CRONACA

Il 2016 della Procura della Repubblica di Velletri in cifre. La relazione del Procuratore Francesco Prete tra omicidi, rapine, violenze, demolizioni e truffe

La relazione del Procuratore Francesco Prete

E’ stato direttamente il Procuratore della Repubblica di Velletri, il dottor Francesco Prete, dal suo ufficio posto al quinto piano del Palazzo di Giustizia di Velletri, a tracciare un bilancio finale sull’anno 2016, producendosi in una relazione dettagliata, attraverso la quale ha ripercorso i momenti salienti dell’attività svolta dalla Procura nel corso dell’anno ormai passati. Diverse le novità illustrate, che hanno inciso non poco sia sull’aspetto organizzativo sia su quello operativo in termini di carico di lavoro dei magistrati in un distretto che, dopo quello della Capitale, è il più popoloso del Lazio, tenuto conto che la Procura veliterna copre un territorio che va dal litorale a tutti i Castelli Romani, fino a toccare la zona di Colleferro e Valmontone. 

Più che dettagliata la relazione, che ha avuto origine da una introduzione che nuda e cruda, che ha poi lasciato spazio allo specifico dei vari punti in esame, tutti con notevoli spunti di interesse. Sfruttando la ghiotta opportunità che il web ci dà, non ponendoci necessariamente dinanzi all’esigenza di una sintesi, che avrebbe in qualche modo svilito il succo della relazione stessa, vi proponiamo di seguito la riproposizione integrale del Bilancio Sociale 2016 redatto dal Procuratore della Repubblica di Velletri, certo che potrà generare numerosi spunti di riflessione nel lettore più desideroso di saperne di più su quanto accade nel circondario.

 

INTRODUZIONE

La relazione del Procuratore Francesco Prete

“La giustizia è una risorsa. La giustizia è un fattore dell’economia nella misura in cui è capace di attrarre investimenti. La giustizia è un formidabile indicatore del livello di civiltà di un paese. Tutto vero, ma se poi ci chiediamo in quale misura la giustizia italiana costituisca una risorsa o sia capace di attrarre investimenti o davvero rispecchi il nostro livello di civiltà, allora sale l’imbarazzo. C’è un profondo senso di smarrimento negli operatori di giustizia e pur invocandosi da più parti riforme nei più svariati settori della legislazione, si cova quasi sempre la speranza che una riforma in fieri fallisca perché la si ritiene, nella generalità dei casi, un rimedio peggiore del male. La qualità della produzione normativa è sempre più scadente e anche quella della giurisdizione non brilla. La frustrazione della magistratura è di non riuscire a spiegare che l’efficacia della risposta giudiziaria è condizionata dalle norme che è chiamata ad applicare, mentre il comune sentire va nel senso che la “colpa” sia dei giudici. Da qualche tempo abbiamo smesso di pensare che la giustizia sia un’alta funzione della Stato e si esaurisca nel momento del giudizio. E’ molto di più e al contempo molto di meno. Non c’è alcuno svilimento della funzione se la si considera anche un servizio alla collettività. E in quest’ottica i magistrati sono volentieri usciti dalla torre eburnea in cui la tradizione li voleva ed oggi vivono in mezzo alla gente, ne respirano gli umori, ne condividono paure e speranze.Proprio questo vivere in mezzo alla gente ispira questo bilancio sociale.

La Procura della Repubblica di Velletri pubblica per il terzo anno consecutivo il suo bilancio sociale ed è sempre più convinta di non poter mancare a questo appuntamento. Vuole raccontare quello che ha potuto fare nel corso dell’anno trascorso perché crede che il rispetto della legalità non passi solo attraverso il momento repressivo, ma richiede una lunga opera di educazione e di persuasione che inizia sui banchi di scuola. In proposito piace ricordare che sabato 21 maggio 2016 in questi gli uffici giudiziari è stata organizzata la “Giornata della legalità” che ha visto la partecipazione nel nostro palazzo di oltre 100 studenti di diverse scuole superiori del circondario. Con loro abbiamo trascorso un’intera mattinata discutendo di legalità, giustizia, sicurezza e tanto altro. E’ stato un incontro particolarmente significativo, soprattutto perché abbiamo potuto apprezzare l’interesse con il quale questi ragazzi si sono avvicinati al mondo della giustizia, ai suoi problemi e alle aspettative, anche quelle negate. Nel corso della giornata si sono avuti dibattiti con magistrati, giornalisti e professionisti di vari settori parlando di mafia, antimafia, sicurezza nella circolazione stradale, droghe, violenze e abusi. Si è simulato anche un processo penale con gli imputati, i testimoni, i giudici e gli avvocati. La cosa più bella per gli organizzatori è avere visto l’interesse e la vivacità con cui i ragazzi hanno vissuto la giornata, ringraziandoci alla fine. Ma siamo noi a ringraziare loro.

Il bilancio sociale 2016 presenta una novità rispetto a quello degli anni precedenti: abbiamo voluto creare le condizioni perché il dialogo tra l’ufficio giudiziario e la popolazione che vive sul nostro territorio fosse non unidirezionale ma a più voci. E allora si è pensato di aprire uno sportello telematico destinato a ricevere osservazioni, critiche, suggerimenti sulla qualità dei servizi offerti da questa Procura della Repubblica e sul gradimento ottenuto. Sul sito web della Procura compare una casella intitolata “Scrivi alla Procura” ove l’utente potrà inoltrare osservazioni, suggerimenti, critiche sulla qualità dei servizi resi dal nostro ufficio giudiziario. Accanto a questo è stato creato il punto dei “Contatti” ove gli utenti potranno inviare comunicazioni ufficiali a questa Procura della Repubblica, con indicazione di quali comunicazioni hanno valore legale.

Questo abbiamo voluto, essendo consci del fatto che la giustizia non può essere concepita in termini aziendalistici, ma non si può neppure essere autoreferenziali fino a prescindere dal giudizio che i cittadini hanno della nostra istituzione.

