alle parole di sua moglie Marisa Gentile, che da oltre un quarto di secolo lotta strenuamente, con le unghie e con i denti, a caccia di una verità, che è sembrata sempre una chimera, dissolvendosi anche quando – è capitato un paio di volte – l’epilogo sembrava vicino e la speranza di riabbracciare in vita Davide si è dissolta, come un miraggio nel deserto. 

“Cari amici – racconta Marisa quanto accaduto nella mattinata di martedì 6 settembre a Roma -, come vi avevo preannunciato, oggi si è svolta l’ultima udienza del processo civile a carico dei Ministeri di Giustizia e Difesa, udienza, durante la quale sono stati ascoltati due testi molto importanti. Abbiamo iniziato con la testimonianza di un Generale dei Carabinieri in pensione, all’epoca dei fatti responsabile del 2° Reparto SIOS della Marina Militare. Il SIOS (Servizio informazioni operative e situazione) era un’articolazione dei servizi segreti italiani, costituito all’interno di ciascuna delle forze armate. In modo particolare, il Generale è stato chiamato a rispondere su un documento redatto dallo stesso e datato 14 febbraio 1991, indirizzato alla Compagnia dei Carabinieri di Velletri, in ordine alla scomparsa di Davide Cervia. Nel documento, inviato ai Carabinieri di Velletri per chiarire le competenze tecnico-professionali di Davide, si legge tra l’altro, che Davide, durante il suo imbarco su Nave Maestrale, non era destinato alla condotta ed alla manutenzione di sistemi d’arma; le sue conoscenze tecniche, acquisite durante il servizio, gli permettevano al massimo di effettuare l’ordinaria manutenzione e piccole riparazioni (sostituzione di fusibili bruciati).
Chiaramente il Giudice, Dott.sa Maria Rosaria Covelli, ha fatto notare al Generale la discordanza tra quanto riportato sul suo documento, rimarcando che avrebbe avuto il compito di informare gli inquirenti dell’epoca sul profilo professionale di Davide, e quanto riportato su altri documenti rilasciati dalla Marina Militare nel corso degli anni, a seguito delle dure battaglie della famiglia di Davide.
Il nostro legale, Licia D’Amico, ha esibito al Generale un’altro documento datato 22 febbraio 1979, dove sempre lo stesso SIOS Marina, incaricava i Carabinieri di San Remo (città natale di Davide Cervia) di assumere “informazioni di sicurezza” sul conto dell’interessato e dei suoi congiunti o altre persone conviventi, facendo risalire la ricerca retrospettiva a 10/15 anni dalla data della richiesta (22 febbraio 1979). Questo perchè Davide Cervia era stato proposto per incarichi di particolare segretezza, come prevedeva la sua categoria specialistica a bordo di Nave Maestrale,
Voi capirete che, di fronte a documenti così divergenti, provenienti entrambe da un unico ufficio (2° Reparto SIOS presso lo Stato Maggiore della Marina Militare), il Generale abbia avuto qualche motivo di imbarazzo soprattutto per la fermezza del Giudice nel sollecitare le risposte da parte dell’ufficiale dei Carabinieri”.

“Il secondo testimone – continua la moglie di Cervia –  è stato il collega di lavoro di Davide, l’ultima persona a vedere Davide quel 12 settembre del 1990. Il teste ha raccontato gli ultimi momenti di vita lavorativa condivisa con il collega, i progetti e i programmi di lavoro futuri che avevano concordato insieme prima della scomparsa. Ha sottolineato di essere stato ascoltato dagli inquirenti di Velletri, per la prima volta, solo dopo quasi tre mesi. Il teste, inoltre, ha raccontato al giudice di essere stato “avvicinato” due volte da un “Capitano dei Carabinieri” qualche mese dopo la scomparsa di Davide, che in maniera non ufficiale, avrebbe tentato di far “aggiustare” la testimonianza del collega in direzione di un allontanamento volontario di Davide.  Per chiarire meglio la figura del Capitano dei Carabinieri in questione, va detto che si trattava di un esponente di spicco del Servizio segreto militare, all’epoca dei fatti denominato SISMI.  La vicenda raccontata dal teste era già stata resa nota negli anni passati da varie testate giornalistiche, nonchè da una interrogazione parlamentare presentata dal Senatore della Repubblica, Giovanni Russo Spena. Da registrare che, per la prima volta, un giudice ha ascoltato e valutato con attenzione le nostre istanze. Non sappiamo come finirà il processo e quale sarà la sentenza, ma è già un ottimo risultato aver verbalizzato dichiarazioni, smentite e conferme da parte di uomini delle istituzioni.  Non so se qualcuno di voi rammenta che, in questi lunghissimi 26 anni, le istituzioni, hanno adottato, con ottimi risultati, la tecnica del silenzio, evitando di rispondere a qualsiasi nostra domanda. Unico punto negativo registrato nella giornata odierna è la notizia che il Giudice, entro il mese di ottobre prossimo, verrà trasferita presso altro tribunale del Lazio. Ci auguriamo di non trovarci di fronte alla “solita coincidenza” già vissuta qualche anno fa durante il processo penale a carico del Responsabile dell’ufficio Fogli matricolari della Marina Militare. Anche in quel caso, “sostituirono” il pubblico ministero (Dott. Angelo Palladino) il quale si stava adoperando per evidenziare anomalie e incongruenze riferite al foglio matricolare di Davide, che come probabilmente ricorderete, è stato fornito in cinque versioni differenti l’una dall’altra….a pensar male si fa peccato, ma qualche volta ci si indovina….”.

Fissata al 29 settembre la data della prossima udienza per le precisazioni e le conclusioni.

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