Orlando Pocci ha scoperto le carte. E calato il suo “settebello”. A 3 giorni dalla prima seduta del Consiglio comunale, Velletri ha finalmente la sua rosa di Assessori. La Giunta Pocci – oltre che da Alessandro Priori, che per primo aveva già ricevuto la nomina, e attendeva impaziente tutti gli altri – sarà composta anche da Romina Trenta, Francesca Argenti, Francesco Cavola, Romano Favetta, Edoardo Menicocci (il più giovane ma anche il più votato nel voto del 10 giugno), e Giulia Ciafrei, con quest’ultima che sarebbe in predicato di essere investita anche della carica di Vicesindaco. Una Giunta con un’età media senz’altro più bassa rispetto al passato e con un solo esponente (proprio l’assessore ai servizi sociali) come da trait d’union tra la precedente Amministrazione e la nuova.
Fuori, quindi, Fausto Servadio, colui che nel decennio passato ha avuto la forza e il merito di contribuire in prima persona al ritorno del centrosinistra al governo cittadino, con una lunga stagione amministrativa improntata al risanamento e allo sviluppo. Un epilogo che era nell’aria, ormai, ma che non possiamo esimerci dal ritenere comunque clamoroso, e che, inevitabilmente, finirà per lasciare qualche strascico all’interno del Partito Democratico, i cui componenti vengono segnalati tutt’altro che felici per la piega presa dalle trattative che hanno portato alla nuova squadra di governo cittadino.
Negli ultimi giorni si era parlato anche di una “staffetta”, che avrebbe consentito all’ex Sindaco di partire come Assessore, prima di lasciare il testimone ad altri (Menicocci il nome più gettonato). Un escamotage che avrebbe garantito una certa continuità amministrativa, tra vecchia e nuova Giunta, ma che, soprattutto, avrebbe consentito a Servadio di mantenere la carica di Presidente dell’Anci Lazio fino a scadenza del mandato. Un prestigio, personale e di partito, da estendere anche alla città di Velletri, che adesso, così come Servadio e il Pd, si vedrà privata di una carica così prestigiosa, con conseguenze, almeno a livello di partito, ancora tutte da decifrare.
Musi lunghi, pertanto, all’interno del PD; non è un mistero, difatti, che forti dell’oltre 22% di lista (ed il 65% nell’ambito della coalizione), in via Guido Nati si aspettavano un’altra considerazione nell’attribuzione delle deleghe, e più di qualcuno sta storcendo il naso di fronte ad un epilogo che vede la Presidenza del Consiglio finire nelle mani del pur valente Sergio Andreozzi (Velletri Beni Comuni) e la carica di vicesindaco ad un esponente di Liberi e Uguali, anche se ci sarebbero ancora chance, in tal senso, affinché possa spuntarla Romina Trenta (che avrà per se una delle deleghe cruciali, quella al bilancio).
Le prossime ore serviranno quindi ad un ulteriore confronto all’interno del partito, in vista della prima seduta consiliare, che si preannuncia tutt’altro che tranquilla, visto che sul piatto del neo presidente del Consiglio comunale le opposizioni serviranno una pietanza che potrà risultare indigesta, visto che si tornerà a parlare di “incompatibilità”, riallacciandosi all’art. 63 del TUEL, che regolamenta i casi in cui un Sindaco, ma anche un consigliere comunale, possa restare fuori per debiti verso il Comune per il quale sia stato legalmente messo in mora o ricevuto invano notificazione dell’avviso di pagamento (in un comunicato il Movimento 5 Stelle ha cercato di far chiarezza in merito).
Se nell’entourage di Pocci ci si continua a professare sereni, il caso potrebbe però allargarsi a macchia d’olio, visto che da autorevoli voci ci sarebbero almeno 2-3 consiglieri che potrebbero dover fornire ulteriori rassicurazioni in merito. Resta da capire quale sarà l’epilogo, proprio mentre pare che l’aula, che si annuncia piena di cittadini, potrà essere chiusa qualora si ritenesse di procedere a porte chiuse.