 

NOTIZIE GENERALI SULL’UFFICIO

Il circondario del Tribunale di Velletri si estende sul territorio di trenta comuni e, in base al censimento Istat del 2011, conta una popolazione residente di 605,728 unità. La pianta organica della Procura della Repubblica di Velletri prevede il procuratore e undici sostituti, con una attuale vacanza. 17 sono i vice procuratori onorari, non tutti presenti. Costituisce il circondario più popoloso del Lazio dopo quello della Capitale, con quel che ne consegue in termini di carico di lavoro dei magistrati. Se sul territorio nazionale il rapporto medio è di 30.715 residenti per ogni magistrato di procura, nel nostro circondario tale rapporto sale a 50.227 residenti per ogni magistrato. Questo significa che sia il Tribunale che la Procura di Velletri operano in una situazione di forte squilibrio rispetto ad altri uffici giudiziari del Paese, con un carico di lavoro di molto superiore alla media nazionale. Proprio per ridurre gli effetti di tale squilibrio il Ministero della Giustizia, dopo lunga e articolata procedura, ha di recente ufficializzato la proposta di aumentare di tre giudici e un pubblico ministero la pianta organica degli uffici giudiziari di Velletri.

I magistrati sono divisi in quattro gruppi di lavoro che si occupano della criminalità organizzata comune, dei reati contro la pubblica amministrazione, di quelli contro l’economia e di quelli relativi alle cosiddette fasce deboli. Accanto a questi opera un ufficio definizione affari semplici. Le statistiche testimoniano gli ottimi risultati raggiunti, poiché nell’anno trascorso si è registrata una significativa contrazione dei procedimenti pendenti presso questo ufficio giudiziario. Analizzando il dato statistico si constata che al 1 gennaio 2016 i procedimenti a carico di noti erano 9.611; ne sono sopravvenuti 10.019; ne sono stati esauriti 11.902; ne residuano 7.728. Come si vede, c’è un abbattimento di circa il 20%. 

Anche i tempi medi di definizione dei procedimenti si sono ridotti giacché quasi il 60% di essi viene definito nei sei mesi dall’iscrizione e comunque la durata media dei procedimenti nel loro complesso non supera l’anno. Resta il grave problema della definizione dei criteri di priorità nella trattazione della fase dibattimentale, e questo sarà un impegno del prossimo anno, da assumere congiuntamente al Tribunale.

Nel gruppo criminalità organizzata comune sono impegnati due magistrati a tempo pieno (i dr Taglialatela e Paoletti) ed uno (il dr Travaglini) con un carico dimezzato. Nel gruppo “pubblica amministrazione” ci sono tre magistrati a tempo pieno (il procuratore, il dr Morra e la dr Corinaldesi). Al dipartimento reati economici sono assegnati a tempo pieno i dottori Travaglini, Strangio e Bufano, mentre in quello delle fasce deboli i dottori Patrone, Verdi e Fraddosio. La sezione di polizia giudiziaria è composta da 26 sottufficiali e alcuni aggregati.

Sul territorio sono presenti sette Commissariati di pubblica sicurezza; due Gruppi Carabinieri e due della Guardia di Finanza (entrambi in condivisione con il territorio di Roma) da cui rispettivamente dipendono sei compagnie Carabinieri e quattro della G.d.F.. Operano altresì tre sezioni della Polizia stradale, uffici delle Capitanerie di porto di Anzio e Torvaianica, articolazioni di altri enti tra cui Asl e Arpa, oltre, naturalmente, ai comandi di Polizia locale. Dal prossimo anno il Corpo Forestale della Stato confluirà nell’Arma dei Carabinieri e dovrebbero essere ristrutturati i reparti sul territorio. 

 

Le innovazioni tecnologiche

Nel corso degli anni è stato costante lo sforzo di ammodernare questo ufficio requirente al duplice scopo di semplificare le procedure in favore dell’utente e di organizzare meglio il lavoro del personale amministrativo, sempre più ridotto in termini numerici. Si è puntato sulla informatica e la telematica, tra l’altro curando il sito web, dotando le segreterie centrali di p.e.c., rendendo operativo il sistema di notifiche telematiche degli atti, attuando le cartelle condivise con i G.i.p..

In questa prospettiva si è ottenuto dal Ministero della Giustizia l’appalto per l’esecuzione di lavori per la nuova rete LAN che servirà tutto il palazzo di giustizia, consentendo una maggiore velocità di collegamento dei terminali alla rete locale ed alla rete giustizia (RUG). Si tratta di un intervento importante che faciliterà nei prossimi anni il flusso quotidiano delle comunicazioni interne ed esterne.

Si sono fatti protocolli d’intesa con Poste italiane per accreditare alcuni funzionari di questa procura all’accesso al relativo sito, così da consentire loro di verificare l’esito delle raccomandate recanti l’atto da notificare, sicché oggi si riesce a monitorare il percorso dell’atto e a tentare una seconda notifica, qualora la precedente non sia andata a buon fine. Grazie a questo sistema oltre l’80% delle notifiche va ora a buon fine, con intuibile vantaggio per la fase dibattimentale del processo.

Questa procura ha stipulato con il T.d.r. di Roma un protocollo per la trasmissione telematica degli atti ai sensi dell’articoli 309 e seguenti c.p.p.. Si è ottenuto il beneficio di risparmiare tempo e risorse, evitando in un numero considerevole di casi, di mandare, con l’auto di servizio, gli atti a Roma in formato cartaceo.

Sul piano della sicurezza sono stati installati metal detector per un maggior controllo delle persone in entrata nel palazzo centrale ed altre misure sono state richieste al Ministero.

           

La struttura investigativa

Nella medesima direzione si è agito sul fronte del lavoro investigativo. Nel riorganizzare la sezione di p.g. si sono individuati settori di specializzazione per i suoi componenti in parallelo a quelli dei magistrati. Si sono così ritagliate sfere di competenza per addetti alla sicurezza del lavoro, ai reati stradali, all’edilizia, ai reati relativi alle fasce deboli ed una aliquota per la materia generica.

Alla ricerca di sistemi investigativi più moderni si sono richieste agli enti pubblici sotto indicati le autorizzazioni per consentire al personale della sezione di accedere alle relative banche dati, onde ottenere direttamente e con notevole risparmio di tempo le notizie di interesse. In particolare sono state ottenute le credenziali per accedere alle banche dati della Camera di Commercio, dell’Agenzia del Territorio, dell’Anagrafe Tributaria, dell’Anagrafe Rapporti Finanziari, dell’Aci, dei gestori telefonici, dell’Anagrafe dei Comuni di Roma – Velletri – Ardea – Artena.

