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Velletri – ‘Caso Cervia’, l’amarezza della moglie dell’ex sottufficiale rapito: ‘Siamo rimasti soli nel cercare di restituire dignità a quanto accaduto a Davide’

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Marisa Gentile, moglie di Davide Cervia (sullo sfondo)

Si muore quando si è lasciati soli” (Giovani Falcone). E noi siamo rimasti soli. Soli a combattere questa impari battaglia”. Questo l’incipit dello sfogo di Marisa Gentile, vedova di Davide Cervia, l’ex sottufficiale della Marina Italiana, scomparso in circostanze misteriose nei pressi della sua casa nelle colline veliterne, nel lontano settembre del 1990. Da allora solo illazioni e insabbiamenti, e una verità che si è fatta chimera. Eppure lei non ha mai smesso di lottare, spalleggiata dalla sua famiglia. “Chiunque, nel tempo, si sia avvicinato alla nostra vicenda – ha aggiunto Marisa – in un modo o in un altro è stato ‘bloccato’; alcuni sconsigliati, altri pressati, altri minacciati: un elenco lunghissimo di persone piene di buona volontà che hanno impattato contro il muro dei poteri forti che non esitano a stritolarti pur di mantenere il silenzio su atti e circostanze indicibili. Ogni volta la stessa storia. E noi oggi siamo rimasti soli. E quando si rimane soli si è più vulnerabili, si diventa un obiettivo molto semplice da colpire nel silenzio e nell’indifferenza più totale di media e istituzioni”.
“Non è una novità – ha continuato – che noi familiari di Davide Cervia non abbiamo mai avuto il supporto e la protezione di chi avrebbe dovuto tutelarci, ma non avrei mai pensato di dover arrivare a temere proprio quella parte di Stato che avrebbe avuto il compito di proteggerci. Tutto quello che ci rimane siete voi, amici, che attraverso facebook fate sì che il nostro senso di solitudine non sia assoluto. Ed è proprio a voi che mi rivolgo affinchè non facciate mancare la vostra attenzione al caso di Davide e a tutto quello che potrebbe succedere a noi familiari, facile bersaglio per coloro che vorrebbero cancellare definitivamente una storia così imbarazzante per le nostre istituzioni”.
“Siamo in attesa di conoscere la sentenza del procedimento civile intentato da noi familiari nei confronti del Ministero della Difesa e della Giustizia che nel corso degli anni invece di attivarsi per cercare Davide o capire cosa gli fosse accaduto, hanno impegnato risorse ed energie per allontanarci dalla verità. Una mia personale valutazione anche rispetto al ruolo dell’informazione in questa vicenda, che a parte pochissime eccezioni, si è resa complice con il proprio silenzio nel far sì che questo caso venisse definitivamente “insabbiato”.

Non un mistero, purtroppo, che che la sentenza civile in arrivo sarà l’ultimo tassello prima di porre fine a qualsiasi rivendicazione legale, visto che l’Avvocatura dello Stato ha fatto sottoscrivere un documento con il quale la famiglia di Davide Cervia si è dovuta impegnare a non intraprendere ulteriori azioni legali nei confronti delle amministrazioni pubbliche. L’alternativa sarebbe stata infatti la prescrizione. “L’unica cosa che si potrebbe fare – ha aggiunto proprio Marisa – è organizzare piccoli eventi o proiezioni del film, per far sì che l’opinione pubblica non dimentichi la storia di Davide. Noi siamo rimasti soli e da soli è molto difficile organizzare qualcosa e trovo veramente inaccettabile non essere riuscita a dare a Davide la giusta dignità che avrebbe meritato”.

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