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Velletri – Buon compleanno Francesco Maria, ovunque tu sia!

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giornale-pennacchiA quest’ora avrebbe risposto con un ‘grazie’ agli auguri fattigli di persona dai suoi tanti cari. E avrebbe preso lo smartphone per ringraziare per quei ‘buon compleanno’ telematici. A quest’ora il suo sorriso lo avrebbe accompagnato nella notte del suo compleanno, il 33°, quello che spesso porta con se i paragoni con gli anni di Cristo, tra una battuta e una pacca sulle spalle. Lui la sua Croce l’ha già imbracciata e anche lui dal suo calvario non ne è uscito vivo. Se non è risorto di certo ancora vive nei cuori di chi lo ha amato e che a quest’ora si trova a dover cercare di lenire il devasto di un cuore che non sa trovare un perchè al fatto che lui non sia qui, ad abbracciare la sua fidanzata, a prendersi gli amorevoli auguri di chi l’ha messo al mondo, e ad abbracciare quel fratello maggiore che tanto lo apprezzava ed amava. 

Un destino barbaro quello che ha chiuso il sipario sulla vita di Francesco Maria Pennacchi, che proprio oggi, venerdì 14 ottobre, avrebbe soffiato sulle 33 candeline, per quel compleanno che, di fatto, si è trasformato nel suo primo compleanno da vivere in un’altra dimensione. Oggi i suoi occhi dai colori del cielo sarebbero stati illuminati dalla luce delle candeline e i calici avrebbero accompagnato i brindisi di buona vita.  Tuttavia le fauci di un destino avverso hanno reciso quello che doveva essere un copione con ben altre scene, interrompendo sul più bello la storia di un ragazzo che meritava ben altra sorte, che non quella che la lama di un coltello, animata dalla mano di un assassino, ha stabilito per lui.

IL PROCESSO – Si avvicina intanto il giorno in cui la giustizia sarà chiamata a far luce sulla sua morte, causata nel novembre del 2015 dalla coltellata sferratagli dall’albanese Lorenc Prifti, la cui abitazione si trovava nello stesso stabile dove Francesco Maria svolgeva la sua professione. Senza ripercorrere fatti tristemente noti, che verranno finalmente sviscerati in un’aula di tribunale, le indagini preliminari sono state chiuse e la famiglia del compianto Francesco Maria ha avuto accesso agli atti. L’udienza preliminare si terrà giovedì 20 ottobre, a porte chiuse, presso il Palazzo di giustizia di Velletri, in una giornata che si prevede sarà caratterizzata da una vera e propria mobilitazione popolare, col piazzale Giovanni Falcone che, è presumibile, farà fatica a contenere tutti coloro che arriveranno a manifestare il proprio sdegno per quanto accaduto, unendosi alla famiglia nella richiesta di una pena esemplare.

Famiglia che, non è difficile prevederlo, non avrà certamente accolto benevolmente le dichiarazioni arrivate dalla seduta consiliare di lunedì, durante la quale, sollecitato sull’argomento, il Sindaco Fausto Servadio è tornato sulla faccenda, rifacendosi a quando il consiglio comunale votò all’unanimità, dando parere favorevole all’assegnazione di una porzione di terreno del cimitero per costruire una tomba per il povero Francesco. Non un mistero che la Giunta abbia poi clamorosamente bocciato quel che il consiglio comunale aveva invece ‘vidimato’, dando un diniego alla richiesta, e scatenando la furente reazione di parenti ed amici di Francesco Maria, sdegnati nei confronti dell’amministrazione comunale, che non hanno sentito affatto vicina in questi mesi, a partire dalla volontà di negare il corteo funebre per il civico cimitero nel giorno dei funerali. Pare che oltre a diversi consiglieri di opposizione neppure il Presidente del Consiglio comunale, Daniele Ognibene, abbia accolto col sorriso quanto avvenuto, manifestando il proprio disappunto (anche così alcuni hanno motivato le sue assenze nelle ultimissime sedute dei consigli comunali). Nel suo intervento consiliare il Primo cittadino aveva fatto menzione delle volontà del consiglio, ammettendo che sul tema “ognuno ha sensibilità diverse”, prima di dichiarare però la necessità di procedere ad una modifica dello statuto, che dia al consiglio comunale stesso “la possibilità di individuare i soggetti che abbiano i titoli per avere l’opportunità di beneficiare delle aree dedicate”. Quanto alla richiesta di costituirsi parte civile, caldeggiata dalla famiglia, che ha portato a supporto della propria tesi gli innumerevoli casi nel quale ciò è accaduto, il Sindaco ha dichiarato che “un ente non si può costituire parte civile. Non ho timore alcuno sull’argomento – ha aggiunto – e di certo non condivido questi manifesti ancora in giro per il territorio, anche se apprezzarli o meno rientra nella sensibilità di ognuno di noi”. Parole al vetriolo, che non faranno che inasprire gli animi di una famiglia che continua a vivere nel dolore di una tragedia troppo grande da accettare. “Viviamo in un dolore atroce, abbandonati dalle istituzioni e con l’incubo che l’assassino di mio figlio possa addirittura beneficiare di qualche sconto di pena”: così Isabella De Ninno, il cui cuore, da quella notte, non ha più smesso di sanguinare. “Costituirsi parte civile sarebbe un atto dovuto, visto come Francesco è stato barbaramente ucciso, con una coltellata nel petto. Ma in questi mesi siamo stati lasciati soli, a partire dal Sindaco, che a più riprese ha fatto capire di non volere “impicci”. Mi arrovella il fatto che la bestia che ha ucciso mio figlio possa aver anche le agevolazioni del rito abbreviato, ma certamente sono curiosa di capire cosa dirà in sua discolpa. Purtroppo il massimo della pena non glielo daranno mai, ma mi auguro che non riceva neppure un giorno di sconto”. Fari puntati, quindi, sul 20 ottobre, sei giorni dopo questo 14 ottobre, il primo senza una candelina su cui soffiare…

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