Grazie ad un’indagine di mercato per l’individuazione del miglior offerente dei servizi di noleggio degli apparati tecnici da utilizzare per le intercettazioni si sono ridotti i loro costi, che oggi per una telefonica si aggirano sui 2,20 euro a bersaglio, compresa la “remotizzazione”, salvo quelle che richiedano tecniche più sofisticate.

            In adesione alle richieste dell’Autorità garante della privacy, sono stati installati sistemi di sicurezza fisici ed elettronici in grado di monitorare e controllare gli accessi ai luoghi ove sono custoditi i dati raccolti nel corso delle intercettazioni. In particolare sono state installate telecamere e strumenti di rilevazione elettronica degli ingressi al fine di controllare il flusso di persone che accedono alla sala intercettazioni. Anche il sistema di trasmissione telematica dei dati risulta adeguatamente protetto.

 

LE INIZIATIVE PER MIGLIORARE I SERVIZI 

E’ entrato nel patrimonio di conoscenze della pubblica amministrazione italiana l’idea per cui, a date condizioni, il funzionamento di un’organizzazione complessa dipende molto dalle iniziative assunte dalla dirigenza in tema di organizzazione. In questo ufficio ne siamo oramai consapevoli tanto che negli anni pregressi diverse sono state le iniziative assunte per realizzare protocolli d’intesa con uffici ed enti locali al fine di recuperare risorse indispensabili per le attività correnti. E’ motivo d’orgoglio rendere noto che il Consiglio Superiore della Magistratura ha validato due buone prassi relative a protocolli recentemente adottati da questa Procura ed in particolare quello stipulato con la Asl Roma 6 per le indagini chimico-tossicologiche e quello stipulato con la Regione Lazio sulle demolizioni, sui quali si tornerà più avanti.

 

L’incremento del personale amministrativo

Attesa la nota carenza di personale amministrativo presso gli uffici giudiziari, questa procura è da tempo impegnata in una interlocuzione con la Regione Lazio cui è stata richiesta l’assegnazione temporanea di alcuni dipendenti in esubero nell’ente. Dopo la prima assegnazione a questo ufficio di sette dipendenti regionali, avvenuta nel gennaio 2016, si è ora ottenuta la proroga per quattro di loro grazie ai quali si è riusciti a portare avanti una serie di attività che avrebbero subito forti rallentamenti a causa dei ricorrenti collocamenti a riposo del personale amministrativo.

 

Protocollo Asl

Prosegue con successo il rapporto di collaborazione con la ASL Roma 6 che ha allestito un apposito gabinetto per l’analisi delle sostanze stupefacenti. La convenzione è oramai a regime e comporta l’affidamento delle consulenze a personale pubblico con un conseguente dimezzamento dei costi a carico dell’erario. Tale protocollo è stato inserito dal C.S.M. nel manuale delle buone prassi.

 

 

Negoziazione assistita

A seguito dell’entrata in vigore della legge 162/2014 è stato organizzato un servizio per lo svolgimento delle pratiche di separazione e divorzio consensuali. Le procedure vengono avviate in misura sempre crescente e definite in tempi contenuti. Quest’anno l’ufficio ha definito 522 procedure, come riportato nello specifico paragrafo.

 

Protocollo reati stradali

La legge n. 41/2016 ha determinato la necessità di emanare linee guida alla polizia giudiziaria e al contempo di sollecitare agli enti territoriali competenti l’organizzazione di una rete di strutture sanitarie e laboratori allo scopo di ottenere in tempi molto ristretti l’analisi dei liquidi biologici attraverso cui misurare l’eventuale stato di ebbrezza e di alterazione da assunzione di sostanze stupefacenti. Grazie al decisivo intervento della Procura Generale presso la Corte d’appello di Roma è stato stipulato con la Regione Lazio un protocollo in cui è previsto l’utilizzo di strutture sanitarie, già esistenti sul territorio, cui rivolgersi per un’immediata analisi dei campioni biologici prelevati sul conducente a seguito di incidenti stradali con morti o feriti. La necessità di un intervento a livello regionale è stato frutto di un indispensabile raccordo voluto dalla Procura Generale che ha inteso uniformare le prassi su tutto il territorio del distretto per evitare intollerabili disomogeneità nell’applicazione della normativa.

Come si vedrà più avanti, il contrasto alle dissennate condotte di guida ha iniziato a dare i primi frutti grazie ad un’azione sinergica di prevenzione e di repressione. Su questo tema è particolarmente sentita la necessità di coinvolgere le scuole per un progetto di educazione stradale sui giovani. Nel corso della giornata della legalità, come sopra si è detto, ampio spazio è stato dedicato al tema.       

 

Contravvenzioni ambientali

Anche la legge 68/2015, nel disciplinare la procedura da seguire per l’estinzione delle contravvenzioni ambientali, ha richiesto la soluzione di alcuni problemi pratici. In particolare si sono organizzati incontri con l’ARPA Lazio al fine di chiarire gli aspetti principali delle asseverazioni tecniche alle prescrizioni impartite dalla p. g. .

Il concetto di fondo della riforma introdotta nel 2015 è in qualche modo quello della giustizia riparativa. Lo Stato rinuncia a comminare le tradizionali (spesso sono minacciate) sanzioni penali in favore di una condotta riparatoria da parte di chi ha commesso contravvenzioni mettendo a repentaglio l’ambiente. In cambio della regolarizzazione e a volte del ripristino dello stato dei luoghi, e previo pagamento di una sanzione amministrativa, il reato può essere dichiarato estinto. Questa Procura della Repubblica, condividendo l’impostazione della riforma, sta provando a ad applicare estensivamente la normativa.

