Attualità

Velletri – Pet therapy in carcere per il recupero dei detenuti. Un convengo per illustrare i risultati della sperimentazione con animali

Locandina Convegno 18.05.2018

La Direzione della Casa Circondariale di Velletri ha organizzato per il 18 maggio p.v.  un Convegno “Guardarsi dentro..per imparare a vedere fuori”. Interventi Assistiti con Animali in ambito penitenziario: Esperienze a prospettive future”. L’evento presenta i risultati di alcuni Laboratori di Zooantropologia applicata che si sono svolti presso l’Istituto nei mesi scorsi grazie al supporto tecnico e specialistico degli Operatori di Pet Therapy della Cooperativa Sociale Nuove Risposte Onlus. “Sono sempre stata convinta – afferma la dr.ssa Maria Donata Iannantuono, Direttore dell’Istituto di Velletri – che gli interventi trattamentali attivati in ambito penitenziario nei confronti dei detenuti debbano avere lo scopo principale di stimolare un cambiamento sostanziale, al fine di reinserire nella società una persona che abbia svolto un processo di riflessione profonda rispetto a se stessa, all’atto deviante ed al danno causato alla società. Ed in questa ottica ho accolto con entusiasmo la proposta dei miei collaboratori Funzionari Giuridico Pedagogici di iniziare alcuni Laboratori di Zooantropologia, soprattutto quando mi è stato prospettato il target a cui erano destinati e le modalità di intervento. L’idea era innovativa ed i presupposti teorici su cui si basava erano concreti ed applicabili. Tutti sappiamo che gli elementi del trattamento penitenziario, tra cui l’istruzione, il lavoro, la religione, le attività culturali, ricreative e sportive, l’agevolare opportuni contatti con il mondo esterno ed i rapporti con la famiglia, hanno il fine di rispondere all’art. 27 della Costituzione, che sancisce il valore rieducativo della pena, e permettono anche di espletare la cosiddetta “osservazione scientifica della personalità del detenuto”.

“L’Osservazione scientifica della personalità è diretta all’accertamento dei bisogni di ciascun soggetto connessi alle eventuali carenze fisico-psichiche, affettive, educative e sociali, che sono state di ostacolo all’instaurazione di una normale vita di relazione e che hanno potuto determinare l’atto deviante, al fine di promuovere un processo di correzione degli atteggiamenti pregiudizievoli. Basandoci su altre esperienze di pet therapy, attuate in ambito penitenziario, e sui risultati ottenuti, abbiamo pensato di inserire ed utilizzare questa nuova tecnica, per coloro che avessero voluto, per modulare un cambiamento di ottica rispetto ai danni causati alle vittime e pervenire pertanto ad una modifica profonda e sostanziale. Abbiamo attuato la prima sperimentazione a livello nazionale in cui, utilizzando per l’appunto la metodologia innovativa degli Interventi Assistiti con Animali, siamo intervenuti nei confronti di detenuti condannati per reati di maltrattamento in famiglia facendoli interagire con cani che erano stati maltrattati”.

“Volevamo incidere in tal modo sensibilmente, anche a livello emotivo, nel far riconoscere le conseguenze di un maltrattamento e nella percezione della sofferenza di un altro essere “diverso da se”, consapevoli che un cambiamento si attua nel momento in cui affrontiamo i danni causati. Ed i risultati di tale sperimentazione, che ci apprestiamo a presentare nel Convegno del 18 maggio con il supporto di Esperti in questo campo a livello nazionale, hanno superato le nostre aspettative. Una sperimentazione che stiamo pensando di estendere anche ai sex offenders. In un momento in cui l’attenzione dei media è quotidianamente sollecitata da atti di femminicidio e reati similari, ci rendiamo conto dell’importanza che ha per tutti gli operatori che operano in ambiente penitenziario individuare metodologie ed interventi che riescano ad incidere sostanzialmente sulla presa di consapevolezza di coloro che sono già detenuti per tali reati, e che prima o poi saranno reimmessi nel tessuto sociale, al fine di restituire persone che abbiano effettuato una sostanziale revisione critica. Perché pervenire a questo obiettivo significa fare prevenzione e fare prevenzione è un elemento fondamentale del concetto di Sicurezza sociale.
E su questi obiettivi ci siamo concentrati in maniera congiunta, Area Pedagogica e Polizia Penitenziaria, nel riconoscimento del nostro ruolo e delle competenze specifiche.”​​

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