Monte Compatri – Incontro con l’autore di Controluce ha ospitato Maria Lanciotti e il suo ultimo libro “Il villaggio di Gennaro”
È possibile scrivere di politica, di economia o di società, senza essere politici, economisti o sociologi? La domanda può apparire retorica e Maria Lanciotti ne dà esauriente risposta nel suo ultimo libro, “Il villaggio di Gennaro”, una storia scritta come un testo teatrale. Un atto unico, in tre scene. Gennaro, il protagonista, è un artigiano di vecchia scuola che ama il suo lavoro e lotta per non vedere morire la bellezza e la peculiarità dell’opera artigiana, schiacciata dalla produzione in serie, omologata, che utilizza materiali non di prima qualità e cerca sempre e solo di contrarre i costi a vantaggio della rendita. Ma Gennaro non rinuncia a credere alla possibilità di portare avanti, in un mondo sempre più globalizzato, la tradizione del lavoro svolto con arte e perizia, capace di creare prodotti con un’anima, l’anima di colui che li produce. Un artigiano vecchia maniera quindi, con un progetto utopistico che guarda al futuro, un sogno, per un mondo più equo e solidale, si potrebbe dire. Alberto Pucciarelli, de La Vigna dei Poeti, nella sua recensione, definisce il libro un “…gioiello fabbricato a opera d’arte, una struttura drammaturgica agile e briosa, che veicola un messaggio semplice e serio. Una storia con un perfetto equilibrio tra la rappresentazione e l’analisi della società, con una proposta rivoluzionaria affatto particolare; e alla fine divertimento e riflessione vanno a braccetto senza accorgersene”.
Un’opera che si alimenta del passato, si ambienta nel presente e si proietta nel futuro, augurandosi che il futuro non rinneghi il passato, distruggendo il presente. Un libro che è una vera opera teatrale a tutto tondo, come hanno dimostrato gli attori di “X-Pression”, che si sono impegnati nella rappresentazione della parte iniziale del testo, riuscendo a trasmettere al numeroso e attento pubblico il pathos del racconto; quell’amarezza per il contesto sociale e per una burocrazia politica, che sembra più orientata a reprimere i sogni dei cittadini, piuttosto che a realizzarli, come sottolinea Edoardo Baietti nella sua postfazione. Il Villaggio di Gennaro è una pièce teatrale in cerca di “compagnia” per una immediata rappresentazione, ma anche per una gradevole lettura in poltrona.