 

Demolizioni

Un particolarissimo impegno è stato profuso dalla Procura per l’esecuzione delle sentenze di condanna irrevocabili, contenenti l’ordine di demolizione degli immobili abusivi. Come è intuibile, si tratta di uno dei compiti più difficili con i quali l’ufficio del pubblico ministero deve confrontarsi. Le difficoltà sono di ordine normativo, attesa la vaghezza delle norme di riferimento, di ordine economico dovendo lo Stato anticipare somme considerevoli per pagare i lavori di demolizione, di ordine in senso lato politico essendo questa una delle attività che notoriamente più incidono sulle amministrazioni comunali in termini di consenso. Con l’impiego a tempo pieno di un’unità di p.g. ed una amministrativa, è stato organizzato un importante lavoro che ha richiesto il coinvolgimento di tutte le Polizie Locali dei trenta comuni che insistono su questo circondario. Attese le notorie difficoltà di procedere effettivamente alle demolizioni, spesso individuate dalle amministrazioni comunali nella carenza di risorse finanziarie, la Procura, già nel 2015 aveva stipulato uno specifico protocollo d’intesa con la Regione Lazio la quale ha previsto in favore dei comuni uno specifico fondo regionale con cui finanziare gli interventi di demolizione. Parallelamente la Regione ha messo a disposizione i propri quadri tecnici per l’effettuazione di consulenze senza oneri per questa Procura della Repubblica. In parallelo è stato organizzato un lavoro nell’ambito delle procedure esecutive, inviando ai condannati un’ingiunzione a demolire e richiedendo agli uffici comunali o ai consulenti della Regione relazioni tecniche propedeutiche alle demolizioni.

Il lavoro è ancora in corso, ma alcuni risultati sono stati finora raggiunti. In particolare, a seguito dei sopralluoghi della polizia giudiziaria e delle ingiunzioni notificate a 206 condannati, si è riscontrato che 89 di essi hanno provveduto alla demolizione spontanea, 6 al ripristino spontaneo dello stato dei luoghi, mentre altre 14 posizioni sono state archiviate a seguito del rilascio del permesso in sanatoria.

Tale protocollo è stato inserito dal C.S.M. nel manuale delle buone prassi.

 

Protocollo antiviolenza

E’ stata di recente rilanciata una iniziativa già avviata nel 2015 su impulso del Asl Roma 6 e del comune di Albano Laziale per la creazione di una rete che possa offrire assistenza alle donne e ai minori vittime di abusi. Di recente si è cercato di allargare questa rete coinvolgendo altri comuni dei Castelli e del litorale, come meglio si dirà nel paragrafo dedicato alle cosiddette fasce deboli.

 

 

I FENOMENI CRIMINALI SUL TERRITORIO

Nell’esporre i risultati dell’attività di contrasto al crimine, conviene suddividere l’analisi per settore, seguendo la ripartizione per materie. La prima riguarda la criminalità comune, la seconda la pubblica amministrazione, la terza l’economia, la quarta le fasce deboli e la famiglia.

Una ovvia premessa si impone: i fatti che verranno esposti sono quasi tutti sub judice e per tutti i loro autori vale la presunzione di innocenza sancita dall’art. 27 della nostra Costituzione e dall’art. 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo. I riferimenti alle vicende, espunti quelli alle persone degli indagati, sono tuttavia consentiti dal fatto che le persone sottoposte a procedimento hanno tutte ricevuto gli atti con le provvisorie incolpazioni, sicché è caduto il segreto investigativo. E d’altra parte molti di questi fatti hanno già avuto una narrazione sui mezzi di informazione.

 

La criminalità comune

Il territorio del circondario è caratterizzato da una criminalità multiforme, che opera alle porte della Capitale, svolgendovi traffici di un certo allarme sociale. Anche in questo 2016 esso è stato teatro di condotte delittuose di elevato allarme sociale come, ad esempio, dimostrano:

– Il sequestro di persona a scopo di estorsione avvenuto il 3 marzo 2016 ai danni di Fragalà Ignazio, componente di una famiglia coinvolta a vario titolo in diverse vicende per gravissimi fatti di sangue maturati in un contesto di criminalità organizzata. Il rapimento ad opera di un gruppo di otto individui provenienti da Catania è culminato nell’arresto avvenuto la notte tra il 3 e il 4 marzo 2016 a Messina. Il procedimento è in corso davanti alla Corte di Assise di Frosinone e al G.u.p. di Roma in rito abbreviato.

– l’attentato del 30 luglio 2016 avvenuto in Pomezia con esplosione di numerosi colpi di kalshnikov all’interno della villa di un facoltoso imprenditore con interessi in Italia e in Svizzera. Su tale fatto procede la DDA di Roma, attese le modalità mafiose della condotta criminosa.

 

Sul piano socio-criminale va rilevato che anche quest’anno i fatti di sangue avvenuti sul territorio, salvo uno, non sono espressione di attività delinquenziale riferibile a gruppi di criminalità organizzata. Questo non è un segnale di per sé rassicurante, avendo l’esperienza insegnato che a volte l’assenza di omicidi costituisce la cifra di una pax mafiosa raggiunta sul territorio dai gruppi che vi operano.

Il dato relativo ai procedimenti per omicidi a carico di persone note evidenzia una netta flessione per quanto attiene a quelli consumati (due procedimenti, di cui a carico di ignoti) rispetto al dato dell’anno precedente, in cui se ne registravano otto. Stabile è il dato delle condotte arrestatesi alla soglia del tentativo.

Tra i consumati va ricordato quello conseguenza di una condotta posta in essere in un contesto ambientale promiscuo (alloggi occupati in zona di Pomezia). In data 1 agosto 2016, un cittadino italiano B.V. colpiva al capo un marocchino regolarmente residente in Italia, con uno sgabello a forma cubica, dal peso di 10 kg. Nello specifico, l’oggetto veniva lanciato addosso alla vittima ad una distanza ravvicinata e con inusitata violenza, provocandone la caduta a terra. Questa entrava immediatamente in uno stato di coma, con conseguente decesso avvenuto in ospedale due giorni dopo. Il movente è stato individuato nell’occupazione abusiva di un alloggio da parte dell’indagato e nel conseguente tentativo della vittima di impedirlo. Le attività di indagine avviate nell’immediatezza dei fatti consentivano di stringere il cerchio intorno all’indagato che veniva fermato il 6 agosto 2016, ammettendo le proprie responsabilità. L’ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere è stata confermata dal Tribunale del riesame e il procedimento pende in fase di indagini.

L’omicidio contro ignoti è invece espressione di una vera e propria esecuzione avvenuta all’esterno di un esercizio commerciale di Velletri il 26 giugno 2016 ai danni di un pizzaiolo di nazionalità albanese, regolare sul territorio nazionale. Gli investigatori hanno ricostruito che un soggetto disceso da un motociclo condotto da un complice e con casco integrale ha esploso numerosi colpi di pistola alle spalle della vittima, freddandolo.

