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Salute – 12 milioni di italiani ormai rinunciano a curarsi per motivi economici: il diritto alla salute un lusso per pochi?

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Con una pressione fiscale al 55%, dove finiscono le nostre tasse?

L’Associazione Codici è esterrefatta dal dato che 12 milioni di italiani sono costretti in Italia a rinunciare alle cure sanitarie per motivi economici. Ricordiamo che il diritto alla salute e all’istruzione rimane uno dei pilastri fondanti del nostro Stato, diritto che sta venendo sempre meno. La spesa per la sanità privata è salita a 35,2 miliardi di euro, soldi ulteriormente sborsati dai cittadini oltre a quelli delle numerose tasse. Alcuni dati del Rapporto Censis-Rbm Assicurazione Salute sulla sanità in Italia rivelano che, nell’ultimo anno 12,2 milioni di italiani hanno rinunciato o rinviato prestazioni sanitarie, ovvero 1,2 milioni in più rispetto all’anno precedente. Dato ancor più preoccupante è che per potersi curare si ricorra all’indebitamento o si dia fondo ai propri risparmi. Tra l’altro, l’aumento della spesa sanitaria privata incrementa ancora perché conseguenza di altri disservizi e malfunzionamenti quali: le liste d’attesa infinite e il turismo sanitario dal sud verso il nord del Paese.

Il mezzogiorno appare vistosamente svantaggiato rispetto alle regioni settentrionali sia per quanto riguarda l’accesso alla medicina generale, che per le visite mediche specialistiche a pagamento e, nello specifico, nelle visite odontoiatriche, talmente costose da obbligare la maggior parte della popolazione a rinunciarvi. I ritardi nelle cure e delle liste di attesa nella sanità pubblica possono portare ad un deterioramento della salute tale che, troppo spesso i cittadini sono obbligati a ricorrere al privato per tutelarsi e riuscire a fare prevenzione. Molti cittadini confessano che spesso è stato il medico a consigliare di rivolgersi alle strutture private, e la maggioranza degli italiani è convinta che il servizio sanitario della propria regione sia peggiorato negli ultimi due anni.
Il cittadino infatti, piuttosto che finire tra le mani dei medici delle strutture pubbliche per i quali è stata sancita la deresponsabilizzazione, si rivolgerà alle strutture private, tra l’altro già ora qui dirottato da medici che anche in quelle strutture operano. Il punto è: con una pressione fiscale in Italia pari al 55%, tra le più alte al mondo, e destinata a crescere ulteriormente, è plausibile che non si riesca a far fronte ai servizi da offrire ai cittadini, quali la sanità pubblica?

Le tasse cresceranno costantemente, passando dai 493 miliardi del 2016 ai 505 miliardi del 2017, ai 518 miliardi del 2018 e ai 530 miliardi del 2019, e con un gettito fiscale del genere le persone sono costrette a rinunciare alle cure sanitarie pubbliche e rivolgersi al privato? E’ assurdo. L’aumento delle entrate tributarie nelle casse dello Stato sarà pari a 75,5 miliardi: dove finiscono questi soldi? Sicuramente non nel diritto alla salute né per il sostegno alle famiglie, l’Italia è un Paese sempre più povero e che sarà sempre più indebitato a causa del rastrellamento dei propri risparmi e di questi ultimi che non verranno più accantonati, banalmente perché non avanzerà più nulla che debba essere accantonato. Questo determinerà il tracollo della sanità pubblica e del diritto alla salute della ex classe media, ovvero i nuovi poveri, e l’esistenza in Italia della sola sanità privata per chi potrà permettersela, un lusso a tutti gli effetti.