Cultura

Teatro – Velletri, le sedie di Eugène Ionesco hanno trovato spazio al Teatro di Terra

le sedie

di Emanuele Cammaroto

Nel fine settimana che festeggia i 73 anni della proclamazione della Repubblica, il Teatro di Terra accoglie nel suo spazio 36 nuove sedie; non in sostituzione di quelle in platea (evento che si attende con ansia e speranza), bensì per portare in scena una delle fatiche del drammaturgo francese “Eugène Ionesco”. Una “farsa tragica” che si sviluppa nella casa (forse un faro) dei due personaggi. Una vecchia coppia, che si sostiene e conforta, che si inviluppa nella propria tristezza, di una vita reale vissuta ai margini, che si contrappone alla presunzione di essere riusciti a trovare la panacea di tutti i mali del mondo, riassunti in un “messaggio” che si lancerà al mondo attraverso una riunione pubblica, cui parteciperà il mondo intero, dai postini ai banchieri, dai funzionari ai militari, dai reazionari ai rivoluzionari: persino sua Maestà. Tutto il mondo, purché “studiosi o proprietari”. Un messaggio importante e risolutivo che necessita di un “oratore” professionista per diffonderla compiutamente. Il teatro dell’assurdo in scena, questo è “le sedie”! I personaggi interpretano i vari aspetti della realtà, una realtà che può essere diversamente interpretata, come diversi siamo ciascuno di noi. Assurdi i ruoli dei personaggi. Vecchi i due interpreti principali, gli unici “parlanti”, affiancati dall’oratore, vivente ma, apoteosi del paradosso, sordomuto. Questi tre personaggi sono “coadiuvati” dai protagonisti veri dello spettacolo: le 36 sedie, che dovrebbero accogliere i partecipanti alla pubblica consulta; partecipanti che esistono solo nella mente dei due vecchi della coppia.

Recitare è cosa non certo facile. Interpretare è frutto di un duro lavoro sulle e dietro le scene. Ma fare recitare personaggi inanimati, dando loro pensiero, corpo e, persino, sentimenti è cosa davvero ardua, che mette a dura prova chi vi si cimenta. Oltre ad un testo capace di crearne i presupposti, è necessario che il regista sappia indicarne la giusta via interpretativa, fissandone tempi e ritmi; è inoltre indispensabile che gli attori sappiano farsi carico di tale doppio sforzo, interpretando se e l’altro da se.

Prova non facile quindi, che però è stata affrontata con scrupolosa caparbietà e superata con professionale maestria, sia dal regista Luigi Onorato, ma, anche e soprattutto, dai due attori Carla Petrella ed Edoardo Baietti.

Grande sforzo, quindi è stato richiesto alla coppia, che molto ha faticato per sostenere i ritmi incalzanti dei dialoghi, e alla “povera” Carla Petrella che ha dovuto trasportare “fisicamente” le sedie, in lungo e in largo sulla scena. Semplice la scenografia, ma molto azzeccata la trasformazione delle quinte dal solito tessuto, a pannelli di cellophane, così da ricreare l’idea di trovarsi come avvolti in un ambiente “liquido”, nel quale l’assurdo e il paradosso trovano ambiente più confacente.

Una menzione a parte merita Francesco Tibaldi, l’oratore muto, che ha interpretato la sua parte dimostrando un talento mimico di oggettivo spessore.

“Le sedie”, in questa riproposizione di Onorato, ha sicuramente confermato la scelta di qualità che da anni lo spazio del Teatro di Terra ha intrapreso e confermato con i suoi laboratori e le sue rappresentazioni, speriamo che presto anche i locali del teatro possano rinnovarsi, magari cominciando proprio da sedie nuove e più accoglienti di quelle esistenti oggi.

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