Nel maggio 2016, G. P., un moldavo pregiudicato, veniva arrestato per tentato omicidio di un soggetto di nazionalità indiana, scaraventato dal quarto piano di un palazzo, e segnatamente dal balcone dell’abitazione dell’indagato, ove l’indiano si era recato per ottenere la restituzione del proprio permesso di soggiorno. La vittima, precipitato al suolo in gravissime condizioni, riusciva tuttavia ad indicare agli operanti l’autore del fatto, all’epoca in regime di arresti domiciliari. Questi veniva rinvenuto all’interno della propria abitazione e presentava evidenti segni di recente colluttazione. Veniva, pertanto, tratto in arresto in quasi-flagranza di reato. L’indagato è attualmente ristretto presso il carcere di Velletri, in stato di custodia cautelare ed il procedimento pende davanti al G.u.p..

Vanno riferiti gli esiti di due processi conclusi in primo grado e relativi ad omicidi dell’anno precedente. Il 27 novembre 2015, un cittadino albanese residente in Italia da diversi anni, uccise con una coltellata all’altezza dell’emitorace destro, Francesco Maria Pennacchi, commercialista di 32 anni. Ciò accadeva, secondo la ricostruzione degli inquirenti, dopo un alterco originato da futili motivi, e segnatamente dai rumori provenienti dall’abitazione adibita a studio professionale della vittima, sita sullo stesso piano di quella dell’omicida. Il giovane Pennacchi, a causa della recisione dell’arteria polmonare, giungeva cadavere al pronto soccorso di Velletri. Nell’immediatezza dei fatti, veniva tratto in arresto l’autore del delitto, il quale rendeva piena confessione dinanzi al pubblico ministero. In data 25 novembre 2016, si è concluso il processo con la condanna dell’imputato alla pena di anni trenta di reclusione. E’ giunta a sentenza anche la vicenda di un appartenente all’Aeronautica militare (in servizio presso l’Aeroporto militare di Frosinone) che aveva ucciso la coniuge con cui era in fase di separazione. La persona offesa fu attinta più volte al capo con l’uso di una mazzetta da lavoro, alla presenza della figlia minore della coppia. Il decesso della vittima fu pressoché immediato. La Corte di Assise di Frosinone ha condannato l’imputato alla pena di 27 anni di reclusione.

 

 

Il dato delle estorsioni – 84 rispetto ai 68 del precedente anno per un numero di indagati cresciuto da 109 a 157 – è in apparente aumento. Tuttavia la classificazione non consente di distinguere le forme aggravate, che connotano la portata delinquenziale del fenomeno, da quelle condotte che spesso vengono derubricate in esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Spesso le estorsioni sono collegate a fatti di usura. In effetti, secondo prassi oramai consolidata, le denunce su vicende di usura vengono (sporadicamente) presentate solo dopo che gli autori del reato sono passati a mettere in atto le minacce prospettate al debitore nel caso di mancata corresponsione del “dovuto”. In questo settore sono stati raggiunti risultati di un certo rilievo, essendo state di recente emesse misure cautelari in carcere a carico di persone che avevano esercitato pesantissime violenze nei confronti di debitori che non riuscivano a corrispondere gli interessi usurari. Per la particolare efferatezza degli atti di violenza è stato ripreso dalle cronache nazionali il caso di un imprenditore di Anzio, segregato per più giorni in uno scantinato, vittima di brutali pestaggi e lesioni personali al fine di costringerlo a trovare il denaro con cui pagare gli usurai. Per questi fatti, avvenuti nell’autunno scorso, cinque persone sono state raggiunte da ordinanza cautelare in carcere e agli arresti domiciliari. Per una vicenda analoga sono stati ristretti in carcere tre individui per estorsione, usura, sequestro di persona e lesioni ai danni di un piccolo commerciante di Albano Laziale caduto nella morsa degli usurai.

 

Sul segmento rapine, nelle forme semplici ed aggravate, il dato è sostanzialmente identico rispetto all’anno scorso con 122 procedimenti rispetto a 128, con 185 indagati rispetto ai precedenti 183. Un caso significativo è quello di T.F., un italiano di mezz’età accusato di rapine e furti pluriaggravati, truffe e utilizzi indebiti di carte di pagamento altrui, commessi in Ciampino, Marino e Roma ai danni di una pluralità di persone offese. L’uomo, sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, è stato condannato alla pena di anni 6 giorni 20 di reclusione dal Tribunale di Velletri. L’imputato veniva tratto in arresto nella quasi-flagranza di uno di questi reati. A seguito dell’arresto, altre persone offese lo riconoscevano in foto quale autore di pregressi episodi delittuosi di analoga natura. L’imputato (asseritamente di professione psicologo), individuando, durante la circolazione stradale, donne sole al volante, e ricorrendo all’espediente di simulati sinistri stradali, si rendeva autore di condotte di aggressione patrimoniale, in particolare inducendo le vittime a recarsi presso sportelli bancomat al fine di effettuare (più o meno volontariamente, a seconda dei casi) prelievi di denaro contante così perpetrando truffe, furti pluriaggravati, rapine o uso indebito di carte di pagamento altrui. Una sorta di delinquente “seriale” in materia di “truffe dello specchietto”, il tutto in danno di vittime non in grado di opporre efficace resistenza, anche in ragione del comportamento affabulatorio studiato a tavolino dall’imputato (gran parte delle persone offese hanno riferito di essersi trovate in stato di “confusione” e di “disorientamento” al momento dei fatti).

Va ancora segnalata una violenta rapina nella villa di A.A. sita in Marino, commessa da quattro soggetti, due dei quali poi individuati in cittadini albanesi. In particolare, il 12 luglio 2016, i quattro uomini, col volto travisato da passamontagna, facevano irruzione a mano armata nella villa e, dopo aver sequestrato il custode, riuscivano ad aprire la cassaforte prelevando una somma di denaro ed altri oggetti custoditi. Poi fuggivano con un’auto rinvenuta nella stessa villa. A seguito di indagini uno dei due autori veniva arrestato, mentre un altro risulta tuttora latitante.

