CRONACA

Carabinieri di Velletri e Rocca di Papa in azione contro lo ‘spaccio’ di sacchetti non biodegradabili, finiti nelle frutterie egiziane di Marino e Castel Gandolfo

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Nella mattinata di ieri sono stati poco meno di 190 i Carabinieri forestali del Gruppo dell’Aquila e Roma, che unitamente a 12 carabinieri del Comando Provinciale dell’Aquila, hanno eseguito delle misure cautelari, perquisizioni e sequestri, in decine di esercizi commerciali e aziende, quasi tutti riconducibili a soggetti di nazionalità egiziana, dislocati in diverse località delle province interessate, e quasi tutti riconducibili a soggetti di nazionalità egiziana. Alle operazioni  hanno partecipato anche le Stazioni Carabinieri Forestali dei Castelli Romani, da Velletri a Rocca di Papa. Nel ‘giro’ sono stati individuati due esercizi commerciali coinvolti a Pomezia, due a Marino e uno a Castel Gandolfo. Quasi tutti egiziani ma anche due italiani e un albanese.

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Nel mirino la commercializzazione e lo smaltimento, ritenuto irregolare, di shoppers contraffatti. Il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Agroalimentare Forestale Carabinieri (NIPAAF) dell’Aquila ha individuato dei sacchetti per la spesa che avevano un’insolita consistenza, nonostante riportassero scritte che attestavano essere “100% biodegradabile compostabile”.

Le analisi chimiche hanno smascherato la reale consistenza degli shoppers, fatti di un polimero non biodegradabile né compostabile, e pertanto non idonei all’utilizzo e alla commercializzazione. Gli stessi venivano importati da un egiziano e poi commercializzati da attività di rivendita di frutta e verdura gestite da egiziani. Nel corso delle perquisizioni, avvenute contemporaneamente in 30 attività commerciali e ditte, sono state sequestrate 8 tonnellate di sacchetti corrispondenti a diversi milioni di pezzi, sottratti così alla dispersione in ambiente.

L’Autorità Giudiziaria ha emesso decreti di perquisizione e sequestri contestando a 18 egiziani ed un’italiana i reati previsti dall’art. 517 del Codice Penale (vendita di prodotti industriali con segni mendaci) e dall’art. 256 del D. Legislativo 152/2006 (gestione illecita di rifiuti).

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