Solito taglio del nastro, sorrisi ad uso e consumo dei fotografi presenti e tutta una serie di promesse che poi il tempo sembra aver spazzato via.
Era il 22 aprile del 2016, oltre 2 anni fa, quando Cecchina fu teatro dell’inaugurazione del quartiere “Cecchina 2 Plus” (“dove sono sorte scuole – si può leggere nella cronaca dell’epoca – elementari e materne, un nuovo e vasto Auditorium, un mega parcheggio per residenti e visitatori, una sala polivalente e palazzine di edilizia popolare”). Presenti, tra gli altri, l’assessore regionale Guido Fabiani, il sindaco Nicola Marini e il vice Maurizio Sementilli, nonchè ad altri componenti della Giunta comunale, consiglieri regionali, metropolitani e comunali. Circa 500 cittadini e tutte le autorità religiose, militari e civili, che presero parte all’inaugurazione dei locali.
A distanza di oltre 2 anni, dicevamo in premessa, la situazione appare però difforme a come all’epoca fu descritto, quando sembrò definitivamente concretizzarsi quel grande progetto di edilizia realizzato interamente con fondi pubblici europei. Progetto che, sulla carta, comprendeva: Scuola Materna ed elementare, asilo nido, mensa, Sala polivalente, Auditorium e centro civico, parcheggi e parco giochi, oltre alloggi destinati all’edilizia residenziale pubblica, con altri finanziamenti già in essere.
Nell’aprile 2016 ci si vantò di aver messo a punto un progetto di qualità che avrebbe creato un quartiere modello nel territorio dei Castelli Romani: “Un grande progetto di Edilizia Pubblica, realizzato interamente con soldi pubblici” fu il leit motiv degli interventi delle autorità. Eppure, andando a ritroso, anche attraverso le testimonianze e i racconti di chi in quelle zone ci vive e le frequenta, il giorno dell’inaugurazione, il 22 aprile 2016, al di là degli annunci in pompa magna, solo la scuola materna era pronta ad aprire le porte a settembre. L’adiacente asilo nido, difatti, è stato operativo dall’anno successivo e un abbozzo di parco giochi è rimasto quasi incastrato tra il cantiere e le erbacce.
Nella sostanza tutti i genitori percorrono quella strada in auto, nonostante le autorità comunali facciano finta di nulla, essendosi “lavate le mani”, con un cartello che vieta l’accesso ai non autorizzati. “Ma quella strada – torna a ribadire la nostra lettrice – non è affatto sicura per chi va a piedi, per chi va in auto e neanche per lo scuolabus, che ho visto con i miei occhi più di una volta in difficoltà con le ruote nelle buche fangose o polverose”.
Va ricordato che a lavori terminati (quando?) a quel plesso si dovrebbe accedere dal lato opposto (da via Romania, che dà il nome al plesso), con una strada che solo allora potrà essere approntata. “nel frattempo noi dobbiamo arrangiarci e sottostare a condizioni pietose, in attesa che venga costruito un “quartiere virtuoso”?” si chiede ancora la nostra solerte lettrice, che ha messo a nudo una realtà ben distante da quella che venne infiocchettata e data in pasto all’opinione pubblica oltre 2 anni or sono.
“Vista la lentezza nel completare il progetto totale e visto che ormai quelle scuole sono state aperte, si chiede solo che quella specie di tratturo provvisorio e la zona antistante la scuola vengano migliorate in modo da potersi chiamare “strada”, il primo, e “piccolo parcheggio”, il secondo. Volendo poi agire sempre per la sicurezza dei bambini andrebbe trovato il modo di porre un cancello a limitare l’entrata e l’uscita dal plesso, curate e controllate sempre le recensioni che limitano il cantiere adiacente alla scuola, attivata una linea telefonica all’interno della scuola, la cui importanza evidente in caso di emergenze o urgenze, creato un protocollo che indichi come gestire le criticità legate alle utenze.
“A fine anno scolastico – ricorda la nostra lettrice – ci sono state più volte interruzioni del servizio con conseguenti disagi per le famiglie, per mancanza d’acqua o corrente e paradossalmente al terzo/quarto intervento in pochi giorni non si era evidentemente creato un protocollo per questa nuova scuola. L’assunzione di responsabilità per la sicurezza dei bambini, che dovrebbero avere precedenza su tutto in un paese civile, non può essere rimandata al “fine lavori””.
Sarebbe bene che i politici che quel giorno ammiccarono ai fotografi, dessero conto di quanto accaduto sinora, contribuendo a chiarire le cause e, soprattutto, a porvi rimedio.