Un altro caso di rapina da segnalare per la “spropositata e gratuita aggressività”, per usare le parole del Gip, è quella consumata da tre giovanissimi di Lariano ai danni di una donna che viveva da sola nello stesso comune. I giovani, approfittando dei festeggiamenti per Halloweeen, facevano irruzione, mascherati e armati di bastone, nella casa della donna e, dopo averla colpita con il bastone, cagionandole gravi lesioni, si impossessavano dei gioielli da lei custoditi. I due giovani, appena maggiorenni, sono stati di recente sottoposti a custodia in carcere, mentre il minorenne presso un istituto penale minorile.

 

Il monitoraggio dei procedimenti per reati connessi al traffico di stupefacenti (333 procedimenti rispetto ai 345 del 2015, con numero di indagati 482 rispetto a 481) ci dice che l’andamento è costante nel tempo. In merito al traffico di stupefacenti merita menzione una indagine che ha portato all’arresto di 11 persone per traffico di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, eroina, canapa indiana, ed estorsione in danno degli acquirenti, nel territorio di Colleferro e zone limitrofe.

 

Le misure di prevenzione

Resta alto l’impegno della Procura in questo settore, avendo anche nel 2016 attivato diverse proposte finalizzate soprattutto ad acquisizioni di patrimoni illecitamente accumulati. Uno dei più rilevanti è quello a carico di M. F., un imprenditore Nettuno, al quale è stato sequestrato un patrimonio pari a 12.148.379 euro. Si tratta di un provvedimento importante in quanto riguarda un soggetto-tipo che esula dalle tradizionali categorie di persona socialmente pericolosa. Seguendo l’evoluzione legislativa che ha esteso l’applicabilità delle misure di prevenzione anche ai cosiddetti colletti bianchi, questo ufficio ha in diverse occasioni applicato misure ablative del patrimonio a soggetti non rientranti tra quelli inseriti in contesti di criminalità organizzata, comune o mafiosa. Nel caso di specie infatti il proposto è un imprenditore che, secondo l’impostazione accusatoria, avrebbe accumulato un patrimonio illecito realizzando plurimi reati di truffa e bancarotta fraudolenta.

Si segnala poi un importante sequestro, nei confronti di due donne appartenenti  a clan nomadi della capitale,  di somme di denaro in contanti (circa 42.00,00 euro), autoveicoli, immobili di proprietà delle proposte e di terze persone fittiziamente interposte, ubicati in Roma, Toscana (Firenze, Massa, Aulla)  e Liguria ( La Spezia), per un valore complessivo di circa euro 360.000,00, beni che verosimilmente costituiscono il reimpiego di proventi di attività illecite, non risultando che le proposte abbiano mai presentato dichiarazioni dei redditi .

Nel 2016 è intervenuta la confisca di beni per un valore complessivo pari a 43.884.814 di euro, già sequestrati l’anno precedente nei confronti di una compagine facente capo ad Arderlucci Massimiliano.

 

I reati contro la pubblica amministrazione

Prima di soffermarsi sulle nuove indagini, va sottolineato che nel corso del 2016 sono già arrivati a sentenze, in alcuni casi passate in giudicato, i procedimenti per fatti di corruzione ed altro avviati l’anno precedente. Si allude alle vicende che avevano coinvolto amministratori del comune di Marino e personale dell’Aeronautica militare di Ciampino. Il sindaco di Marino ed altri indagati hanno definito la propria posizione con richiesta di applicazione della pena – già definitiva – ed altrettanto hanno fatto alcune persone coinvolte nell’indagine sulla base dell’aeronautica di Ciampino.

A proposito di quest’ultima va evidenziato un provvedimento di sequestro, emesso dal Gip ai sensi dell’art.12 sexies co.IV L.356/92, di un immobile intestato ad uno dei promotori dell’associazione a delinquere. In ragione del limitato reddito dichiarato dall’indagato, un pubblico dipendente con mansioni di operaio, si è ritenuto che l’acquisto della casa – il cui prezzo è stato fissato in 360.000 euro – e i costi per la relativa sistemazione siano stati resi possibili dai cospicui proventi della attività corruttiva palesata dalle indagini, nell’ambito della quale l’indagato ha avuto un ruolo assolutamente centrale.

Essendo il reato di corruzione ricompreso tra quelli previsti dal c.d. codice antimafia ai fini della specifica misura, si è dunque chiesto al Gip il sequestro dell’immobile. All’esito di giudizio abbreviato, il Gup ha condannato l’imputato alla pena di anni 5 e mesi 4 di reclusione e ha disposto la confisca dell’immobile in sequestro, condividendo l’impostazione della Procura.

Nell’anno in corso si è addivenuti alla conclusione di un’altra indagine, avviata nel 2015, relativa a reati contro la Pubblica Amministrazione consumati nel territorio di Marino.

Le investigazioni sono nate dalla denuncia sporta da un imprenditore, il quale riferiva che alcuni assessori e consiglieri comunali di tale Comune, al fine di compiere atti contrari ai doveri d’ufficio consistenti nel rilascio dei permessi per l’apertura di una attività commerciale nel comune di Marino, avevano ricevuto dalla società interessata una somma di denaro. Tale somma veniva indicata dal denunciante come ricompresa in una fattura per operazione inesistente, secondo un’operazione suggerita da un commercialista compiacente e servita proprio a mascherare il compenso corruttivo. Gli stessi indagati avevano rappresentato alla società – un colosso europeo della grande distribuzione – che il rilascio dei titoli in tempi brevi sarebbe stato condizionato alla dazione di una somma di denaro, circostanza confermata dall’effettiva emissione del permesso di costruire il giorno stesso del pagamento della fattura per operazione inesistente di cui si è detto.

Grazie alle intercettazioni telefoniche ed alle dichiarazioni rese dai responsabili della società destinataria dell’indebita richiesta, si è acquisito riscontro a quanto denunciato.

La perquisizione operata dalla p.g. delegata ha portato all’acquisizione di tale fattura di €. 132.840 e il Gip ha così emesso ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari a carico di due assessori del Comune e del commercialista, per il reato di cui all’art.319 quater c.p., ossia per aver indotto la società interessata ad ottenere i permessi, in uno stato di soggezione psicologica, ponendola nella condizione di accettare il pagamento di un compenso corruttivo, risultato pari a € 132.840, in cambio del rilascio dei titoli abilitativi.

Nella medesima indagine, attualmente definita con richiesta di rinvio a giudizio, emergevano anche fattispecie delittuose di peculato.

 

In tema di reati contro l’ambiente si segnala che a seguito di controlli operati dal N.O.E. dei Carabinieri di Roma, si è ottenuto dal Gip il sequestro preventivo di numerosi cantieri navali operanti nel porto di Anzio. È stata infatti accertata, a carico dei responsabili dei cantieri, la violazione di cui all’art. 137 co.1 e 9 D.L.vo 152/2006,  essendo stato constatato lo scarico delle acque reflue provenienti dai lavaggi e dagli interventi manutentivi effettuati sulle carene dei natanti, nonché lo scarico delle acque meteoriche di prima pioggia, direttamente nel mare, in assenza di sistema di trattamento e senza le prescritte autorizzazioni, con grave rischio di inquinamento delle coste.

 

Un cenno va fatto ai reati edilizi e alle demolizioni degli immobili abusivi. I numeri delle violazioni rilevate è sempre alto, ma in riduzione rispetto al passato (nel 2016 522 procedimenti con 761 indagati , mentre nel precedente anno ne erano stati iscritti 368 con 549 indagati. Sono stati sottoposti a sequestro diversi immobili, tra cui uno in Ardea, di rilevanti dimensioni, adibito ad opificio per attività artigianali, pur essendo stato realizzato su terreno agricolo. Nell’ambito di controlli sul territorio aventi ad oggetto lavori edili abusivi, sono state segnalate dalla p.g. operante ripetute violazioni di sigilli da parte dei proprietari, i quali, noncuranti dei controlli e dei sequestri, hanno proseguito nella realizzazione di manufatti, di rilevante consistenza, destinati a civile abitazione. In un caso è stata applicata dal G.I.P., su richiesta di questo ufficio, la misura cautelare del divieto di dimora, in altro caso la misura dell’obbligo di presentazione alla p.g. con misure accessorie finalizzate ad impedire la prosecuzione dei lavori.

Sul versante delle demolizioni si va sperimentando una fattiva collaborazione con la Regione Lazio con cui vige la citata convenzione del 2014 che prevede in favore dei comuni un fondo per l’anticipazione dei finanziamenti per sostenere le spese di demolizione. Resta difficoltoso il rapporto con le amministrazioni comunali che spesso non provvedono alle demolizioni in via autonoma e, salvo rari casi, alla trascrizione delle acquisizioni dell’immobile abusivo al patrimonio comunale. Nonostante questo, va registrato che questo ufficio, nel corso del 2016, ha notificato ingiunzioni a demolire a 206 condannati, riscontrando che 89 di essi hanno provveduto alla demolizione spontanea, 6 al ripristino spontaneo dello stato dei luoghi, mentre altre 14 posizioni sono state archiviate a seguito del rilascio del permesso in sanatoria.

 

I reati economici

Questo gruppo di lavoro si occupa dei reati d’impresa, a volte al confine con la criminalità comune. Parliamo quindi di bancarotte fraudolente e di reati fiscali, ma anche di riciclaggio e di usura.

Prima di ricordare i principali casi giudiziari è bene evidenziare che questo ufficio, anche nell’anno trascorso, ha attivato più volte lo strumento del sequestro del profitto del reato. Con particolare riferimento ai più gravi reati fiscali questo ha riguardato l’ammontare delle imposte evase da parte del contribuente. Non sempre la polizia giudiziaria incaricata di seguire un sequestro reperisce il denaro o i beni di valore equivalente e tuttavia nel corso del 2016, sono state sequestrate somme di denaro per € 2.260.000 nonché 18 immobili (di cui due fondi agricoli) 29 veicoli ed altre valori tra cui quote societarie per € 900.000. Il valore complessivo dei beni mobili e immobili in sequestro ammonta a 7.633.000. In data 6 giugno 2016 è stata emessa una ordinanza applicativa di custodia cautelare in carcere a carico di P.M., un esercente abusivo della professione finanziaria con sede operativa in Albano Laziale, ed altri soggetti per plurimi episodi di estorsione aggravata e usura aggravata. L’indagine, protrattasi per diversi mesi, condotta anche con l’ausilio di attività tecniche di intercettazione, ha consentito di individuare un giro di usura ed estorsione su ampia scala, coinvolgente figure di spicco della criminalità locale dei Castelli. Molte le persone offese che hanno sporto denuncia-querela, fornendo una dettagliata ricostruzione dei fatti. L’ordinanza applicativa di misura cautelare è stata pienamente confermata dal Tribunale del riesame. Il procedimento pende in fase di udienza preliminare.

 

I reati attinenti alle fasce deboli e alla famiglia

 La casistica giudiziaria di questo ufficio ci racconta che i fatti di violenza sessuale vera e propria sono in diminuzione, mentre non diminuiscono i casi di maltrattamenti in famiglia e di stalking. Sotto un profilo generale i dati d’interesse riguardano l’attività di contrasto e prevenzione proprio di questi ultimi reati, concretizzatasi nella richiesta di numerose misure cautelari dell’allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Tali misure sono state accolte dall’Ufficio G.i.p. nella quasi totalità dei casi e hanno ottenuto l’effetto deterrente previsto dal legislatore, avendo consentito di mettere lo “stalker” in condizioni di non nuocere (invero non si è mai verificato che l’indagato dopo l’emissione delle citate misure abbia posto in essere le ben note condotte omicidiarie denominate, nel corrente gergo giornalistico, “femminicidi”).

Va segnalata la crescita professionale della polizia giudiziaria nella gestione delle notizie di reato relative al settore “fasce deboli”. Al di là di una certa professionalità acquisita nella gestione del rapporto con chi si presenta per denunciare questi reati, le forze dell’ordine hanno oramai gli strumenti per fronteggiare le emergenze: in caso di donne maltrattate, con evidente gravità, gli operanti ricorrono al trasferimento delle vittime in comunità protette (così superando il problema della scarsa tempestività delle misure cautelari) e in caso di abusi su minori la comunicazione e il coordinamento con il Tribunale dei minorenni sono tempestivi. Questo è il frutto di un lavoro di formazione svolto dai corpi di appartenenza, da questa Procura e da altre istituzioni locali.

Va evidenziato che il 15 dicembre 2016 si è tenuta la prima riunione del gruppo istituzionale previsto dal protocollo di intesa con il Comune di Albano Laziale, il Tribunale di Velletri, il Tribunale per i Minorenni di Roma, la ASL RM 6, l’Ordine degli Avvocati, le Forze dell’Ordine, e le istituzioni scolastiche locali in tema di prevenzione ed intervento nei casi di maltrattamento ed abuso all’infanzia (protocollo sottoscritto in data 3.10.2013 e già approvato dalla Regione Lazio quale strumento e buona prassi da estendere a livello regionale).

Grazie all’impulso dato all’iniziativa dal Direttore generale della Asl Roma 6, è stato di recente allargato il protocollo coinvolgendo diversi comuni del circondario, nella prospettiva finale di coinvolgerli tutti. Grazie anche alla partecipazione dei centri antiviolenza che insistono sul territorio si cercherà di creare una rete il più possibile capillare in grado di fornire assistenza alle donne e ai bambini vittime di abusi. L’impegno che attende tutti gli attori della rete sarà quello di farsi conoscere sul territorio e organizzare interventi di pronta assistenza alle persone offese.

Tra le vicende giudiziarie degne di nota, va segnalata quella relativa a delitti di maltrattamenti, lesioni, sequestro di persona ed altro consumati all’interno di una struttura per pazienti psichiatrici – Centro di Riabilitazione “Eugenio Litta” di Grottaferrata – ad opera di alcuni operatori sanitari che vi lavoravano.

Dopo indagini condotte attraverso la captazione di immagini che ritraevano le vessazioni subite dai pazienti, spesso di minore età, il G.i.p. ha emesso dieci misure cautelari, di cui una in carcere, nei confronti dei citati operatori. Vasta eco ha avuto tale vicenda sugli organi di stampa nazionale.

Un altro inquietante caso giudiziario, di emulazione dei tristi episodi di cronaca nazionale, è quello che ha portato all’arresto di un italiano di 34 anni, S.P., autore di tentate lesioni personali gravissime con uso di acido sul corpo della vittima. L’episodio è avvenuto in Colleferro il 30 gennaio 2016. Solo una fulminea ed efficace condotta di fuga posta in essere dalla persona offesa ha evitato il peggio. La vittima designata aveva avuto il torto, secondo l’imputato, di uscire e di intrattenersi nel tempo libero con la ex fidanzata dell’uomo e per tale condotta doveva essere punita. L’imputato è stato tratto in arresto nella quasi-flagranza del reato e poi condannato in primo grado alla pena di anni 3 e mesi 3 di reclusione.

Quanto al nuovo istituto della negoziazione assistita in ambito familiare, questo ufficio ha iscritto e definito, dall’inizio del 2016 a tutt’oggi, n. 522 procedimenti; al momento non si segnala alcuna criticità nella applicazione del nuovo istituto.

Un riferimento particolare va fatto ad alcune iniziative che questo ufficio di Procura ha assunto in tema di sicurezza della circolazione stradale. Nel maggio dell’anno scorso è entrata in vigore la nuova legge sul cosiddetto omicidio stradale, una legge che ha voluto introdurre misure di particolare severità nei confronti di chi si pone alla guida in stato di ebbrezza o di alterazione determinata dall’assunzione di sostanze stupefacenti e comunque non rispetta le regole di prudenza del codice della strada.

La nuova normativa ha avuto nel nostro circondario una pronta applicazione, tanto che nei suoi primi mesi di vita sono stati effettuati due arresti in flagranza per omicidio stradale.

In entrambi i casi si è trattato di un arresto obbligatorio, posto che, tanto nel primo quanto nel secondo episodio, i conducenti si erano messi alla guida in stato di grave ebbrezza alcolica e di alterazione da precedente assunzione di sostanze stupefacenti, oltre ad avere assunto una condotta di guida altamente pericolosa.

Entrambi gli episodi sono avvenuti in Ardea, il primo il 27 luglio 2016 in ore notturne ed il secondo il 4 agosto 2016. Entrambi i responsabili sono tuttora in custodia cautelare, uno in carcere e l’altro agli arresti domiciliari.

**********

Naturalmente i casi che hanno ottenuto l’interesse della stampa e degli altri mezzi di informazione sono solo una parte del lavoro svolto da questa Procura della Repubblica. Tantissimi altri sono i procedimenti che restano nell’ombra e fanno parte della routine quotidiana. Tanto per i casi di maggior rilievo quanto per quelli ordinari, il lavoro svolto dalla polizia giudiziaria è di decisiva importanza e merita tutto l’apprezzamento di questo ufficio. Ringrazio pertanto tutte le forze di polizia operanti sul territorio, ma un pensiero particolare va al Corpo Forestale dello Stato che agli inizi del 2017 ha cambiato casa, confluendo nell’Arma dei Carabinieri. L’occasione consente di ringraziare vivamente questo Corpo di polizia per la competenza, la professionalità e l’impegno profusi a tutela dell’ambiente e del territorio. Questa Procura conta sulla collaborazione di tre appartenenti al Corpo Forestale dello Stato ed a loro, così come ai reparti esterni, va un riconoscimento particolare. Ringrazio i vice Procuratori onorari e tutti i collaboratori, tanto per l’impegno profuso nei procedimenti più rilevanti quanto per il lavoro quotidiano che, restando nell’ombra, cerca di dare risposte soddisfacenti ad un’utenza sempre più sollecita nel chiedere l’intervento della giurisdizione penale. Ringrazio il personale di cancelleria, ogni giorno più ridotto e in affanno. Ringrazio il personale di polizia giudiziaria per la sua dedizione e la sua flessibilità.

Un saluto particolare va al Presidente Francesco Monastero che durante l’anno ha lasciato la presidenza di questo Tribunale per assumere quella particolarmente prestigiosa del Tribunale di Roma. Un senso di riconoscenza va a tutti i Giudici e agli Avvocati di questo foro, per il clima di serena e fattiva collaborazione che si è riusciti ad instaurare in questa sede giudiziaria. Sempre gradite saranno le critiche costruttive e le sollecitazioni a miglioramenti organizzativi che dovessero da loro pervenire. Ringrazio infine i colleghi di questo ufficio che anche quest’anno hanno dato prova di elevata dedizione al lavoro attraverso un impegno quotidiano e silenzioso. E poco importa se qualcuno malevolmente non è disposto a riconoscercelo.

Il Procuratore della Repubblica

     Francesco Prete